Natalia Ligas: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nata in una famiglia borghese di un piccolo comune dell'entroterra [[Sardegna|sardo]], a quattordici anni perde la madre. Nel 1974, appena quindicenne, si trasferisce a [[Torino]] dove frequenta i gruppi [[cattolicesimo|cattolici]] di [[Comunione e Liberazione]]. Diventata maggiorenne, va a vivere a [[Roma]] dove studia Sociologia all'università e lavora come inserviente ospedaliera. E'È proprio nell'ambito lavorativo che conosce [[Emilia Libera]] e [[Antonio Savasta (terrorista)|Antonio Savasta]] della colonna romana delle [[Brigate Rosse]]. Milita per breve tempo nel ''Collettivo di via dei Volsci'' dell'[[Autonomia Operaia]], fino a quando questo non viene chiuso il 7 novembre 1977 (insieme al ''Cangaçeiros'' di Torino) per "costituzione di bande armate". Tronca quindi ogni rapporto con la famiglia ed entra in clandestinità.<ref>{{Cita web|url=http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,5/articleid,1421_02_1982_0260_0005_20337169/|titolo=Visse tre anni a Torino prima della lotta armata|sito=Archivio - la Stampa.it|autore=Marco Vaglietti|data=1982-10-15|lingua=it|accesso=2020-12-09}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1983/04/26/page_005.pdf|titolo=Caso Ligas: cautela del PSI sul sospettato|sito=Archivio - l'Unità.it|autore=Vito Faenza|data=1983-04-26|lingua=it|accesso=2020-12-15}}</ref>
 
===L'attività terroristica===
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Una settimana dopo il suo arresto, il 21 ottobre 1982, un commando brigatista, composto da Clotilde Zucca, Marcello Ghiringhelli, Antonio Chiocchi, Francesco Pagani Cesa, Antonio Marocco e Teresa Scinica ed altri compie una [[Rapina brigatista al Banco di Napoli a Torino|rapina in una filiale del Banco di Napoli]] a Torino. Nel corso della rapina vengono uccise le guardie giurate Antonio Pedio e Sebastiano d'Alleo. Accanto ai loro corpi viene fatto ritrovare un volantino di rivendicazione in cui si dichiara che la spietata esecuzione è dovuta al pentimento ed alla collaborazione della «''belva Ligas''», definita «''infame infiltrata dei [[Carabinieri]]''».<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/10/17/sei-ergastoli-torino-per-br-irriducibili-che.html|titolo=SEI ERGASTOLI A TORINO PER I BR IRRIDUCIBILI CHE UCCISERO 2 GUARDIE|sito=La Repubblica.it|autore=Cesare Martinetti|data=1984-10-17|lingua=it|accesso=2020-12-14}}</ref>
 
Pochi giorni dopo, al [[Caso_Moro#I_processi|processo Moro]] che si sta svolgendo proprio a Torino, la Ligas viene messa in una gabbia separata da quella dei brigatisti del Partito Guerriglia. "Angela", che vorrebbe stare con gli altri, con voce strozzata prova a leggere un documento («''Un'autocritica è necessaria...''») per negare l'accusa rivoltale di essere un'infiltrata ma gli altri militanti, in segno di disprezzo, chiedono di uscire dall'aula. Il rischio, secondo la prassi bierre, è che venga "condannata a morte".<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/10/28/page_007.pdf|titolo=Savasta: «La Ligas non ha parlato la scaricano perché è in dissenso»|sito=L'Unità.it|autore=Sergio Criscuoli|data=1982-10-28|lingua=it|accesso=2020-12-15}}</ref> Tuttavia la diffidenza dura poco, sino a quando [[Antonio Marocco]] non viene arrestato e non inizia a collaborare con i magistrati. A questo punto, dopo [[Renato Curcio]], [[Alberto Franceschini]] e [[Mario Moretti]] (del Partito Militarista), Natalia Ligas viene riaccolta anche da [[Franco Bonisoli]], a capo del Partito Guerriglia, con cui si scambia carezze e sorrisi dopo le minacce di morte ricevute nei giorni precedenti.<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/assets/main/1982/11/18/page_003.pdf|titolo=Atroci delitti e tenere carezze|sito=L'Unità.it|autore=Ibio Paolucci|data=1982-11-18|lingua=it|accesso=2020-12-15}}</ref>
 
La strage del Banco di Napoli, ascrivibile alla condizione di allucinazione e delirio in cui era precipitato il gruppo del Chiocchi (in seguito nel 1983 Antonio Chiocchi si dissocia) e alla fattiva manipolazione di Marocco (sin dal primo momento delatore e collaboratore) costituisce oggettivamente anche un punto di svolta della teoria e della pratica brigatiste, sintetizzato in un documento elaborato nel carcere di Palmi e pubblicato nel gennaio del 1983. In esso si dichiara concluso il processo cominciato nel 1970 ma non superata la necessità del ricorso alla lotta armata. Tale documento non è mai stato sottoscritto dalla Ligas.