Lope de Stúñiga: differenze tra le versioni

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{{Bio
'''Lope Ortíz de Stúñiga''' ([[Zúñiga]], [[1408]] – [[Toledo]], [[1478]] circa), meglio noto come '''Lope de Stúñiga''', è stato un [[nobile]], [[cortigiano]], [[militare]], [[cavaliere]] e [[poeta]] [[Spagna|spagnolo]] del [[XV secolo]]. Appartenente ad una nobile famiglia trasferitasi dalla [[Navarra]] alla [[Castiglia]] alla fine del [[XIII secolo]], affiancò all’arte militare l’attività poetica. Le sue liriche trattano prevalentemente l’argomento amoroso.
|Nome = Lope
|Cognome = Ortíz de Stúñiga
|PostCognomeVirgola = meglio noto come '''Lope de Stúñiga'''
|Sesso = M
|LuogoNascita = Zúñiga
|AnnoNascita = 1408
|LuogoMorte = Toledo
|GiornoMeseMorte =
|AnnoMorte = [[1478]] circa
|Attività = nobile
|Attività2 = cortigiano
|Attività3 = militare
|AttivitàAltre = [[cavaliere]] e [[poeta]]
|Nazionalità = spagnolo
|PostNazionalità = del [[XV secolo]]
}}
'''Lope Ortíz de Stúñiga''' ([[Zúñiga]], [[1408]] – [[Toledo]], [[1478]] circa), meglio noto come '''Lope de Stúñiga''', è stato un [[nobile]], [[cortigiano]], [[militare]], [[cavaliere]] e [[poeta]] [[Spagna|spagnolo]] del [[XV secolo]]. Appartenente ad una nobile famiglia trasferitasi dalla [[Navarra]] alla [[Castiglia]] alla fine del [[XIII secolo]], affiancò all’arte militare l’attività poetica. Le sue liriche trattano prevalentemente l’argomento amoroso.
 
==Origine==
 
Lope era il figlio di Íñigo Órtiz de Stúñiga ([[1380]]-[[1420]]) e Juana de Navarra y Esparza ([[1388]]-[[1456]]), figlia illegittima di [[Carlo III di Navarra]], detto ''il Nobile''. La stirpe degli [[Zuniga (famiglia)|Stúñiga]] (nota anche come Estúñiga, Astúñiga, Eztúñiga, Zúñiga) doveva il nome ad una [[Zúñiga|località della Navarra]] nel distretto di [[Estella]], ai confini della provincia di [[Álava]]. Essa aveva raggiunto il vertice della propria potenza con il nonno di Lope, Diego López de Stúñiga, consigliere del re [[Enrico III di Castiglia|Enrico III]], detto ''l'Infermo''. Juana, frutto della relazione extraconiugale di Carlo con Maria Miguel de Esparza, si unì in matrimonio con Íñigo nel [[1396]], risposandosi poi nel [[1420]] con il cugino [[Luigi di Beaumont]], Conte di [[Lerín]]. Íñigo e Juana ebbero in tutto cinque figli: Diego, Juan, Lope, Francisco e l’unica femmina Leonor<ref>{{cita|Benito Ruano|pp. 17-22|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>.
 
==Biografia==
L’educazione avvenne alla [[Regno di Navarra|corte di Navarra]]. Carlo III, nonno di Lope, sostenne le spese per il mantenimento suo e dei fratelli maggiori Diego e Juan<ref>{{cita|Benito Ruano|pp. 21-22|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>. Sebbene Lope sia conosciuto soprattutto come poeta, in vita fu impegnato in numerose guerre e combattimenti. Abile nell’arte della [[cavalleria medievale|cavalleria]], nel [[1429]] partecipò alla difesa della fortezza navarra di [[Mendavia]], appartenente alla sua famiglia, sotto attacco di [[Giovanni II di Castiglia]]. Per cause non meglio ricostruite, infatti, era scoppiata una guerra fra Navarra e Castiglia; il fratello Juan difese il castello di [[San Adrián]]<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|pp. 96-99|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. <br />
 
Nel [[1434]], tra il [[10 luglio]] e il [[9 agosto]], partecipò al celebre [[torneo medievale|torneo]] castigliano ''Paso Honroso'' organizzato da Suero de Quiñones presso il ponte di [[Órbigo|Órbigo]], sulla via del [[cammino di Santiago di Compostela]]. Lope disputò otto incontri e sconfisse numerosi contendenti, ottenendo in premio di poter indossare per sempre la divisa di Suero, di cui era anche cugino. L’impresa, tanto celebre da esser definita ''notoria en toda la cristiandad'' dal cronista castigliano Hernando del Pulgar<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|p. 148|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>, gli consegnò un'enorme fama. <br />
 
All’evento seguì un carteggio di sei lettere tra Lope ed alcuni cavalieri catalani da lui battuti, i fratelli Fabra. In realtà, costoro proponevano una rivincita con le armi; pertanto, scrissero missive sia a Suero, sia a Lope. Quest’ultimo si dimostrò, contrariamente al cugino, entusiasta della proposta e grande conoscitore della parte organizzativa. Nella sua prima risposta si trovano considerazioni di estrema precisione circa il permesso dei sovrani ad un nuovo torneo e sulla scelta tanto dei giurati, quanto delle armi offensive e difensive. Dalle missive emerge il rispetto per l’arte cavalleresca, il gusto per il pericolo ed il desiderio di notorietà e gloria. Tuttavia, il secondo torneo non venne mai disputato e, di fatto, si consumò in una serie di attacchi per via epistolare<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|pp.159-173|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. In tutta la sua vita Lope prese parte ad altri tredici tornei o sfide a duello, specialmente durante la giovinezza. <br />
 
Nel [[1435]] lo Stúñiga fu impegnato nell’assalto alla fortezza mora di [[Huelma]], nel [[Sultanato di Granada|regno di Granada]], in compagnia di Diego de Valera<ref>https://www.treccani.it/enciclopedia/diego-de-valera/.</ref>. In quell’occasione ebbe modo di dimostrare il suo valore in un’azione cruenta, dopo averne dato prova nei tornei. In tale occasione egli diede il suo contributo alla causa della [[Reconquista]]. La città sarebbe stata presa nel [[1438]]<ref>{{cita|Benito Ruano|pp. 38-39|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>.<br />
 
Lope fu uno dei protagonisti delle [[Guerra civile|guerre civili]] che insanguinarono la Castiglia durante il regno di Giovanni II. Egli appoggiò ora il partito di [[Álvaro de Luna]], [[connestabile|''condestable'']] di Castiglia e uomo forte del re, ora quello degli ''Infanti'' d’[[Regno d'Aragona|Aragona]] [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso]], [[Giovanni II d'Aragona|Giovanni]] ed [[Enrico di Trastámara (1400-1445)|Enrico]]. Da Álvaro ricevette l’abito dell’[[Ordine di Santiago]] forse già nel [[1435]], ma nel [[1439]] conquistò per conto degli ''Infanti'' la città di [[Valladolid]], combattendo assieme al padre e ai fratelli maggiori<ref>{{cita|Vozzo Mendita|p.9|Vozzo Mendita 1989}}, 1989.</ref>. Enrico d’Aragona gli confermò il titolo di cavaliere dell’[[Ordine di Santiago]], del quale ricopriva la carica di Gran Maestro, nominandolo inoltre ''comendador'' di [[Guadalcanal (Spagna)|Guadalcanal]] e ''trece'' dell’ordine, una delle più alte cariche, durante l’[[Capitolo (cristianesimo)|assemblea generale]] del [[19 giugno]] [[1440]]<ref>{{cita|Benito Ruano|p. 41|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>. <br />
 
Quando Enrico morì, nel [[1445]], Lope si schierò nuovamente con Álvaro de Luna, sostenendolo per l'elezione a Gran Maestro dell’Ordine<ref>{{cita|Vozzo Mendita|pp. 9-10|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>. Tuttavia, l’anno successivo appoggiò la resistenza della cittadina di [[Atienza]], la quale era assediata dalle truppe di Álvaro. Probabilmente lo Stúñiga partecipò in prima persona alla difesa della piazzaforte, poiché nelle sue opere se ne trovano precisi riferimenti<ref>{{cita|Vozzo Mendita|p.10|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>. In seguito alla sconfitta fu imprigionato, ma continuò a ricevere rendite dallo stato<ref>{{cita|Benito Ruano|pp.44-45|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>. <br />
 
Dal [[1454]], anno in cui salì al trono [[Enrico IV di Castiglia|Enrico IV]] (detto ''l’Impotente''), egli si schierò sempre all’opposizione<ref>{{cita|Benito Ruano|pp.48-54|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>, come del resto molti altri membri della nobiltà. Nell’ultima parte della sua vita risiedette a [[Toledo]], come testimoniato dal cronista Jerónimo de Aponte, e partecipò più volte a insurrezioni contro il re, rifugiandosi poi nella sua proprietà di [[Polán]]. Qui cercò di ampliare la sua residenza ma fu costretto a demolire la nuova costruzione per l’opposizione dell’autorità cittadina<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|pp. 294-296|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. Il [[5 agosto]] [[1477]] dettò il proprio testamento. Alla fine di novembre dello stesso anno egli fu menzionato al capitolo generale dell’ordine di Santiago, pur non essendo presente. <br />
 
L’educazione avvenne alla [[Regno di Navarra|corte di Navarra]]. Carlo III, nonno di Lope, sostenne le spese per il mantenimento suo e dei fratelli maggiori Diego e Juan<ref>{{cita|Benito Ruano|pp. 21-22|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>. Sebbene Lope sia conosciuto soprattutto come poeta, in vita fu impegnato in numerose guerre e combattimenti. Abile nell’arte della [[cavalleria medievale|cavalleria]], nel [[1429]] partecipò alla difesa della fortezza navarra di [[Mendavia]], appartenente alla sua famiglia, sotto attacco di [[Giovanni II di Castiglia]]. Per cause non meglio ricostruite, infatti, era scoppiata una guerra fra Navarra e Castiglia; il fratello Juan difese il castello di [[San Adrián]]<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|pp. 96-99|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. <br />
Nel [[1434]], tra il [[10 luglio]] e il [[9 agosto]], partecipò al celebre [[torneo medievale|torneo]] castigliano ''Paso Honroso'' organizzato da Suero de Quiñones presso il ponte di [[Órbigo|Órbigo]], sulla via del [[cammino di Santiago di Compostela]]. Lope disputò otto incontri e sconfisse numerosi contendenti, ottenendo in premio di poter indossare per sempre la divisa di Suero, di cui era anche cugino. L’impresa, tanto celebre da esser definita ''notoria en toda la cristiandad'' dal cronista castigliano Hernando del Pulgar<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|p. 148|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>, gli consegnò un'enorme fama. <br />
All’evento seguì un carteggio di sei lettere tra Lope ed alcuni cavalieri catalani da lui battuti, i fratelli Fabra. In realtà, costoro proponevano una rivincita con le armi; pertanto, scrissero missive sia a Suero, sia a Lope. Quest’ultimo si dimostrò, contrariamente al cugino, entusiasta della proposta e grande conoscitore della parte organizzativa. Nella sua prima risposta si trovano considerazioni di estrema precisione circa il permesso dei sovrani ad un nuovo torneo e sulla scelta tanto dei giurati, quanto delle armi offensive e difensive. Dalle missive emerge il rispetto per l’arte cavalleresca, il gusto per il pericolo ed il desiderio di notorietà e gloria. Tuttavia, il secondo torneo non venne mai disputato e, di fatto, si consumò in una serie di attacchi per via epistolare<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|pp.159-173|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. In tutta la sua vita Lope prese parte ad altri tredici tornei o sfide a duello, specialmente durante la giovinezza. <br />
Nel [[1435]] lo Stúñiga fu impegnato nell’assalto alla fortezza mora di [[Huelma]], nel [[Sultanato di Granada|regno di Granada]], in compagnia di Diego de Valera<ref>https://www.treccani.it/enciclopedia/diego-de-valera/.</ref>. In quell’occasione ebbe modo di dimostrare il suo valore in un’azione cruenta, dopo averne dato prova nei tornei. In tale occasione egli diede il suo contributo alla causa della [[Reconquista]]. La città sarebbe stata presa nel [[1438]]<ref>{{cita|Benito Ruano|pp. 38-39|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>.<br />
Lope fu uno dei protagonisti delle [[Guerra civile|guerre civili]] che insanguinarono la Castiglia durante il regno di Giovanni II. Egli appoggiò ora il partito di [[Álvaro de Luna]], [[connestabile|''condestable'']] di Castiglia e uomo forte del re, ora quello degli ''Infanti'' d’[[Regno d'Aragona|Aragona]] [[Alfonso V d'Aragona|Alfonso]], [[Giovanni II d'Aragona|Giovanni]] ed [[Enrico di Trastámara (1400-1445)|Enrico]]. Da Álvaro ricevette l’abito dell’[[Ordine di Santiago]] forse già nel [[1435]], ma nel [[1439]] conquistò per conto degli ''Infanti'' la città di [[Valladolid]], combattendo assieme al padre e ai fratelli maggiori<ref>{{cita|Vozzo Mendita|p.9|Vozzo Mendita 1989}}, 1989.</ref>. Enrico d’Aragona gli confermò il titolo di cavaliere dell’[[Ordine di Santiago]], del quale ricopriva la carica di Gran Maestro, nominandolo inoltre ''comendador'' di [[Guadalcanal (Spagna)|Guadalcanal]] e ''trece'' dell’ordine, una delle più alte cariche, durante l’[[Capitolo (cristianesimo)|assemblea generale]] del [[19 giugno]] [[1440]]<ref>{{cita|Benito Ruano|p. 41|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>. <br />
Quando Enrico morì, nel [[1445]], Lope si schierò nuovamente con Álvaro de Luna, sostenendolo per l'elezione a Gran Maestro dell’Ordine<ref>{{cita|Vozzo Mendita|pp. 9-10|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>. Tuttavia, l’anno successivo appoggiò la resistenza della cittadina di [[Atienza]], la quale era assediata dalle truppe di Álvaro. Probabilmente lo Stúñiga partecipò in prima persona alla difesa della piazzaforte, poiché nelle sue opere se ne trovano precisi riferimenti<ref>{{cita|Vozzo Mendita|p.10|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>. In seguito alla sconfitta fu imprigionato, ma continuò a ricevere rendite dallo stato<ref>{{cita|Benito Ruano|pp.44-45|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>. <br />
Dal [[1454]], anno in cui salì al trono [[Enrico IV di Castiglia|Enrico IV]] (detto ''l’Impotente''), egli si schierò sempre all’opposizione<ref>{{cita|Benito Ruano|pp.48-54|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>, come del resto molti altri membri della nobiltà. Nell’ultima parte della sua vita risiedette a [[Toledo]], come testimoniato dal cronista Jerónimo de Aponte, e partecipò più volte a insurrezioni contro il re, rifugiandosi poi nella sua proprietà di [[Polán]]. Qui cercò di ampliare la sua residenza ma fu costretto a demolire la nuova costruzione per l’opposizione dell’autorità cittadina<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|pp. 294-296|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. Il [[5 agosto]] [[1477]] dettò il proprio testamento. Alla fine di novembre dello stesso anno egli fu menzionato al capitolo generale dell’ordine di Santiago, pur non essendo presente. <br />
In un documento del [[24 luglio]] dell’anno successivo è menzionato come vittima di un incidente, probabilmente una grave caduta<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|p. 295|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. La morte dovette sopravvenire non molto tempo dopo, prima del compimento del settantesimo anno d’età<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|p. 297|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. Nell’elenco dei partecipanti al capitolo generale dell’ordine di Santiago del [[1480]] il suo nome non compare più ed è sostituito da quello del figlio Íñigo, il quale ereditò anche la carica di ''comendador'' di Guadalcanal. Per sua espressa volontà fu sepolto nel cimitero del monastero di Santa Catalina a Toledo, sua città d'adozione<ref>{{cita|Benito Ruano|p. 57|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>.
 
==Vita privata==
 
Lope si sposò due volte. Dalla prima unione nacquero due figli, Francisca e Íñigo<ref>{{cita|Vozzo Mendita|p. 10|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>, ma non è stato tramandato il nome della moglie. Nel [[1445]] si risposò con Mencía de Guzmán, nobildonna toledana già vedova di García de Cervatos <ref>http://dbe.rah.es/biografias/65143/mencia-de-guzman</ref>. Per queste nuove nozze egli dovette chiedere il permesso del Gran Maestro dell’ordine di Santiago, il quale in origine prevedeva addirittura il [[celibato]] per i suoi membri<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|p. 277|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. Il rapporto fra i coniugi fu burrascoso. Nel [[1462]] la donna, stanca dei maltrattamenti del marito, si rifugiò nel [[convento]] toledano di Santo Domingo el Real<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|pp. 280-284|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. Per tutta risposta, il marito si presentò con delle guardie e la riportò con la forza al proprio domicilio. Il fatto suscitò grande scandalo e il giorno stesso fu istruito un processo. Lope fu condannato agli arresti domiciliari, ma le divisioni familiari furono appianate con la mediazione del vescovo Pedro de Silva<ref>{{cita|Benito Ruano|pp.47-49|Benito Ruano1968}}, 1968.</ref>.
 
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Da un punto di vista stilistico, si notano alcune tecniche di ''amplificatio rerum'', come da precettistica retorica medievale, quali ''frequentatio'', ''interpretatio'', ''expolitio''. Tra le figure retoriche più impiegate nel canzoniere di Stúñiga compaiono apostrofi, anafore, parallelismi, figure etimologiche. Il risultato è un’intensificazione espressiva con frequenti antitesi e paradossi che rendono chiara la lotta interiore e l'irrazionalità della passione. Nei componimenti si trovano spesso coppie sinonimiche, allitterazioni, enjambements, iperboli che mettono in rilievo l’eccezionalità dell’amore del poeta<ref>{{cita|Vozzo Mendita|pp. 19-25|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>. Il desiderio di primeggiare nell’arte amorosa è parallelo a quello nell’arte bellica e cavalleresca, pertanto si riscontrano superlativi iperbolici che traggono spunto dal vocabolario militare<ref>{{cita|Battesti-Pelegrin|p. 171|Battesti-Pelegrin1982}}, 1982.</ref>. Da un punto di vista lessicale si nota una compresenza di arcaismi e neologismi; inoltre, si trovano alcuni latinismi e termini più squisitamente collegabili ad altre lingue iberiche, quali il [[Lingua catalana|catalano]], l’[[Lingua aragonese|aragonese]] e il [[Lingua galiziano-portoghese|galego-portoghese]]. La [[sintassi]] è perlopiù paratattica, con periodi corrispondenti alla lunghezza della [[strofa]] o della semistrofa<ref>{{cita|Vozzo Mendita|pp. 26-27|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>.
 
===Metrica===
 
Il [[canzoniere]] è caratterizzato dalla poesia strofica libera: la forma più adoperata è il cosiddetto ''decir'', ossia un componimento a struttura aperta con un numero variabile di strofe. Un'altra forma è il [[villancico]], basato sullo schema di una antica canzone a tema o ''cantiga de estribillo'', che tuttavia era già in disuso nel XV secolo. Generalmente, la strofa iniziale presenta il tema del componimento e costituisce l’introduzione al testo vero e proprio. I versi di Lope sono perlopiù ottonari in associazione al ''quebrado''. In posizione di rima si trovano prevalentemente le parole-tema del vocabolario poetico, motivi topici della lirica amorosa con frequenti coppie fisse e figure etimologiche (''muerte''/''fuerte''/''suerte'', ''memoria''/''gloria''/''vitoria'', ''pena''/''cadena'', ''amadores''/''amores'' solo per fare alcuni esempi)<ref>{{cita|Vozzo Mendita|pp. 28-37|Vozzo Mendita1989}}, 1989.</ref>.
 
===Tradizione manoscritta===
 
La tradizione manoscritta è composta da tre filoni: il primo è formato da canzonieri redatti alla [[Regno di Napoli|corte aragonese di Napoli]], il secondo comprende due manoscritti gemelli (mss. di Herberay e di Modena), il terzo e più importante è costituito dal cd. ''Cancionero de Gallardo o de San Román'', custodito nella [[Real Academia de la Historia]] di [[Madrid]]. Quest’ultimo è il più prezioso, dal momento che conserva la più ricca selezione di testi<ref>{{cita|Vozzo Mendita|pp. 37-58|Vozzo Mendita 1989}}, 1989.</ref>. Al primo gruppo appartiene il cd. ''Cancionero de Stúñiga'', conservato alla [[Biblioteca nazionale di Spagna|Biblioteca Nazionale Spagnola]] di Madrid: esso è un manoscritto miscellaneo che prende il nome da Lope poiché sua è la prima composizione ''Cabo de mis dolores''. Tra i poeti contenuti nel ''Cancionero de Stúñiga'' sono annoverati [[Íñigo López de Mendoza]], [[Juan de Padilla]], [[Juan de Mena (poeta)|Juan de Mena]].
 
==Fortuna dell’autore==
 
Pochi decenni dopo la morte del poeta, la sua lirica ''Si mis tristes mandamientos'' fu trascritta in una missiva di [[Lucrezia Borgia]] a [[Pietro Bembo]]. Lucrezia, figlia di [[Papa Alessandro VI]] e moglie di [[Alfonso d'Aragona (1481-1500)|Alfonso d’Aragona]], aveva col Bembo un rapporto epistolare, ma è stato ipotizzato che fra i due intercorresse anche una relazione sentimentale. Non a caso, il componimento trascritto dalla Borgia accenna ad un sentimento talmente grande che, in caso di scomparsa dell’amante, il mondo intero si ritroverebbe sprovvisto d'amore. I versi in questione costituiscono la quinta strofa della lirica<ref>S. Bradford, ''Lucrezia Borgia. La storia vera'', Mondadori, Milano 2005.</ref>.
 
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L’episodio della missiva è stato ripreso anche nella seconda puntata della seconda stagione della serie televisiva francese [[I Borgia (serie televisiva francese)|I Borgia]]. Nella scena in questione Lucrezia ha appena trascritto la lirica e la legge alla madre, [[Vannozza Cattanei]], subito dopo aver menzionato l’autore. La Borgia conosceva bene la lingua spagnola poiché proveniva da una famiglia, i [[Borgia]], d’origine iberica. Delle nove epistole che compongono il carteggio fra lei e Bembo, due sono in spagnolo.
 
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== Bibliografia ==
 
*Benito Ruano, E., ''Lope de Estúñiga. Vida y cancionero'', in "Revista de Filología Española", vol. LI, 1/4, pp. 17-109.
 
*Rodríguez de Lena, P., ''El Paso Honroso de Suero de Quiñones'', Ed. A. Labandeira Fernandez, Madrid 1977.
 
*Battesti-Pelegrin, J., ''Lope de Stúñiga. Recherches sur la poésie espagnole au XV siècle'', Presses de L'Université de Provence, Aix en Provence 1982.
 
*Battesti-Pelegrin, J. (ed.), ''Lope de Stúñiga. Poesías'', Presses de L'Université de Provence, Aix en Provence 1982.
 
*Vozzo Mendita, L. (ed.), ''Poesie; Lope de Stúñiga. Edizione critica a cura di Lia Vozzo Mendita'', Liguori, Napoli 1989.
 
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== Collegamenti esterni==
* {{Collegamenti esterni}}
 
{{Controllo di autorità}}
*{{cita web|https://www.gutenberg.org/files/49914/49914-h/49914-h.htm|Cancionero de Stúñiga|lingua=es}}
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[[Categoria:Poeti spagnoli]]
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