Amore a prima vista: differenze tra le versioni

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==Concezione greco-romana==
Gli autori della classicità (esemplificati dall'[[Ars amatoria|Ars Amandi]] di [[Ovidio]], dal [[Leucippe e Clitofone]] di [[Achille Tazio (romanziere)|Achille Tazio]] o dalla passione di [[Didone]] per [[Enea]] nell'[[Eneide]] di [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]) spiegarono il fenomeno dell'"amore a prima vista" con un elaborato schema metaforico (talvolta mitologico) e psicologico: la bellissima immagine dell'oggetto amato (in particolare la vista dei suoi occhi) che assomiglia a dardi che, nel caso arrivino all'amante, lo trafiggerebbero, lo ferirebbero e lo sopraffarrebbero di desiderio e passione. Nel caso in cui l'oggetto del desiderio fosse crudele e disinteressato, la passione porterebbe l'amante in uno stato di depressione, causando lamento e malattia. Occasionalmente l'oggetto amato, a causa della sua sublime beltà, è dipinto come un inconsapevole trappola per amanti (la loro bellezza è una "divina maledizione" che ispira gli uomini la tentazione di rapirlo o, addirittura, di violentarlo).
 
L'immagine dei dardi è stata in genere rappresentata attraverso la figura [[mitologica]] di [[Cupido]]. Lo sguardo di una donna bellissima è paragonato alla vista del [[Basilisco (mitologia)|basilisco]]. Storie in cui ignari uomini colgono una nuda [[Diana]] cacciatrice o talvolta, [[Venere (divinità)|Venere]], si concludono con simili devastazioni (come nel mito di [[Atteone]]).