Lotta per le investiture: differenze tra le versioni

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[[File:Gregor7 g.jpg|miniatura|verticale|[[Papa Gregorio VII]] benedicente (pagina miniata dell'[[XI secolo]])]]
 
Durante le esequie di Alessandro II, la folla radunatasi iniziò ad acclamare a gran voce [[Ildebrando di Soana]] come nuovo papa; lo stesso giorno, Ildebrando venne condotto a [[Basilica di San Pietro in Vincoli|San Pietro in Vincoli]] per essere legalmente eletto dai cardinali presenti alla dignità pontificia, col [[nome pontificale]] di Gregorio VII.<ref>{{cita|Fliche, 1950|pp. 75-77}}.</ref><ref name="Balard176">{{cita|Balard, Genêt e Rouche, 2003|p. 176}}.</ref> Tale procedimento fu, tuttavia, non mancò di suscitare contestazioni, poiché non pienamente conforme a quanto previsto dal ''[[Decretum in electione papae]]'' emanato pochi anni prima da papa [[Niccolò II]]. In futuro gli avversari di Ildebrando, in particolare da [[Guiberto di Ravenna]] (futuro [[antipapa]]), faranno spesso riferimento a questo per delegittimare la sua autorità.<ref>{{cita|Montanari, 2006|p. 139}}.</ref>
 
Fin da subito, Gregorio mise in atto la sua politica di tutela dell'indipendenza della Chiesa dal potere laico, intraprendendo trattative favorite dal sostegno proveniente anche da alcuni vescovi dell'Impero. L'obiettivo era quello di "«imporre alla chiesa un modello organizzativo di stampo monarchico e sulla desacralizzazione della carica imperiale"».<ref name=Montanari-140>{{cita|Montanari, 2006|p. 140}}.</ref> Quanto alle relazioni con il [[Sacro romano impero]], il papa si trovava in una situazione di favore. La debolezza della monarchia tedesca conseguente alla morte di Enrico III si era accentuata a causa della [[ribellione dei Sassoni]] che il figlio Enrico IV, di 20-25 anni più giovane del pontefice, si trovava a dover affrontare.<ref>{{cita|Blumenthal, 1990|pp. 157-159}}.</ref>
 
[[File:Dictatus Papae complete.jpg|thumb|sinistra|verticale|''Dictatus papae'' (Archivio Vaticano)]]
 
Nel 1074, Gregorio decise di regolare subito una questione di [[diritto canonico]] con re Enrico prima che si potesse procedere alla sua incoronazione a imperatore: cinque dei suoi consiglieri si trovavano scomunicati ma continuavano a essere presenti alla sua corte. In un primo momento, Enrico si sottomessesottomise al papa: sciolse i suoi rapporti con essi, fece atto di penitenza a [[Norimberga]] alla presenza dei [[legato pontificio|legati pontifici]] e prestò giuramento di obbedienza al papa promettendo l'appoggio alla riforma della Chiesa.<ref name="ReferenceA">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 89}}.</ref> L'atteggiamento conciliante di Enrico, che gli aveva valso la fiducia del papa, mutò rapidamente non appena riuscì a sconfiggere i Sassoni nella [[Battaglia di Langensalza (1075)|battaglia Langensalza]], combattuta il 9 giugno 1075.<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 144}}.</ref> Rinvigorito dalla vittoria, Enrico cambiò politica puntando a riaffermare il suo potere come [[re dei Romani]] e [[re d'Italia]]. Nel settembre dello stesso anno, a seguito dell'omicidio dell'esponente della [[pataria]] milanese [[Erlembaldo Cotta]], investìilinvestì il chierico [[Tedaldo (arcivescovo di Milano)|Tedaldo]], [[diocesi di Milano|arcivescovo di Milano]], nonché i vescovi delle [[diocesi di Fermo]] e [[diocesi di Spoleto|Spoleto]], venendo così meno agli impegni presi.<ref>{{cita|Rovan, 1994|p. 119}}.</ref><ref>{{cita|Cantarella, 2005|pp. 147-148}}.</ref> Tale azione, in aperto contrasto con papa Gregorio, è considerato come la scintilla che fece scoppiare la "lotta per le investiture". Tuttavia, si là dalla questione delle investiture, fu in gioco il destino del ''dominium mundi'', la lotta tra potere sacerdotale e potere imperiale. Gli storici del XII secolo chiamarono questo litigio ''Discidium inter sacerdotium et regnum''<ref>{{cita|Mayeur et al., 1995|p. 121}}.</ref>.
 
Il 1075 fu, probabilmente<ref group =N>Nella raccolta delle lettere pontificali di Gregorio VII, è inserito fra due missive datate marzo 1075. In {{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 99}}.</ref>, anche l'anno in cui Gregorio VII redasse il celebre ''[[Dictatus Papae]]'' ("Affermazioni di principio del Papa"), una raccolta di incerta natura di ventisette proposizioni, ciascuna delle quali enuncia uno specifico potere del pontefice romano<ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 99}}.</ref>. Il documento esprime la visione teocratica di Gregorio VII: la superiorità dell'istituto pontificio su tutti i sovrani laici, imperatore incluso, è indiscussa, contrastando così il [[cesaropapismo]], ossia l'interferenza del potere politico nel governo della Chiesa. Il pontefice deriva la propria autorità da Dio “per«per grazia del principe degli apostoli”apostoli» (San Pietro), ed è in virtù di questa grazia che il papa esercita il potere di legare e di sciogliere<ref name="ReferenceB">{{cita|Salvatorelli, 1940|p. 94}}.</ref><ref>{{cita|Barbero e Frugoni, 2001|p. 100}}.</ref>. Dal ''Dictatu'' il rapporto tra Stato e Chiesa usciva completamente capovolto: non era più l'imperatore ad approvare la nomina del papa, ma era il papa a conferire all'imperatore il suo potere ed, eventualmente, a revocarlo<ref name="Rendina">{{cita|Rendina, 1983|pp. 316-322}}.</ref><ref group=N>"Egli comprese ch'era giunto il momento di portare a fondo l'attacco. Nel 1075 vietò a tutti i laici, pena la scomunica, d'investire un qualunque ecclesiastico. Poi formulò, in 27 proposizioni stringate, il ''Dictatus papae'', la sua concezione secondo la quale il pontefice aveva in terra potere assoluto ed era in grado di deporre gli stessi sovrani laici". In {{cita|Cardini e Montesano, 2006|p. 195}}.</ref>. E'È indubbio che in tale visione si voleva recuperare la dottrina delle due potenze proposta da papa [[Gelasio I]] nel [[V secolo]] insecondo cui tutta la cristianità, ecclesiastica e laica, doveva essere soggetta alla magistratura morale del Romano Pontefice<ref group=N>In una lettera all'imperatore, [[papa Gelasio I]], affermò che "due sono, o imperatore augusto, i princìpi dai quali il mondo è retto, la sacra ''auctoritatis'' dei pontefici e il la pubblica ''potestas'' regale." In {{cita|Cantarella, 2005|p. 11}}.</ref>; per Gregorio "«la dignità apostolica era il sole, quella regia la luna"»<ref>{{cita|Cantarella, 2005|p. 11}}.</ref>.
 
=== Le accuse a Gregorio nel sinodo di Worms ===