Husayn di Giordania: differenze tra le versioni
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|incoronazione = 13 giugno [[1982]]
|investitura =
|predecessore = [[Talal di Giordania|
|erede =
|successore = [[Abd Allah II di Giordania|
|nome completo =
|altrititoli =
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|consorte =
|consortedi =
|coniuge 1 = [[Sharif della Mecca|Sharīfa]] [[Dina bint 'Abd al-Hamid|Dīna bt. ʿAbd al-Ḥamīd]] (1955-1957, div.)
|coniuge 2 = [[Muna al-Hussein|Antoinette Avril Gardiner]] (1961-1972, div.)
|coniuge 3 = [['Alia al-Husayn|ʿĀlia Baha Tuqan]] (1972-1977, def.)
|coniuge 4 = [[Nur di Giordania|Elizabeth
|coniuge 5 =
|figli = [[Alia bint Husayn|
|religione = [[Islam sunnita]]
|motto reale =
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|Nome = Ḥusayn
|Cognome = ibn Ṭalāl
|PostCognomeVirgola =
|ForzaOrdinamento = Husayn di Giordania
|PreData = {{Arabo|ﺣسين بن طلال}} {{unicode|Ḥusayn bin Ṭalāl}}
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|Nazionalità =
|Categorie = no
|FineIncipit = fu re del [[Giordania|Regno Hascemita del Giordano (Giordania)]] dal [[1952]] al [[1999]]. Di stirpe [[hashemiti|hascemita]], egli salì al trono dopo l'abdicazione nel [[1952]] di suo padre [[Talal di Giordania|Ṭalāl ibn
}}
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La Giordania sotto il suo regno combatté tre guerre con [[Israele]], compresa la [[guerra dei sei giorni]] del [[1967]], che si concluse con la perdita della [[Cisgiordania]] da parte della Giordania. Dopo il 1967 si è sempre più impegnato negli sforzi per risolvere il problema palestinese. Ha agito come un intermediario conciliante tra i vari rivali mediorientali.
Il suo regno fu controverso e la politica di re Husayn è stata definita "opportunista" da alcuni storici che rilevavano come la Giordania fosse rimasta uno dei "santuari" e dei protettorati di fatto dell'Occidente nel [[Vicino Oriente]] e si fosse fatta promotrice dei drammatici avvenimenti del [[Settembre nero in Giordania|settembre nero]] ([[1970]]), allorché il re aveva ordinato la violenta espulsione combattenti palestinesi (fedayeen) dell'[[Organizzazione per la Liberazione della Palestina|OLP]] dal paese.<ref>Nigel J. Ashton, "Pulling the Strings: King Hussein's Role during the Crisis of 1970 in Jordan", in ''International History Review'', 28, no. 1 (March 2006), pp. 94-118.</ref> A seguito di ciò il re rinunciò ai legami della Giordania con la Cisgiordania nel [[1988]], dopo che l'[[Organizzazione per la Liberazione della Palestina]] fu riconosciuta a livello internazionale come
È stato
Il Re morì all'età di 63 anni di cancro il 7 febbraio 1999. Il suo funerale fu il più grande raduno di leader mondiali dal [[1995]]. Gli successe il figlio maggiore, [[Abd Allah II di Giordania|
== Biografia ==
=== Infanzia ed educazione ===
[[File:Koning_Hussein_met_broers_en_zus_(1950).jpg|thumb|Da sinistra a destra: Il Principe Hassan, il futuro Re Ḥusayn, la Principessa Basma e il Principe Muhammad]]
Husayn nacque ad [[Amman]] il 14 novembre [[1935]], figlio maggiore di [[Talal di Giordania|
Dopo il completamento degli studi elementari nella capitale giordana, studiò ad [[Alessandria d'Egitto]] e successivamente nel [[Regno Unito]], nei prestigiosi istituti [[Harrow School]] e [[Royal Military Academy Sandhurst]]. Alla Harrow School fece amicizia con suo cugino di secondo grado [[Faysal II d'Iraq|
Il [[Abd Allah I di Giordania|re ʿAbd Allāh]], fondatore della moderna Giordania, non vedeva nei suoi due figli Ṭalāl e Nāyef le qualità necessarie per la regalità e concentrò i suoi sforzi sull'educazione del nipote Ḥusayn<ref name=":0">{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.it/books?id=JtrCoUf7wCsC&redir_esc=y|accesso=2019-08-18|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|pp=44–45|ISBN=9781400078288}}</ref>; si formò quindi un legame speciale tra i due. [[Abd Allah I di Giordania|ʿAbd Allāh]] assegnò al nipote un tutore privato per lezioni supplementari di arabo<ref name=":0" /> e Husayn fece da interprete per il nonno durante gli incontri con i leader stranieri, dato che il re giordano suo nonno capiva l'inglese ma non sapeva parlarlo.<ref name=":0" />
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=== Ascesa al potere ===
Dopo che [[Talal di Giordania|Talal]] divenne re di Giordania, Husayn fu nominato erede apparente il 9 settembre [[1951]].<ref name=":1">{{Cita news|lingua=en-GB|url=https://www.telegraph.co.uk/news/obituaries/royalty-obituaries/7136625/King-Hussein-of-Jordan.html|titolo=King Hussein of Jordan|data=1999-02-08|accesso=2019-08-18}}</ref> Nel suo breve regno,
{| class="citazione-table"
|«Non ho avuto bisogno di aprirla per sapere che i miei giorni da scolaro erano finiti.»
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Fu nominato un consiglio di reggenza composto da tre membri il primo ministro e dai capi del Senato e della Camera dei Rappresentant fino a quando Husayni non ne ebbe compiuto 18 anni (secondo il [[Calendario islamico|calendario musulmano]]).<ref>{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.com/books?id=JtrCoUf7wCsC|accesso=2019-08-18|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|p=56|ISBN=9781400078288}}</ref> Nel frattempo, Husayn proseguì gli studi presso la [[Royal Military Academy Sandhurst]].
Il Principe Husayn fu quindi proclamato sovrano del [[Giordania|Regno Hascemita del Giordano]] l'11 agosto [[1952]] all'età di 16 anni e incoronato il 2 maggio [[1953]], lo stesso giorno in cui suo cugino [[Faysal II d'Iraq|
=== Primi anni di regno ===
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Dopo aver assunto il trono, nominò [[Fawzi al-Mulki]] come primo ministro.<ref name=":1" /> Le politiche liberali di Mulki, inclusa l'introduzione e la difesa della [[libertà di stampa]], provocarono disordini mentre i gruppi di opposizione avviarono una campagna di propaganda contro la monarchia.<ref>{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.it/books?id=JtrCoUf7wCsC&redir_esc=y|accesso=2019-08-18|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|p=65|ISBN=9781400078288}}</ref>
I combattenti palestinesi usarono il territorio controllato dalla Giordania per lanciare attacchi contro [[Israele]], a volte provocando pesanti ritorsioni.<ref name=":1" /> Un'operazione di rappresaglia da parte di Israele divenne nota come la [[Strage di Qibya]] che provocò la morte di 66 civili nel villaggio di Qibya in Cisgiordania.<ref name=":1" /> L'incidente portò a proteste e nel [[1954]], Husayn, in mezzo ai disordini, sollevò dall'incarico Mulki e nominò il fedele realista [[Tawfik Abu Al-Huda]] (già [[Primi ministri della Giordania|primo ministro]] dell'[[Transgiordania|emirato di Transgiordania]] durante la [[
Il [[CENTO|Patto di Baghdad]] del [[1955]] fu un tentativo occidentale di formare un'alleanza mediorientale per contrastare l'influenza sovietica e l'[[Egitto]] di [[Gamal Abd el-Nasser]].<ref name=":1" /> La Giordania si trovò quindi nel mezzo delle tensioni della [[guerra fredda]].<ref name=":1" /> La [[Gran Bretagna]], la [[Turchia]] e l'[[Iraq]] furono membri del patto e la Giordania fu sotto pressione dalla Gran Bretagna perché aderisse.<ref name=":1" /> Il nasserismo (un'ideologia [[Socialismo|socialista]] [[Panarabismo|panarabista]]) spazzò il mondo arabo negli anni cinquanta e la proposta di aderire al patto scatenò grandi rivolte nel paese.<ref name=":1" /> Il coprifuoco imposto dalla [[Legione araba]] fece ben poco per alleviare la situazione e le tensioni persistettero per tutto il [[1955]].<ref name=":1" /> I disordini locali, alimentati periodicamente dalla propaganda trasmessa dalle radio egiziane, furono calmati solo dopo che il re nominò un nuovo primo ministro che promise di non entrare nel Patto di Baghdad.<ref name=":1" /> L'[[Arabia Saudita]] trovò un terreno comune con l'Egitto nel sospettare sugli hashemiti, sia in Giordania che in Iraq.<ref name=":1" /> I sauditi ammassarono truppe vicino ad [[Aqaba]] ai confini meridionali della Giordania nel gennaio [[1956]], e si ritirarono solo dopo che gli inglesi avevano minacciato di intervenire per conto della Giordania.<ref name=":1" />
=== Primo matrimonio ===
=== Un "esperimento liberale" ===
Il presidente egiziano [[Gamal Abd el-Nasser|Nasser]] ricevette un sostegno dal pubblico arabo dopo che l'accordo sulle armi tra Egitto e [[Cecoslovacchia]] fu firmato nel settembre [[1955]]<ref name=":2">{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.it/books?id=JtrCoUf7wCsC&redir_esc=y|accesso=2019-08-18|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|pp=106-128|ISBN=9781400078288}}</ref> e la sua popolarità in Giordania salì alle stelle dopo la [[Crisi di Suez|nazionalizzazione del canale di Suez]] nel luglio [[1956]]; le sue azioni furono viste come una potente posizione contro l'[[imperialismo]] occidentale.<ref name=":3">{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.it/books?id=JtrCoUf7wCsC&redir_esc=y|accesso=2019-08-18|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|pp=106–128|ISBN=9781400078288}}</ref> Anche Husayn era favorevole alle mosse.<ref name=":3" /> Gli eventi coincidenti in Egitto fecero sì che i partiti dell'opposizione di sinistra giordani si sporgessero fortemente verso Nasser.<ref name=":2" />
Il parlamento che era stato eletto nel [[1954]] fu sciolto e
Una delle sue prime misure del nuovo governo unì la [[Legione araba]] con la Guardia
Il 29 ottobre 1956 scoppiò la [[crisi di Suez]] in Egitto, che nell'opinione del re di Giordania si configurava come un'"aggressione tripartita" da parte di [[Gran Bretagna]], [[Francia]] e [[Israele]] alla nazione vicina.<ref name=":3" /> Hussein era furioso per la situazione ma Nabulsi lo scoraggiò dall'intervenire.<ref name=":3" />
Le politiche di Nabulsi si scontrarono frequentemente con quelle del re, anche su come affrontare la dottrina di Eisenhower.<ref name=":3" /> Nabulsi decise anche di stabilire relazioni diplomatiche con l'Unione Sovietica e permise al fronte comunista giordano di pubblicare un giornale settimanale.<ref name=":5" /> Il re aveva chiesto a Nabulsi, come
Nabulsi voleva avvicinare la Giordania al regime di Nasser, ma
L'8 aprile, una brigata dell'esercito comandata da [[Nader Rashid]], un ufficiale nazionalista arabo, è partita dal suo presidio a [[Al-Zarqa]] - su ordine del capo di stato nazionalista [[Ali Abu Nuwar]] e senza l'autorizzazione di Husayn - e si posizionò per controllare l'accesso strada per la capitale Amman. Dopo essere stata informato dei movimenti della brigata, Husayn ordinò loro di ritirarsi alla base ed essi obbedirono. Hussein considerava le azioni di Nuwar e Rashid come parte di una cospirazione per rovesciarlo ed entrare in un'unione con la [[Repubblica Araba Unita]].
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Il governo di Nabulsi fu costretto a dimettersi il 10 aprile successivo.<ref name=":4" />
[[File:Hussein 1956.jpg|thumb|Re
Il 13 aprile, scoppiò una rivolta nella caserma di [[
Comunque il 15 aprile fu formato un nuovo gabinetto da [[Fakhri al-Khalidi]] e Nabulsi ricevette l'incarico di ministro degli Esteri. Le tensioni tra nazionalisti arabi e ufficiali lealisti iniziarono ad aumentare, così come i disordini pubblici, con attivisti nazionalisti e di sinistra che chiedevano il ripristino di Nabulsi come primo ministro e realisti ed islamisti a sostegno di Husayn. Il 22 aprile, Nabulsi partecipò al Congresso patriottico di [[Nablus]], che riunì gli oppositori della monarchia. La conferenza richiese una federazione con la [[Repubblica Araba Unita]], l'istituzione di un consiglio presidenziale di 16 membri, una purga di "traditori e cospiratori" e uno sciopero generale per fare pressione su Husayn. Su pressione dell'esercito, sotto il completo controllo dei lealisti dopo l'esilio di Abu Nuwar da parte di
Husayn il 25 aprile [[1957]] reagì imponendo la [[legge marziale]].<ref>{{Cita libro|nome=Ronen|cognome=Yitzhak|titolo=Abdullah Al-Tall, Arab Legion Officer: Arab Nationalism and Opposition to the Hashemite Regime|url=https://books.google.com/books?id=D8H-zVfINWIC&pg=PA122|accesso=2019-08-21|data=2012|editore=Apollo Books|lingua=en|ISBN=9781845194086}}</ref> Sebbene con il tempo alcune delle misure introdotte dal re si siano ammorbidite, in particolare il coprifuoco militare e la severa censura della stampa, le mosse di
=== Federazione con l'Iraq ===
Gli anni
Anche il governo libanese e filo-occidentale di [[Camille Chamoun]] venne minacciato di essere rovesciato da gruppi di opposizione nazionali sostenuti dalla [[Repubblica Araba Unita]].<ref name=":9">{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.com/books?id=JtrCoUf7wCsC|accesso=2019-08-21|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|pp=159-196|ISBN=9781400078288}}</ref> Gli iracheni inviarono una brigata in Giordania il 13 luglio su richiesta di Husayn.<ref name=":9" /> La partenza della brigata irachena per la Giordania diede ai cospiratori in Iraq, guidati dal brigadiere [[Abd al-Karim Qasim]], l'opportunità di colpire.<ref name=":9" /> Il 14 luglio, un'unità irachena prese d'assalto il palazzo reale in Iraq, giustiziò tutti i membri della famiglia reale irachena mutilando i corpi del principe ereditario e del
=== Tentativi di assassinio ===
Nello stesso anno l'[[Egitto]] tentò di rovesciare la monarchia, fallendo poi a causa dell'intervento [[Gran Bretagna|britannico]].
Nel [[1959]],
[[Hazza
Nel [[1961]] fu iniziato
=== Secondo matrimonio ===
[[File:King Hussein and Princess Muna with sons 1964.jpg|thumb|upright=0.8|Re Husayn e la seconda moglie [[Muna al-Hussein|Antoinette Avril Gardiner]], con in braccio i figli [[Abd Allah II di Giordania|
L'Hashemita sposò [[Muna al-Husayn]] (nata Antoinette Avril Gardiner, chiamata principessa Muna al-
=== Riavvicinamento al fronte arabo ===
Nel gennaio [[1962]] [[Wasfi Tal]] fu nominato
I primi contatti diretti tra Giordania e Israele iniziarono all'inizio degli anni sessanta: Husayn, aveva un medico ebreo di nome Emmanuel Herbert che fungeva da intermediario tra le due nazioni durante le visite di Husayn a Londra.<ref name=":12" /> Nei colloqui, il re sottolineò il suo impegno per una risoluzione pacifica del [[conflitto israelo-palestinese]].<ref name=":12" />
Il suo riavvicinamento segreto con Israele fu seguito da un riavvicinamento pubblico con il presidente egiziano [[Gamal Abd el-Nasser]] nel [[1964]], che rafforzò la popolarità di
Nel [[1965]] l'[[OLP]] causò problemi di ordine pubblico in tutta la Giordania, costringendo re Husayn a prendere posizione nei confronti degli immigrati [[palestinesi]] provenienti da [[Israele]]. L'organizzazione
=== Incidente di as-Samu ===
Per tre anni il re
Una di queste rappresaglie fu il cosiddetto "incidente di as-Samu", un attacco lanciato da Israele il 13 novembre [[1966]] contro la città di as-Samu, controllata dalla Giordania, dopo che tre soldati israeliani erano rimasti uccisi durante un giro di pattuglia da una mina terrestre
In quello che era giustificato come un attacco di rappresaglia contro Fatah, le truppe di terra si trasferirono nel villaggio di [[Rujm al-Madfa]], a sud-ovest di [[Hebron]], e distrussero la sua stazione di polizia. Da lì, la forza maggiore di otto carri armati [[Centurion (carro armato)|Centurion]] seguita da 400 paracadutisti montati e 60 ingegneri si diresse a Samu. Nel frattempo, la forza più piccola di tre carri armati e 100 paracadutisti e ingegneri si diresse verso due villaggi più piccoli, [[Khirbet el-Markas]] e [[Khirbet Jimba]]. Quando la forza maggiore entrò a Samu, la maggior parte dei residenti della città rispose agli ordini dell'[[Forze di difesa israeliane|IDF]] di radunarsi nella piazza della città. I genieri delle trentacinque brigate di paracadutisti hanno poi dinamizzato numerosi edifici all'interno e vicino al villaggio; i rapporti sul numero totale di case distrutte vanno da 40 a 125 (rispettivamente stime IDF e Nazioni Unite). Inoltre, le Nazioni Unite hanno riferito della distruzione della clinica medica del villaggio, di una scuola di 6 classi e di un laboratorio, oltre a danni a una moschea e 28 case.<ref>{{Cita web|url=https://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/F9231AE1ADCBA58C052567B40074E00F|titolo=S/PV.1320 of 16 November 1966|sito=unispal.un.org|accesso=2019-08-21}}</ref>
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In un rapporto della Lega araba, si presume che l'obiettivo principale di questo attacco fosse quello di testare l'efficienza di quello che era chiamato il [[Commando arabo unito]] e vedere se un altro paese arabo come l'Egitto o la Siria sarebbe venuto in aiuto di Giordania. Il rapporto ipotizza inoltre che questa battaglia fosse una preparazione per la guerra dei sei giorni.<ref>{{Cita web|url=http://www.moqatel.com/openshare/Wthaek/FreeDocs/GeneralDoc10/AGeneralDocs13_1-1.htm_cvt.htm|titolo=Rapporto della Lega Araba|sito=www.moqatel.com|accesso=2019-08-21}}</ref> Lo storico israeliano [[Avi Shlaim]] sostiene che la rappresaglia di Israele sia stata sproporzionata, poiché i leader israeliani sapevano dal loro coordinamento con Hussein che quest'ultimo stava facendo tutto il possibile per prevenire tali attacchi.<ref name=":13" />
Re
L'incidente suscitò feroci critiche sul re il quale sentiva di essere stato tradito dagli israeliani sospettando inoltre che Israele avesse cambiato il suo atteggiamento nei confronti della Giordania ed intendesse intensificare le tensioni per acquisire la Cisgiordania.<ref name=":13" />
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La gestione dell'incidente è stata ampiamente criticata negli ambienti politici e militari israeliani e le [[Nazioni Unite]] hanno risposto con la risoluzione 228 del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite]], censurando Israele per "violazione della Carta delle Nazioni Unite e dell'Accordo di armistizio generale". [[Yitzhak Rabin]], l'allora capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, ammise in seguito la reazione sproporzionata di Israele e che l'operazione sarebbe stata meglio diretta sulla Siria, che stava sostenendo tali attacchi: "''Non avevamo né ragioni politiche né militari per arrivare a un confronto con la Giordania o per umiliare Husayn''".<ref name=":13" />
Gli eventi a Samu scatenarono proteste anti-hashemite su larga scala in Cisgiordania per ciò che veniva percepita come l'incompetenza di
Husayn si recò al Cairo il 30 maggio 1967 e firmò in fretta un trattato di mutua difesa reciproca egiziano-giordano.<ref>{{Cita news|lingua=en-GB|nome=Jeremy|cognome=Bowen|url=https://www.bbc.com/news/world-middle-east-39960461|titolo=1967 war: Six days that changed the Middle East|data=2017-06-05|accesso=2019-08-21}}</ref> Il giorno successivo, dietro invito giordano, l'esercito [[Iraq|iracheno]] cominciò a schierare truppe e unità corazzate in Giordania,<ref>Churchill (1967), pp. 52, 77.</ref> con un successivo rinforzo di un contingente egiziano. Shlaim sostiene che Husayn fece due errori: il primo nel mettere l'esercito giordano sotto il comando egiziano; il secondo era consentire l'ingresso delle truppe irachene in Giordania, il che sollevò sospetti israeliani contro la Giordania.<ref name=":15" /> Il generale egiziano [[Abdul Munim Riad|ʿAbd al-Munʿim Riyād]] arrivò in Giordania per comandare il suo esercito in base al patto firmato con l'Egitto.<ref name=":15" />
Il 1º giugno, Israele formò un governo di unità nazionale e il 4 giugno fu presa la decisione di aprire le ostilità. Il mattino successivo, Israele lanciò l'[[Operazione Focus]], un attacco aereo a sorpresa a larga scala, che sancì l'inizio della Guerra dei sei giorni.
=== [[Guerra dei sei giorni]] ===
Dopo che l'attacco israeliano spazzò via l'[[El Qūwāt El Gawīyä El Maṣrīya|Aeronautica egiziana]].<ref name=":17">{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.it/books?id=JtrCoUf7wCsC&redir_esc=y|accesso=2019-08-21|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|pp=241-245|ISBN=9781400078288}}</ref> Il comandante dell'esercito egiziano al Cairo trasmise al generale Riad che l'attacco israeliano era fallito e che l'Aeronautica israeliana era stata quasi spazzata via.<ref name=":17" /> Sulla base delle informazioni del Cairo, Riad ordinò all'esercito giordano di prendere posizioni offensive e attaccare obiettivi israeliani intorno a Gerusalemme.<ref name=":17" /> Gli [[Hawker Hunter]] giordani fecero alcune sortite ma furono distrutti da Israele quando tornarono a fare rifornimento e stessa sorte toccò alle forze aeree della Siria e dell'Iraq.<ref name=":17" /> La superiorità aerea di Israele nel primo giorno di guerra si rivelò decisiva.<ref name=":17" /> Due aerei israeliani tentarono di assassinare
Il 7 giugno i combattimenti portarono i giordani a ritirarsi dalla Cisgiordania e la [[Città Vecchia di Gerusalemme]] e la [[Cupola della Roccia|Cupola della roccia]] furono abbandonate dopo combattimenti disperati.<ref name=":18">{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.com/books?id=JtrCoUf7wCsC|accesso=2019-08-21|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|ISBN=9781400078288}}</ref> Israele fece saltare i ponti tra le due sponde del Giordano per consolidare il suo controllo.<ref name=":18" /> La [[Moschea al-Aqsa]] è il terzo sito più santo dell'Islam ed il luogo dove si ritiene che Maometto salì al cielo.<ref name=":18" /> L'11 giugno Israele aveva decisamente vinto la guerra conquistando la Cisgiordania dalla Giordania, [[Gaza]] e il [[Penisola del Sinai|Sinai]] dall'Egitto e le [[alture del Golan]] dalla Siria.<ref name=":18" />
Riga 195:
Per riguadagnare popolarità presso i suoi sudditi, re Husayn iniziò una politica interna di dialogo, ma la situazione andava peggiorando. Dopo la perdita della Cisgiordania, i combattenti palestinesi avevano trasferito le loro basi in Giordania ed intensificarono i loro attacchi contro Israele e i territori occupati da Israele.<ref name=":20">{{Cita libro|nome=Avi|cognome=Shlaim|titolo=Lion of Jordan: The Life of King Hussein in War and Peace|url=https://books.google.it/books?id=JtrCoUf7wCsC&redir_esc=y|accesso=2019-08-27|data=2009|editore=Vintage Books|lingua=en|pp=311-340|ISBN=9781400078288}}</ref>
All'inizio del [[1968]], i guerriglieri di [[Fatah]] iniziarono a razziare Israele dalle basi sul lato giordano del [[Giordano (fiume)|fiume Giordano]]. La maggior parte di questi attacchi furono bloccati dalle forze di difesa israeliane. A volte, le unità di fanteria e artiglieria dell'esercito giordano davano fuoco di copertura alle squadre
Da una rappresaglia israeliana su un campo dell'OLP basato a [[Karame]], una città giordana lungo il confine con la Cisgiordania, si sviluppò in una battaglia su vasta scala.<ref name=":20" />
La battaglia di Karame (in arabo: معركة الكرامة) fu uno scontro di 15 ore tra le [[Forze di difesa israeliane|Israel Defense Forces]] (IDF) e le forze combinate dell'[[Esercito di Liberazione della Palestina|ELP]], di [[Fatah|al-Fatah]] e delle [[Al-Quwwāt al-Musallahat al-Urdunniyya|forze armate giordane]] avvenuto il 21 marzo 1968, durante la cosiddetta [[guerra d'attrito]]. Lo scontro nacque da un progetto di Israele riguardo due incursioni simultanee sui campi dell'OLP, una a Karame e una nel lontano villaggio di Safi con il nome in codice rispettivamente di ''Operazione Inferno'' (ebraico: מבצע תופת) e ''Operazione Asuta'' (מבצע אסותא).<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20080921135837/http://www.nfc.co.il/Archive/003-D-28622-00.html?tag=10-27-34|titolo=תופת בכראמה|sito=web.archive.org|data=2008-09-21|accesso=2019-08-27}}</ref> L'IDF affermò che lo scopo era quello di distruggere i campi [[fedayyin]] a
Il 4 marzo, l'intelligence giordana iniziò a rilevare l'attività israeliana vicino al confine, mentre le truppe dell'IDF iniziarono a concentrarsi vicino al ponte Allenby (ora noto come King Hussein Bridge) e al ponte Damia (noto ora come Adam Bridge). La Giordania ordinò alla 1ª divisione di fanteria di assumere posizioni vicino a quei ponti e intorno a Karame.<ref>{{Cita libro|cognome=Pollack, Kenneth M. (Kenneth Michael), 1966-|titolo=Arabs at war : military effectiveness, 1948-1991|url=https://www.worldcat.org/oclc/55078123|accesso=2019-08-27|data=2004|editore=University of Nebraska Press|OCLC=55078123|ISBN=0803287836}}</ref> Il 17 marzo, il ministro della Difesa israeliano [[Moshe Dayan]] avvertì che i [[fedayyin]] si stavano preparando per una "nuova ondata di terrore" e che Israele avrebbe preso provvedimenti per contenerli se il re di Giordania non vi fosse riuscito. Il primo ministro Eshkol ripeté quel messaggio alla [[Knesset]] e, lo stesso giorno, l'ambasciatore israeliano [[Yosef Tekoah]] presentò due denunce alle [[Organizzazione delle Nazioni Unite|Nazioni Unite]] contro ciò che definiva "i ripetuti atti di aggressione degli arabi".<ref>{{Cita news|lingua=en-US|url=http://content.time.com/time/magazine/article/0,9171,838079-1,00.html|titolo=Middle East: Foray into Jordan|pubblicazione=Time|data=1968-03-29|accesso=2019-08-27}}</ref>
Entro il 20 marzo, la Giordania aveva identificato elementi della 7ª brigata corazzata israeliana, della 60ª brigata corazzata, della 35ª brigata paracadutista, dell'80ª brigata di fanteria, un battaglione di ingegneri da combattimento e cinque battaglioni di artiglieria tra i ponti di Allenby e Damia. Le forze israeliane ammontavano a circa 15.000 uomini con 47 carri armati e vari altri mezzi impiegati. Le unità erano divise in quattro task force. La più grande di queste fu incaricata di attraversare il ponte di Allenby e raggiungere
I giordani presumevano che gli israeliani stessero pianificando un attacco che si sarebbe spinto su [[Amman]], e l'esercito prese posizione vicino ai ponti e mobilitò la maggior parte delle sue unità corazzate, anticarro e d'artiglieria raggruppate nella seconda divisione corazzata suddivisa in dieci batterie d'artiglieria, quattro brigate ed un battaglione di carri. La potenza di fuoco totale era di 105 carri armati Patton e 88 pezzi di artiglieria. Ad esse si affiancarono in combattimento circa un migliaio di guerriglieri palestinesi. Le divisioni di fanteria furono schierate vicino ai ponti, ognuna con una compagnia di carri armati. L'artiglieria fu per lo più dispiegata sulle creste più alte della Valle del Giordano che domina Karame per un vantaggio topologico.
Prima dell'attacco, l'aeronautica militare israeliana (IAF) lasciò cadere volantini che dicevano all'esercito giordano che Israele non aveva intenzione di far loro del male e che non dovevano intervenire.<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20080921135630/http://www.iaf.org.il/Templates/FlightLog/FlightLog.aspx?lang=HE&lobbyID=40&folderID=48&subfolderID=321&docfolderID=828&docID=6835&docType=EVENT|titolo=שנות ה - 60|sito=web.archive.org|data=2008-09-21|accesso=2019-08-27}}</ref> La rivista ''[[Time]]'' riferì che i [[fedayyin]] erano stati avvertiti in anticipo dall'intelligence egiziana e la maggior parte dei 2.000 combattenti arabi che usavano
Gli israeliani si ritirarono, o furono respinti, dopo una lunga battaglia, dopo aver distrutto gran parte del campo di Karame e fatto prigioniero 140 membri dell'OLP.<ref>{{Cita news|lingua=en-US|nome=Thomas F.|cognome=Brady|url=https://www.nytimes.com/1968/03/23/archives/guerrillas-back-at-jordan-camp-attack-by-israelis-failed-to-destroy.html|titolo=GUERRILLAS BACK AT JORDAN CAMP; Attack by Israelis Failed to Destroy Base at Karameh or Wipe Out Commandos|pubblicazione=The New York Times|data=1968-03-23|accesso=2019-08-27}}</ref> Lo scontro vide il primo schieramento noto di attentatori suicidi da parte dei combattenti palestinesi.<ref>{{Cita libro|cognome=Saada, Tass.|titolo=Once an Arafat man : the true story of how a PLO sniper found a new life|url=https://www.worldcat.org/oclc/223941441|accesso=2019-08-27|data=2008|editore=Tyndale House Publishers|OCLC=223941441|ISBN=9781414323619}}</ref> La battaglia portò all'emissione della risoluzione 248 del [[Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite]], che condannava all'unanimità Israele per aver violato la linea del cessate il fuoco e il suo uso sproporzionato della forza.<ref>{{Cita web|url=https://web.archive.org/web/20151116153805/http://www.un.org/en/ga/search/view_doc.asp?symbol=S/RES/248(1968)|titolo=Wayback Machine|sito=web.archive.org|data=2015-11-16|accesso=2019-08-27}}</ref>
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La vittoria fu rivendicata da entrambe le parti in lotta. A livello tattico, la battaglia andò a favore di Israele<ref>{{Cita libro|nome=Zeev|cognome=Maoz|titolo=Defending the Holy Land|url=http://dx.doi.org/10.3998/mpub.166167|accesso=2019-08-27|data=2006|editore=University of Michigan Press|ISBN=9780472115402}}</ref>, poiché gli israeliani riuscirono a distruggere il quartier generale dell'OLP di Karame<ref>{{Cita pubblicazione|nome=John C.|cognome=Campbell|data=1982|titolo=The Arab-Israeli Wars|rivista=Foreign Affairs|volume=61|numero=2|pp=476|accesso=2019-08-27|doi=10.2307/20041512|url=http://dx.doi.org/10.2307/20041512|nome2=Chaim|cognome2=Herzog}}</ref> ma giordani e palestinesi ottennero una vittoria strategica e psicologica essendo riusciti ad impedire la cattura di Arafat ed a respingere gli israeliani, a costo di prigionieri e gravi perdite subite ed inflitte. Diversi veicoli e carri armati IDF danneggiati furono successivamente sfoggiati ad Amman dall'esercito giordano.<ref name=":21">{{Cita libro|nome=Spencer C.|cognome=Tucker|nome2=Priscilla|cognome2=Roberts|titolo=The Encyclopedia of the Arab-Israeli Conflict: A Political, Social, and Military History [4 volumes]: A Political, Social, and Military History|url=https://books.google.it/books?id=YAd8efHdVzIC&redir_esc=y|accesso=2019-08-27|data=2008-05-12|editore=ABC-CLIO|lingua=en|ISBN=9781851098422}}</ref> La battaglia di Karame fu oggetto di molte opere d'arte, francobolli e manifesti.<ref>{{Cita web|url=http://www.palestineposterproject.org/special-collection/battle-of-al-karameh|titolo=Battle of Al Karameh|sito=The Palestine Poster Project Archives|lingua=en|accesso=2019-08-27}}</ref>
La battaglia ottenne ampia risonanza nel mondo arabo e nel periodo immediatamente seguente si vide un aumento del sostegno da parte dei paesi arabi ai [[fedayyin]] in Giordania. I palestinesi e gli arabi generalmente consideravano la battaglia una vittoria psicologica sull'IDF, che fino ad allora era stata vista come "invincibile", e il reclutamento nelle unità di guerriglia salì alle stelle.<ref>{{Cita libro|nome=Adeed|cognome=Dawisha|nome2=Adeed|cognome2=Dawisha|titolo=Arab Nationalism in the Twentieth Century|url=http://dx.doi.org/10.23943/princeton/9780691169156.001.0001|accesso=2019-08-27|data=2016-02-16|editore=Princeton University Press|ISBN=9780691169156}}</ref>
[[Iraq]] e [[Siria]] offrirono programmi di addestramento per diverse migliaia di guerriglieri. Gli stati del [[Golfo Persico]], guidati dal [[Kuwait]], ed il [[Libano]] avviarono delle raccolte di fondi che permisero alle organizzazioni palestinesi di iniziare a garantire un sostegno a vita alle famiglie di tutti i guerriglieri uccisi in azione.<ref>{{Cita news|lingua=en-US|url=http://content.time.com/time/magazine/article/0,9171,838080-1,00.html|titolo=World: A BROTHERHOOD OF TERROR|pubblicazione=Time|data=1968-03-29|accesso=2019-08-27}}</ref>
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