Fra Diavolo: differenze tra le versioni

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Nel [[1799]] si formò una [[Seconda coalizione]] contro Napoleone e Fra Diavolo si presentò agli inglesi, nella loro base nell'isola di [[Procida]], come soldato del Regno di Napoli, chiedendo e ottenendo due cannoni e una barca.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 67-68}}</ref> Fissò la sua base a [[Maranola]], ora frazione collinare, appartenente al comune di [[Formia]], e continuò la sua attività di taglieggiamento delle comunicazioni. La sua azione fu così efficace che gli inglesi pronunciarono su di lui parole di elogio,<ref>{{Cita|Sacchinelli 1836|pag. 186}}</ref> che giunsero fino alle orecchie di Re Ferdinando IV a Palermo. In maggio, quando la Seconda coalizione decise di muovere l'assedio alla fortezza di Gaeta, Fra Diavolo fu scelto come comandante delle operazioni. La sua massa, oltre mille uomini, fu riconosciuta come parte dell'esercito regolare. Re Ferdinando lo nominò [[capitano]], mentre la regina consorte [[Maria Carolina d'Austria]], per mostrargli la propria ammirazione, gli donò una spilla di diamanti. Il 15 maggio Fra Diavolo passò in [[rivista (militare)|rivista]] la truppa e guidò l'assedio via terra, mentre la flotta inglese bloccava la fortezza per parte di mare.
 
Ai primi di giugno entrò nel [[Principato Ultra]] l'esercito del cardinale [[Fabrizio Ruffo]], Vicario Generale di re Ferdinando. Era un'armata di volontari reclutati dal prelato stesso a partire dal mese di febbraio<ref>{{cita|Leoni 1975|p. 92}}</ref> e da lui battezzata «[[Esercito della Santa Fede in Nostro Signore Gesù Cristo]]». Muovendo dalla [[Calabria]], questi "Sanfedisti" avevano liberato tutti i paesi della regione<ref>{{cita|Ruffo (carteggio)|p. 94}}</ref>, ripetendo l'opera in [[Basilicata]] e [[Puglia]], giustiziando molti dei sostenitori della Repubblica. Mentre il grosso dell'esercito francese prendeva la via del nord, lasciando a difesa di Napoli solo tre corpi d'armata, Ruffo si attendò a [[Nola]], ormai forte di contingenti regolari inglesi, russi, turchi ed austriaci che l'ammiraglio [[Horatio Nelson]], sodale del cardinale, aveva sbarcato sulle coste calabresi. Al comando d'una squadra navale anglo-borbonica, Nelson provvide poi a bloccare le coste campane. Da Nola, dopo aver chiamato a sé tutti i capimassa mutatisi in patrioti come Fra' Diavolo (dei quali Ruffo non fece mai mistero di non fidarsi)<ref>{{cita|Ruffo (carteggio)|p. 95}}</ref>, Ruffo si mosse a [[Somma Vesuviana]] e poi a [[Portici]], conquistandole entrambe. Nella battaglia del 13 giugno l'Esercito della Santa Fede espugnò Napoli. Fra' Diavolo ed i suoi presero parte marginale agli scontro e, cosa fondamentale, fu loro impedito di mettere al sacco la città, privandoli dell'agognato bottino. Frustrato, Fra' Diavolo se ne tornò a Gaeta per riprendere l'assedio. Alla fine di luglio, dopo tre mesi d'assedio, il generale francese Girardon avviò i colloqui per la resa ma volle trattare solamente con gli inglesi, reputando Pezza niente più che un brigante. Il capitano, per tutta risposta, si preparò all'attacco della fortezza, ma Ruffo gl'intimò di non muoversi e la resa di Gaeta fu così firmata dal generale [[John Acton]] per i borbonici e da Nelson per gli inglesi.<ref>{{Cita web|url=http://www.ilportaledelsud.org/fra_diavolo.htm|titolo=Fra Diavolo}}</ref><ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 102-103}}</ref>
 
A Napoli, nel frattempo, il redivivo Ferdinando (o per meglio dire sua moglie Maria Carolina) pianificava la riconquista di Roma, ancora in mani francesi. Fra Diavolo si recò nel capoluogo partenopeo per partecipare all'organizzazione della campagna militare. Nella capitale soggiornò nel palazzo di Acton, [[primo ministro]] del governo borbonico e favorito della regina. Il 14 agosto si sposò con Fortunata Rachele De Franco, ragazza napoletana conosciuta durante l'occupazione francese, nella chiesa della parrocchia di Sant'Arcangelo all'Arena. I testimoni di nozze furono due suoi compagni, entrambi di Itri.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 105}}</ref>
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Il 20 agosto partì da Napoli con la sua truppa. Il 9 settembre giunse a [[Velletri]], poi si acquartierò ad [[Albano Laziale]]. Prima di sferrare un attacco alla Città Eterna attese l'arrivo delle forze regolari napoletane e rimase in quella posizione fino a metà settembre. Per garantire rifornimenti di viveri alla truppa, non esitò a calare sui villaggi vicini e a saccheggiarli.<ref>Luca Topi, ''"C'est absolumment la Vandée". L'insorgenza del Dipartimento del Circeo (1798-1799)'', FrancoAngeli, Milano, 2003, p. 156.</ref> Sempre durante il suo soggiorno ad Albano, Pezza si macchiò dell'omicidio del sindaco del luogo.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|pp. 112-117}}</ref> Roma fu liberata dalle truppe napoletane il 30 settembre ma il nuovo governo mostrò un'inaspettata diffidenza nei confronti degli insorgenti: alle masse non venne concesso di entrare in città. Anche le truppe di Fra' Diavolo furono colpite dal provvedimento.<ref>{{cita|Dall'Ongaro|p. 123}}</ref> Inoltre, vennero disarmate e la loro paga fu tagliata. Gli uomini non poterono fare altro che tornare ai loro villaggi.
 
Fra Diavolo subì una sorte peggiore. Ad Albano venne arrestato (fu preso mentre dormiva) e venne incarcerato a [[Castel Sant'Angelo]]. Il capomassa non attese l'inizio del processo: fuggì nella notte tra il 3 e il 4 dicembre. L'arresto era stato ordinato da Diego Naselli{{Chiarire|2 = Per quale motivo?}}, generale dell'esercito napoletano. Egli non sapeva però che il 24 ottobre, da Napoli, il sovrano aveva nominato Michele Pezza [[colonnello]] di fanteria. Dopo 200&nbsp;km di fuga, Fra Diavolo giunse a [[Napoli]], dove ottenne di essere ricevuto dal re. Ferdinando IV credette al suo racconto e lo ricompensò, cancellando i debiti che la sua armata aveva contratto per le battaglie sostenute.
 
=== Gli anni a Napoli (1800-1806) ===
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[[file:Joseph-Bonaparte.jpg|miniatura|''Ritratto di re Giuseppe I Bonaparte'' di [[François Gérard]] ([[1808]] circa)]]
{{main|Campagna d'Italia (1805)}}
Nel [[1806]] Napoleone riportò una vittoria decisiva sulla [[Quarta coalizione]] (la [[Terza coalizione]] (del [[1805]]) non ebbeinfluì undirettamente influsso sulle vicende delsul Regno di Napoli). Una delle sue prime decisioni fu quella di dichiarare guerra al Regno di Napoli. Il Consiglio di guerra di Ferdinando IV decise di richiamare all'azione sia il Cardinal Ruffo sia i capimassa. Ruffo rifiutò l'offerta<ref>{{cita pubblicazione|autore=Benedetto Croce|titolo=Il Romanticismo legittimistico e la caduta del Regno di Napoli|giornale=La Critica|anno=1924|volume=22|pagina=264}}</ref> e dei capimassa ormai non restava (vivo e operativo) che il colonnello Pezza, ben felice di tornare in azione. Fra' Diavolo lasciò Napoli e tornò nelle province a reclutare uomini abili alle armi tra la popolazione ma, mentre si preparava alla guerra, gli giunse la notizia che il re aveva abbandonato Napoli per riparare, come fatto nel 1799, a Palermo. Pochi giorni dopo ricevette un'ordinanza con la quale veniva ordinato ai comandanti militari di non aggredire l'armata napoleonica. «''In conseguenza, S. M. comanda che il colonnello Pezza (Fra Diavolo) e gli altri incaricati di battaglioni volanti non facciano alcun movimento, né resistenza contro la detta armata''». [[Giuseppe Bonaparte]], fratello di Napoleone, fu incoronato re di Napoli per volere dell'imperatore francese.
{{main|Assedio di Gaeta (1806)}}
Fra Diavolo fu uno dei due soli comandanti militari che disobbedirono all'ordine: il secondo fu il generale principe [[Luigi d'Assia-Philippsthal]], comandante della fortezza di Gaeta. Fra Diavolo, che aveva sempre desiderato che la fortezza fosse la base delle sue operazioni, vi si recò senza indugio. Pochi giorni dopo, i francesi giunsero davanti alla fortezza e la cinsero d'assedio. Tentato con denaro dai francesi, rifiutò di tradire il suo re. Nelle settimane seguenti, Fra Diavolo si lanciò in spericolate operazioni di disturbo delle postazioni francesi. Poi li sfidò in campo aperto con pochi uomini. Rischiò di essere preso, insieme al fratello Nicola, a [[Sant'Oliva]], ma riuscì a riparare fortunosamente a [[Maranola]], poi a [[Scauri]] s'imbarcò per Gaeta.
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== Bibliografia ==
=== Fonti ===
* {{cita libro|titolo=La riconquista del Regno di Napoli nel 1799. Lettere del cardinal Ruffo, del re, della regina e del ministro Acton|curatore= [[Benedetto Croce]]|città=Bari|anno=1943|cid=Ruffo (carteggio)}}
=== Studi ===
* {{cita libro|Francesco|Barra|Michele Pezza detto Fra Diavolo. Vita avventure e morte di un guerrigliero dell'800 e sue memorie inedite|1999|Avagliano|Cava de' Tirreni}}
* {{cita libro|Piero|Bargellini|Fra Diavolo|1932|Vallecchi|Firenze|cid=Bargelli 1932}}
* {{cita libro|Giuseppe|dall'Ongaro|Fra' Diavolo|1985|Istituto Geografico De Agostini|Novara|cid=Dall'Ongaro 1985}}
* {{cita libro|Roberto|Giardina|La leggenda di Fra Diavolo: l'avventurosa storia del brigante buono|1995|Piemme|Casale Monferrato|ISBN 88-384-2407-1}}
* {{cita libro|autore=Vittorio Gleijeses|titolo=Napoli nostra e le sue storie|editore=Società Editrice Napoletana|anno=1973|pagine=249-252}}
* {{cita libro|Ernesto|Jallonghi|Fra' Diavolo (colonnello M. Pezza) nella storia e nell'arte|1910|Società Tipograffica Editrice Cooperativa| Firenze}}
* {{cita libro|autore=Francesco Leoni|titolo=Storia della controrivoluzione in Italia (1789-1859)|città=Napoli|editore=Guida|editore=1975|cid=Leoni 1975}}
* {{cita libro|Pino|Pecchia|Il Colonnello Michele Pezza (frà Diavolo). Protagonista dell'Insorgenza in Ciociaria e Terra di Lavoro. 1798-1806|2005|Arti Grafiche Kolbe|Fondi}}
* {{cita libro|Pino|Pecchia|Cimeli di frà Diavolo. Memorie del bicentenario della morte di Michele Pezza (1806-2006)|2009|Arti Grafiche Kolbe|Fondi}}
* {{cita libro|autore=[[Francesco Perri]]|titolo=Fra Diavolo|editore=Soveria Mannelli|annooriginale=1948|anno=2006|ISBN=88-498-1544-1|cid=Perri 1948}}
* {{cita libro|titolo=Sulla vita del cardinale Fabrizio Ruffo|autore=[[Domenico Sacchinelli]]|anno=1836|editore=Tipografia di Carlo Calanco| url=https://archive.org/download/bub_gb_dMY8CN8anjAC/bub_gb_dMY8CN8anjAC.pdf |cid=Sacchinelli 1836}}
* {{cita libro|autore=Massimo Viglione|titolo=La "Vandea italiana"|città=Roma|editore=Effedieffe|editore=1995|cid=Viglione 1995}}
 
 
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