Mario Pancini: differenze tra le versioni
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Nel gennaio 1951, insieme ad [[Alberico Biadene]], mandò una comunicazione al quarto congresso delle grandi dighe di [[Nuova Delhi]], in cui presentava i risultati di dieci anni di sperimentazione in laboratorio, sui vantaggi e gli svantaggi dei cementi per [[calcestruzzo]] di massa con le pozzolane, e la sua applicazione alle dighe del Lumiei e di Pieve di Cadore.<ref>Joaquín Díes-Cascón Sagrado, ''Ingeniería de Presas: Presas de Fábrica'', 2001, pp. 86-87.</ref>
Fu il direttore dell'ufficio lavori al cantiere del [[Diga del Vajont|Vajont]]<ref>
Il 23 novembre 1960, diciannove giorni dopo la caduta della prima frana, redasse un promemoria sui provvedimenti da adottare, che sottopose all'attenzione di Semenza. Aveva scritto di accelerare artificialmente la scivolata della montagna attraverso invasi e svasi del serbatoio.<ref>Reberschak, pp. 481-482.</ref> Il suo progetto però non venne mai effettuato, nemmeno dopo la morte di Semenza, avvenuta il 30 ottobre 1961.<ref>{{cita libro|autore=Raimondo Selli, Livio Trevisan, Giulio Cesare Carloni, Renzo Mazzanti, Mario Ciabatti|titolo=La frana del Vajont|collana=Giornale di Geologia S2,|dataoriginale=1964|volume=Vol. 32/1}}</ref>
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