Emilio Trabucchi: differenze tra le versioni

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Nei circa dieci anni trascorsi a Modena, Trabucchi fu innovatore nel campo della [[Farmacologia]]. La sperimentazione e l’osservazione medico-biologica lo portarono a pensare che si dovesse innanzitutto indagare i farmaci e che la funzione del farmacologo fosse quella di studiarli e scoprire il loro meccanismo di azione, mettendo a frutto così i risultati delle ricerche e traendo da tutto ciò le opportune indicazioni terapeutiche<ref>{{Cita news|autore=F. Clementi|titolo=Emilio Trabucchi, in Trends in pharmaceutical sciences, VI (1985)}}</ref>.
 
Nel [[1947]] venne chiamato a dirigere l’Istituto di Farmacologia presso l'[[Università degli studi di Milano]] che era posizionato in una vecchia casa lasciata all’Università dalla famiglia De Marchi. L’edificio, a causa degli eventi bellici, era in condizioni pessime; in pochi anni, ricorrendo anche a fondi privati da lui ottenuti, Trabucchi riuscì a trasformarlo in un istituto scientifico funzionale modernamente attrezzato. <ref>Almeno per alcuni anni poté rendere una parte del primo piano una sorta di ''guest house'' che permise di ospitare giovani ricercatori italiani e stranieri. Questo determinò la realizzazione di una comunità di ricercatori animati da spirito di gruppo e disposti a uno scambio continuo di esperienze e di idee, favorito da una convivenza che andava molto al di là del normale orario di lavoro. Lo stesso Trabucchi abitava in due piccole stanze all’ultimo piano dell’edificio e dedicava praticamente tutto il suo tempo a dirigere questa comunità ove curava con cuore cristiano e paterno tutti gli allievi accogliendo tutti i meritevoli e, spesso, aiutando economicamente i loro studi affinché non avessero altri pensieri se non l'approfondimento della scienza.</ref>.
Con il tempo la primitiva struttura si rivelò non più adeguata a ospitare tutte le attività dell’istituto e Trabucchi si adoperò per ampliarla e ammodernarla, malgrado le difficoltà e le resistenze delle stesse autorità accademiche milanesi. L’opera fu coronata da successo e il nuovo istituto venne inaugurato nel [[1967]].
Nel discorso che pronunciò in tale occasione davanti al [[Presidente della Repubblica]] [[Giuseppe Saragat]], egli sottolineò la presenza di molte sezioni, attrezzate con apparecchiature all’avanguardia e dedicate alla chemioterapia, all’attecchimento di trapianti di tessuti e organi, all’influenza di farmaci sul metabolismo lipidico, ai problemi dell’endocrinologia. Tale molteplicità di interessi, che poteva superficialmente essere vista come una dispersione di forze, era invece secondo Trabucchi necessaria poiché, quanto più uno stesso evento biologico era esaminato sotto vari aspetti, tanto più sarebbe stato possibile comprenderlo e dominarlo. Ancor più di una specializzazione approfondita, era necessaria una coordinazione di specialisti, operanti in campi paralleli, in grado di utilizzare tecniche a larga possibilità di impiego.<ref>{{Cita news|autore=AAVV|titolo=Emilio Trabucchi 1905-1984}}</ref>. L'Istituto di [[Farmacologia ]]dell'[[Università degli Studi di Milano]] porta il suo nome.