Mata Hari: differenze tra le versioni

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Il successo provocò anche imitazioni, ma nessuna delle sue epigoni raggiunse mai la sua fama. Il suo nome fu accostato a quello delle maggiori ''vedettes'' del passato, come [[Lola Montez]], e del tempo, come [[la Bella Otero]], [[Cléo de Mérode]] e [[Isadora Duncan]]. Il 7 gennaio [[1910]] riscosse a [[Montecarlo]] nuove acclamazioni con la sua ''Danse du feu'' che non replicò all'Olympia di Parigi solo perché le sue pretese economiche furono eccessive. Il successo fece crescere enormemente le spese necessarie a sostenere una incessante vita mondana che conobbe solo una breve tregua quando, nell'estate, si trasferì in un castello a [[Esvres]], non lontano da [[Tours]], che il suo nuovo amante, il banchiere Félix Rousseau, affittò e le mise a disposizione e dove rimase circa un anno fino a quando, a causa dei problemi finanziari della banca Rousseau, il suo Félix affittò per lei un appartamento carino, ma meno costoso, a [[Neuilly-sur-Seine|Neuilly]], uno dei sobborghi di Parigi.<ref>Russel W. Howe, ''Mata Hari'', p. 61</ref>
 
Alla fine del [[1911]] raggiunse il vertice del riconoscimento artistico partecipando, al [[Teatro alla Scala]] di [[Milano]], prima alla rappresentazione dell'''Armida'' di [[Christoph Willibald Gluck|Gluck]], tratta dalla ''[[Gerusalemme liberata]]'' del [[Torquato Tasso|Tasso]], recitando la parte del ''Piacere'' e poi, dal 4 gennaio [[1912]], dando cinque rappresentazioni del ''Bacco e Gambrinus'', un balletto di [[Giovanni Pratesi]] musicato da [[Romualdo Marenco]], dove interpretò il ruolo di [[Venere (divinità)|Venere]]. Il direttore dell'orchestra, [[Tullio Serafin]], dichiarò che Mata Hari « [...] è una donna eccezionale, dall'eleganza perfetta e con un senso poetico innato; inoltre, sa ciò che vuole e sa come ottenerlo. Ella così fa della propria danza una sicura opera d'arte»<ref>''Corriere della Sera'', 5 gennaio 1912</ref>.
 
In realtà, il teatro milanese stava attraversando un periodo di decadenza e i tentativi, fatti in quell'occasione da Mata Hari, di ottenere collaborazione da musicisti come [[Umberto Giordano]] e [[Pietro Mascagni]], andarono a vuoto, come inutile fu anche il tentativo di esibirsi con i ballerini russi della compagnia di [[Sergej Pavlovič Djagilev|Djagilev]]. Mata Hari si consolò allora con le ''Folies Bergères'' dove, mettendo per un momento da parte la danza orientale, si trasformò in gitana e, nell'estate del [[1913]], andò in tournée in [[Italia]], esibendosi a [[Roma]], a [[Napoli]] e a [[Palermo]]<ref>{{Cita web|url=https://www.palermoviva.it/quando-mata-hari-si-esibi-a-palermo/|titolo=Quando Mata Hari si esibì a Palermo|autore=Samuele Schirò}}</ref>. C'è un motivo, raccontava, per cui ella conosceva così bene i balli spagnoli: giovanissima, aveva sposato un nobile scozzese, con il quale aveva vissuto in un antico castello; dopo il fallimento del suo matrimonio, aveva viaggiato molto e a lungo in [[Spagna]], dove un torero, innamorato di lei, si era fatto uccidere nell'arena, disperato per non essere stato corrisposto{{citazione necessaria}}.