Inno alla gioia (Friedrich Schiller): differenze tra le versioni

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È conosciuta in tutto il mondo per essere stata usata da [[Ludwig van Beethoven]] come testo della parte corale del quarto e ultimo movimento della sua [[Nona Sinfonia]], selezionando alcuni brani e scrivendo di suo pugno un'introduzione (vedi ''[[Inno alla Gioia (Beethoven)|Inno alla Gioia]]''). La melodia composta da Beethoven (ma senza le parole di Schiller) è stata adottata come ''[[Inno d'Europa]]'' dal [[Consiglio d'Europa]] nel [[1972]], e in seguito dall'[[Unione europea]].
 
== Contenuti ==
nità umana, esaltazione di tutti i valori dello spirito, appariva nondimeno quale ritorno agli ideali della Grecia antica [...] Il diffuso umanesimo, mirante alla riconquista della integrità dell'uomo, poneva i poeti, i filosofi e i tragici greci quali modelli supremi e auspicava l'avvento dello «stato di natura», non inteso come primitiva selvaggia barbarie, ma come mitica "[[Arcadia (poesia)|Arcadia]]" in cui la natura divinizzata si identificava con l'Ideale («Ideale è ciò che è Natura» diceva [[Hölderlin]]) ed in cui l'uomo, in accordo pieno con la società, avrebbe potuto attuare quella armonia degli spiriti che, per il poeta di ''[[Hyperion (Hölderlin)|Hyperion]]'', avrebbe segnato l'inizio "di una nuova storia del mondo", di un rinnovamento della umanità.<ref>[[Luigi Magnani]], ''Beethoven nei suoi quaderni di conversazione'', Laterza, 1970, p. 139.</ref>}}
Con grande [[pathos]] l'inno descrive l'[[Bene (filosofia)|ideale]] tipicamente [[Romanticismo|romantico]] di una società di uomini egualmente legati tra loro da vincoli di gioia e amicizia universale. Tale concetto veniva vissuto come vero e proprio "ritorno" alla dimensione divina dell'essere umano, idealizzata nell'[[Antica Grecia]]. Come scrisse il musicologo [[Luigi Magnani]]:
nità{{citazione|Il ''nuovo regno'', vagheggiato dai romantici come una nuova [[età dell'oro]], se significava affermazione della libertà e della fraternità umana, esaltazione di tutti i valori dello spirito, appariva nondimeno quale ritorno agli ideali della Grecia antica [...] Il diffuso umanesimo, mirante alla riconquista della integrità dell'uomo, poneva i poeti, i filosofi e i tragici greci quali modelli supremi e auspicava l'avvento dello «stato di natura», non inteso come primitiva selvaggia barbarie, ma come mitica "[[Arcadia (poesia)|Arcadia]]" in cui la natura divinizzata si identificava con l'Ideale («Ideale è ciò che è Natura» diceva [[Hölderlin]]) ed in cui l'uomo, in accordo pieno con la società, avrebbe potuto attuare quella armonia degli spiriti che, per il poeta di ''[[Hyperion (Hölderlin)|Hyperion]]'', avrebbe segnato l'inizio "di una nuova storia del mondo", di un rinnovamento della umanità.<ref>[[Luigi Magnani]], ''Beethoven nei suoi quaderni di conversazione'', Laterza, 1970, p. 139.</ref>}}
 
== Struttura ==