Marcello Barlocco: differenze tra le versioni

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|GiornoMeseNascita = 01 marzo
|AnnoNascita = 1910
|LuogoMorte = genovaGenova
|GiornoMeseMorte = 12 novembre
|AnnoMorte = 1969
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==Biografia==
Figlio di un rinomato farmacista Carcaresecarcarese, la sua vita e la sua figura sono avvolte quasi nella leggenda, talchétalchè a volte viene a rendersi alquanto difficile districare il vero dall'immaginario. Fin da giovanissimo Barlocco mostra una personalità insofferente e ribelle. I familiari lo vorrebbero farmacista, nonostante il suo diniego, e comunque proveranno a farlo diventare marinaio, onde farsi le ossa e diventare così, secondo la loro idea, un "vero uomo". Ma la vita di mare e il rapporto con la brutalità dei marinai gli risulta ostico e insostenibile. Proprio in questo periodo inizia a prendere la marjuhanamarijuana, a quanto racconta per mano di una prostituta con la quale ebbe contatti in uno dei suoi scali portuali. Ritorna comunque a frequentare l'università, laureandosi in farmacia, anche se i suoi interessi restano comunque altri, la letteratura soprattutto, come necessità, e il desiderio di rendersi indipendente.
 
Nel [[1950|1950,]] con il libro ''I racconti del Babbuino'', proposto al ''[[Premio Viareggio]]'', ottiene un discreto successo di critica. Il suo stile e il suo modo di scrivere non rispecchiavano comunque il comun denominatore della società letteraria di allora e la sua tendenza omologante neorealista, rivolta all'impegno politico e a temi della Resistenza. Anche se il suo difficile inquadramento in schemi predefiniti gli consentono solo un ruolo marginale nell'ambito della letteratura di allora, Barlocco collabora comunque a diversi giornali e riviste, pubblicando tra il 1952 e il 1954 ''Per chi danza l'orso viola'', ''[[Veronica, i gaspi e Monsignore]]'' e un saggio sulla ''Interpretazione dei dati di laboratorio nella pratica medica''. Scrive inoltre in questo periodo una serie di testi teatrali che hanno un qualche successo, di cui alcuni verranno portati in scena da [[Carmelo Bene]] (vedi [[Tre atti unici]]).
 
Nel [[1958]] Barlocco viene arrestato per presunto traffico di stupefacenti<ref>''Si è costituito il chimico dei trafficanti di droga'', La Stampa, 18 febbraio 1958</ref> e internato in seguito nel manicomio criminale di ''Reggio Emilia''.<ref>Barlocco dichiarava di essersi ritrovato a frequentare una banda di delinquenti e spacciatori di stupefacenti a livello internazionale, onde acquisire materiale per un libro e una serie di articoli. Presentatosi alla questura di Milano come scrittore e giornalista, risultò poco convincente per cui venne arrestato, prima lui e in seguito anche i suoi ritenuti "complici", con l'accusa di associazione a delinquere, e condannato a quattro anni e mezzo di reclusione.</ref> Dopo pochi mesi dal suo internamento, un quotidiano riporta la notizia della sua morte, poi smentita da un errore di battitura che lo dava per "deceduto" invece che "detenuto" nel manicomio criminale. Nel [[1961]] Barlocco presenta un memoriale alla magistratura denunciando di essere stato sottoposto a pesanti sevizie nel manicomio di Reggio Emilia<ref>''Sconcertanti accuse d'uno scrittore genovese'', La Stampa, 1 marzo 1961</ref>. L'esperienza carceraria segnerà irreversibilmente la sua vita futura fino alla sua morte avvenuta il 12 novembre 1969