Persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano: differenze tra le versioni
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[[File:Persecuzioni di Diocleziano.jpg|thumb|upright=1.4|[[Acquaforte]] di [[Jan Luyken]] raffigurante la ''Persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano'' nell'anno [[301]] (Eeghen 686)]]
La '''persecuzione di Diocleziano''' (o '''grande persecuzione''') fu l'ultima e la più grave persecuzione nei confronti dei [[Cristianesimo|cristiani]] nell'[[Impero romano]].<ref>Gaddis, 29.</ref> Nel [[303|303 d.C.]], gli imperatori [[Diocleziano]], [[Massimiano]], [[Galerio]] e [[Costanzo Cloro]] emisero una serie di editti volti a revocare i diritti legali dei cristiani e
I cristiani erano sempre stati oggetto di discriminazione locale nell'impero, ma i primi imperatori erano riluttanti
Le politiche di persecuzione variavano di intensità in tutto l'impero. Mentre Galerio e Diocleziano furono persecutori accaniti, [[Costanzo Cloro|Costanzo]] era poco entusiasta. Editti persecutori successivi, tra cui le richieste di sacrificio universale, non furono applicati durante il suo regno. Suo figlio, [[Costantino I]], nell'assumere la porpora imperiale nel [[306]], restaurò la piena parità giuridica dei cristiani e
Costantino e Licinio, il successore di Severo, sottoscrissero l'Editto di Milano nel [[313]], che offriva un'accettazione più completa del cristianesimo di quella che l'editto di Galerio aveva fornito. Licinio spodestò [[Massimino Daia]] nel 313, ponendo fine alla persecuzione in Oriente.
La persecuzione non riuscì a controllare la crescente diffusione della Chiesa. Nel [[324]], Costantino rimasto unico imperatore romano, fece del cristianesimo la sua religione preferita. Nonostante la persecuzione avesse provocato la morte di migliaia di cristiani e la tortura, la detenzione o dislocazione di molti altri, la maggior parte dei cristiani riuscì
== Contesto storico ==
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Nel periodo tra la sua prima apparizione e la sua legalizzazione sotto Costantino, il cristianesimo era visto come una religione illegale agli occhi dello Stato romano.<ref name="FRF">Frend, "Genesis and Legacy", 503.</ref> Nel corso dei primi due secoli della sua esistenza, il cristianesimo e i suoi praticanti erano visti con sospetto e diffidenza dalla popolazione dell'Impero.<ref name="LOATHE">Frend, "Genesis and Legacy", 511; de Ste-Croix, "Persecuted?", 15–16.</ref> I cristiani erano sospettati<ref name="FRF"/> di costituire una "società segreta" i cui membri comunicavano con un codice privato<ref>Dodds, 111.</ref> e che evitava la sfera pubblica.<ref>MacMullen, 35.</ref> Fu l'ostilità popolare, la rabbia della folla, che condusse alle prime persecuzioni, non provvedimenti ufficiali.<ref name="LOATHE"/> A [[Lugdunum]] (l'odierna Lione) nel [[177]], fu solo l'intervento delle autorità civili che fermò una folla pagana intenta nel cacciare i cristiani dalle loro case e picchiarli a morte. Al [[governatore provinciale romano|governatore]] della [[Bitinia e Ponto]], [[Gaio Plinio Cecilio Secondo|Plinio]], furono inviate lunghe liste di denunce da parte di cittadini anonimi, che l'imperatore [[Traiano]] gli consigliò di ignorare.<ref>Dodds, 110.</ref>
[[File:Siemiradski Fackeln.jpg|thumb|upright=1.8|''Le fiaccole di Nerone'' (di [[Henryk Siemiradzki]], ora al [[Museo Nazionale di Cracovia]]) rappresenta una delle prime persecuzioni contro i
[[File:Siemiradzki Christian Dirce.jpg|thumb|upright=1.8|''[[Primi martiri della Chiesa romana|Una martire cristiana]]'' (olio su tela del pittore Henryk Siemiradzki, [[1897]], [[Varsavia]], National Museum)]]
Per i seguaci dei culti tradizionali, i cristiani erano creature strane: non proprio romani, ma nemmeno del tutto barbari.<ref>Schott, ''Making of Religion'', 2, citing Eusebius, ''[[Praeparatio Evangelica]]'' 1.2.1.</ref> Le loro pratiche stavano minacciando profondamente i costumi tradizionali. I cristiani rifiutavano le [[festività romane|feste pubbliche]], rifiutavano di prendere parte al culto imperiale, evitavano le cariche pubbliche, e criticavano pubblicamente le antiche tradizioni.<ref>Schott, ''Making of Religion'', 1.</ref> Le conversioni dividevano e laceravano le famiglie: Giustino Martire racconta di un marito pagano che denunciò la moglie cristiana, Tertulliano racconta di bambini diseredati per essere diventati cristiani.<ref>Dodds, 115–16, citing Justin, ''Apologia'' 2.2; Tertullian, ''Apologia'' 3.</ref> La religione romana tradizionale era inestricabilmente intrecciata nel tessuto della società romana e dello Stato, ma i cristiani si rifiutavano di osservare le sue pratiche.<ref>Castelli, 38; Gaddis, 30–31.</ref> Nelle parole di [[Tacito]], i cristiani hanno mostrato "l'odio della razza umana" (''odium generis humani'').<ref>Tacitus, ''Annales'' [http://www.perseus.tufts.edu/hopper/text?doc=Perseus%3Atext%3A1999.02.0077%3Abook%3D15%3Achapter%3D44 15.44.6], cited in Frend, "Genesis and Legacy", 504; Dodds, 110.</ref> Tra i più creduloni, si pensava che i cristiani usassero la magia nera per raggiungere obiettivi rivoluzionari,<ref>Frend, "Genesis and Legacy", 504, citing Suetonius, ''Nero'' 16.2.</ref> e praticassero l'incesto e il cannibalismo.<ref>Dodds, 111–12, 112 n.1; de Ste-Croix, "Persecuted?", 20.</ref>
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Ciò nonostante, per i primi due secoli dell'era cristiana, nessun imperatore emise leggi generali contro la fede o la sua Chiesa. Le persecuzioni che furono effettuate durante quel periodo erano stabilite dall'autorità dei funzionari del governo locale.<ref>Clarke, 616; Frend, "Genesis and Legacy", 510. See also: Barnes, "Legislation"; de Sainte-Croix, "Persecuted?"; Musurillo, lviii–lxii; and Sherwin-White, "Early Persecutions."</ref> In Bitinia e Ponto nel [[111]], le ordinò il governatore imperiale Plinio;<ref>Drake, ''Bishops'', 87–93; Edwards, 579; Frend, "Genesis and Legacy", 506–8, citing Pliny, ''Epistaules'' 10.96.</ref> a [[Smirne]] (Izmir) nel [[156]] e Scilli vicino a [[Cartagine]] nel [[180]] le ordinò il proconsole; a Lione nel [[177]], le ordinò il governatore provinciale.<ref>Eusebius, ''Historia Ecclesiastica'' 5.1 (= Musurillo, 62–85); Edwards, 587; Frend, 508.</ref> Quando l'imperatore [[Nerone]] condannò a morte i cristiani per il loro presunto coinvolgimento nell'[[Grande incendio di Roma|incendio del 64]], lo fece in modo locale: non oltre i confini della città di Roma.<ref>G. W. Clarke, "The origins and spread of Christianity," in ''Cambridge Ancient History'', vol. 10, ''The Augustan Empire'', ed. Alan K. Bowman, Edward Champlin, and Andrew Linott (Cambridge: Cambridge University Press, 1996), 869–70.</ref> Queste prime persecuzioni erano certamente violente, ma sporadiche, brevi e limitate in estensione,<ref>Clarke, 616; Frend, "Genesis and Legacy", 510; de Ste-Croix, "Persecuted?", 7.</ref> rappresentando una minaccia limitata per il cristianesimo nel suo insieme.<ref name="Robin Lane Fox 2006">Robin Lane Fox, ''The Classical World: An Epic History of Greece and Rome'' (Toronto: Penguin, 2006), 576.</ref> La molta ''capricciosità'' delle azioni ufficiali, però, fece diventare la paura della persecuzione dello Stato molto presente nell'immaginario cristiano.<ref>Castelli, 38.</ref>
Nel [[III secolo]], l'andamento cambiò. Gli imperatori diventarono più attivi e i funzionari del governo iniziarono a perseguire attivamente i cristiani, piuttosto che limitarsi solamente a rispondere alla volontà della folla.<ref>Drake, ''Bishops'', 113–14; Frend, "Genesis and Legacy", 511.</ref> Anche il
La persecuzione di Dacio costituì un grave colpo per la Chiesa.<ref>Clarke, 635; Frend, "Genesis and Legacy", 514.</ref> A Cartagine, si verificò l'apostasia di massa (la rinuncia della fede).<ref>Frend, "Genesis and Legacy", 514, citing Cyprian, ''De lapsis'' 8.</ref> A Smirne, il vescovo, Euctemon, sacrificò (agli
=== Persecuzione e ideologica sotto la tetrarchia ===
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[[File:Istanbul - Museo archeol. - Diocleziano (284-305 d.C.) - Foto G. Dall'Orto 28-5-2006.jpg|thumb|upright=0.7|Statua di [[Diocleziano]] da [[Costantinopoli]]]]
[[Diocleziano]], acclamato imperatore il 20 novembre 284, fu un conservatore in ambito religioso, fedele al tradizionale culto romano. A differenza di [[Aureliano]] ([[270]]–[[275|75]]), Diocleziano non favorì alcun nuovo culto di
{{Citazione|Tu hai venerato gli dei con altari e statue, templi e offerte, che tu hai dedicato con il tuo nome e la tua immagine, la cui santità è aumentato dall'esempio che dai di venerazione per gli dei. Sicuramente, gli uomini ora dovranno capire quale potere risiede negli dei, se tu li adori con tanto fervore.<ref>''Panegyrici Latini'' 11(3)6, qtd. and tr. Williams, 162.</ref> }}
Come parte dei suoi piani per il rilancio della religione, Diocleziano investì negli edifici religiosi. Un quarto di tutte le iscrizioni riferite alle riparazioni di templi in Nord Africa tra il [[276]] e il [[295]] risalgono al regno di Diocleziano.<ref>Frend, "Prelude", 3.</ref> Egli associava
Diocleziano non insistette sul culto esclusivo di Giove e di Ercole, che sarebbe stato un drastico cambiamento nella tradizione pagana.
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Le comunità cristiane crebbero rapidamente in molte parti dell'impero (soprattutto in Oriente) dopo il [[260]], data in cui Gallieno portò la pace nella Chiesa.<ref>Davies, 93.</ref> I dati per calcolare le cifre sono quasi inesistenti, ma lo storico e sociologo Keith Hopkins ha dato stime grezze e sperimentali per la popolazione cristiana nel III secolo. Hopkins stima che la comunità cristiana sia cresciuta da una popolazione di 1,1 milioni nel 250 a una popolazione di 6 milioni nel 300, pari a circa il 10% della popolazione totale dell'[[Impero romano]].<ref>Hopkins, 191.</ref>{{#tag:ref|Hopkins assume un tasso di crescita costante del 3,35% ''per annum''. Lo studio di Hopkins è citato in Potter, 314. Lo studioso [[Robin Lane Fox]] fornisce una stima inferiore per la popolazione cristiana nel 300—4% o 5% della popolazione totale dell'Impero—ma ammette che il numero dei cristiani crebbe a causa delle difficoltà degli anni dal 250 al 280.<ref>Lane Fox, 590–92. Cfr. anche: Rodney Stark, ''The Rise of Christianity: A Sociologist Reconsiders History'' (Princeton: Princeton University Press, 1996).</ref>|group=notes}} I cristiani si moltiplicarono anche in campagna, dove prima non erano mai stati numerosi.<ref name="PLO">Frend, "Prelude", 2.</ref> Le chiese nella parte finale del III secolo non erano più tanto modeste quanto lo erano state nel primo e nel secondo secolo. Grandi chiese erano evidenti in varie grandi città in tutto l'impero.<ref>Keresztes, 379; Lane Fox, 587; Potter, 314.</ref> La chiesa di Nicomedia, era persino su una collina che dominava il palazzo imperiale.<ref>Keresztes, 379; Potter, 314.</ref> Queste nuove chiese probabilmente rappresentavano non solo l'enorme crescita della popolazione cristiana, ma anche il crescente benessere della comunità cristiana.<ref>Keresztes, 379.</ref>{{#tag:ref|Clarke argomenta contro questa lettura di un grande avanzamento sia nei numeri che nello stato sociale dei cristiani a questa data.<ref>Clarke, 615.</ref>|group=notes}} In alcune zone dove i cristiani erano influenti, come il Nord Africa e l'[[Egitto (provincia romana)|Egitto]], le divinità tradizionali continuavano a perdere credibilità.<ref name="PLO"/>
Non si sa quanto sostegno ci fu per la persecuzione all'interno dell'aristocrazia.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 21.</ref> Dopo la pace di Gallieno, i cristiani avevano raggiunto alti gradi nel governo romano. Diocleziano stesso promosse vari
Presso i più alti ranghi dell'amministrazione imperiale, tuttavia, c'erano uomini che erano ideologicamente contrari alla tolleranza dei cristiani, come il filosofo [[Porfirio di Tiro]], e Sosiano Ierocle, governatore della [[Bitinia e Ponto|Bitinia]].<ref name="BCE2122">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 21–22.</ref> Per E.R. Dodds, le opere di questi gli uomini hanno dimostrato "''l'alleanza degli intellettuali pagani con l'[[Establishment]]''".<ref>Dodds, 109.</ref> Ierocle reputava assurde le credenze cristiane. Se i cristiani avessero applicato i loro principi applicati in modo coerente, affermava, avrebbero pregato
== Prime persecuzioni ==
=== Cristiani nell'esercito ===
{{Vedi anche|riforma dioclezianea dell'esercito romano}}
[[File:St. George before Diocletianus. A mural from the Ubisi Monastery, Georgia..jpg|thumb|''[[San Giorgio]] di fronte a Diocleziano''. Murale del XIV secolo da [[Ubisi]], [[Georgia]]. La tradizione cristiana colloca il martirio di San Giorgio, in precedenza un ufficiale dell'esercito romano, nel corso del regno di Diocleziano.<ref>Walter, 111</ref>]]
A conclusione delle [[Guerre romano-sasanidi (224-363)|guerre persiane]] nel 299, i co-imperatori [[Diocleziano]] e [[Galerio]] viaggiarono dalla Persia alla Antiochia Sirana (Antakya). Il retore cristiano [[Lattanzio]] mise per iscritto che ad Antiochia gli imperatori erano impegnati in sacrificio e divinazione, nel tentativo di prevedere il futuro. Gli [[aruspici]], coloro che presagivano il futuro basandosi sulle viscere degli animali sacrificati, non erano in grado di leggere gli animali sacrificati e non riuscirono a farlo nemmeno dopo ripetute prove. Il maestro aruspice infine dichiarò che questo fallimento era il risultato di interruzioni nel processo causate da uomini profani. Alcuni cristiani nella famiglia imperiale erano stati osservati mentre facevano il segno della croce durante le cerimonie e furono accusati di aver interrotto la divinazione dei aruspici. Diocleziano, infuriato da questa piega presa dagli avvenimenti, dichiarò che tutti i membri della corte dovevano offrire sacrifici. Diocleziano e Galerio inviarono anche lettere al comando militare, chiedendo che l'intero esercito eseguisse i sacrifici e che in caso contrario fosse licenziato.<ref>[http://www.ccel.org/ccel/schaff/anf07.iii.v.x.html Lactantius, ''De Mortibus Persecutorum'' 10.1–5]; Barnes, "Sossianus Hierocles", 245; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 18–19; Davies, 78–79; Helgeland, 159; Liebeschuetz, 246–8; Odahl, 65. Secondo Helgeland l'evento avvenne nel 301</ref>.<ref>Helgeland, 159.</ref> Dal momento che non ci sono segnalazioni di spargimento di sangue nel racconto di Lattanzio, i cristiani nella famiglia imperiale devono essere sopravvissuti all'evento.
[[Eusebio di Cesarea]], uno storico ecclesiastico contemporaneo, racconta una storia simile: fu detto ai comandanti di dare ai propri soldati la possibilità di scegliere fra il sacrificare (agli dei pagani) o perdere l'incarico. Queste condizioni erano severe: un soldato avrebbe perso la sua carriera militare, la sua pensione statale e i suoi risparmi personali, ma non fatali. Secondo Eusebio l'epurazione ebbe largamente successo, ma Eusebio è confuso circa gli aspetti tecnici della manifestazione e la sua caratterizzazione della dimensione complessiva dell'apostasia è ambigua.<ref>Eusebio, ''Historia Ecclesiastica'' 8.4.2–3; Barnes, "Sossianus Hierocles", 246; Helgeland, 159.</ref> Eusebio, inoltre, attribuisce l'iniziativa dell'epurazione a Galerio, invece che a Diocleziano.<ref name="HKL">Davies, 89–92.</ref>
Lo studioso moderno [[Peter Davies]] ipotizza che Eusebio si stesse riferendo allo stesso evento al quale si riferiva Lattanzio, ma che aveva sentito dell'evento attraverso le voci pubbliche e non sapeva nulla di ciò che era avvenuto a corte, mentre Lattanzio lo sapeva. Dato che era l'esercito di Galerio
Sia Eusebio
=== Persecuzione
Gli avvenimenti si calmarono dopo la persecuzione iniziale. Diocleziano rimase ad Antiochia per i successivi tre anni. Visitò l'Egitto una volta, durante l'inverno del 301-302, dove diede inizio al sussidio di grano per la disoccupazione ad Alessandria.<ref name="ReferenceA"/> In Egitto, alcuni manichei, seguaci del profeta Mani, furono denunciati alla presenza del proconsole d'Africa. Il 31 marzo 302, in un rescritto da Alessandria, Diocleziano, dopo aver consultato il proconsole per l'Egitto, ordinò che i [[manichei]] e i loro capi
Diocleziano trovava molte cose offensive nella religione manichea. La sua difesa dei culti tradizionali romani lo spinse a usare il linguaggio del fervore religioso.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 20.</ref> Il proconsole d'Africa trasmise a Diocleziano un'indagine ansiosa sui
=== Diocleziano e Galerio, 302-303 ===
Diocleziano era ad Antiochia nell'autunno del 302, quando si verificò un esempio successivo di persecuzione. Il diacono Romano visitava un tribunale mentre sacrifici preliminari erano in corso e interruppe le cerimonie, denunciando l'atto a voce alta. Fu arrestato e condannato
In tutti questi anni il ''didascalismo'' morale e religioso degli imperatori stava raggiungendo un livello febbricitante, ora, per volere di un oracolo, stava per raggiungere il suo picco.<ref>Lane Fox, 595.</ref> Secondo Lattanzio, Diocleziano e Galerio litigarono sulla politica imperiale verso i cristiani a Nicomedia nel 302. Diocleziano sosteneva che vietare ai cristiani di ottenere cariche amministrative o militari sarebbe stato sufficiente per placare gli dei, mentre Galerio premeva per il loro sterminio. I due uomini cercarono di risolvere la loro controversia con l'invio di un messaggero per consultare l'oracolo di [[Apollo]] a [[Didima]].<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 10.6–11; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 21; Odahl, 67.</ref>. Anche Porfido potrebbe essere stato presente a questo incontro.<ref>Schott, "Porphyry on Christians", 278; Beatrice, 1–47; Digeser, ''Christian Empire'', ''passim''.</ref> Al suo ritorno il messaggero disse alla corte che "il male sulla terra"<ref>Eusebio, ''Vita Constantini'' 2.50. Davies (80 n.75) ritiene che dovrebbe essere riformulato come "il ''profano'' sulla terra".</ref> ostacolava la capacità di Apollo di parlare. Questo "male", Diocleziano fu informato dai membri della corte, potrebbe riferirsi solo ai cristiani dell'impero. Persuaso dalla propria corte, Diocleziano accettò le richieste di una persecuzione universale.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 21; Elliott, 35–36; Keresztes, 381; Lane Fox, 595; Liebeschuetz, 235–52, 246–48; Odahl, 67; Potter, 338.</ref>
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[[File:Jean-Léon Gérôme - The Christian Martyrs' Last Prayer - Walters 37113.jpg|thumb|upright=1.8|''Ultima preghiera di martiri cristiani'', di [[Jean-Léon Gérôme]] (1883)]]
Il 23 febbraio [[303]], Diocleziano ordinò la distruzione totale della chiesa cristiana di nuova costruzione a Nicomedia e fece bruciare le scritture lì contenute e saccheggiare i suoi tesori.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 22; Clarke, 650; Odahl, 67–69; Potter, 337.</ref> Il 23 febbraio ci fu la festa ''[[Terminalia (festività)|Terminalia]]'', in onore di [[Termine (divinità)|Termine]], il dio dei confini, giorno in cui il
Diocleziano chiese che l'editto fosse perseguito "senza spargimento di sangue",<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 11.8, qtd. in Clarke, 651; Keresztes, 381.</ref> opponendosi a Galerio che voleva che tutti coloro che rifiutavano di sacrificare (agli dei pagani) fossero bruciati vivi.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 11.8, cited in Keresztes, 381.</ref> A dispetto della richiesta di Diocleziano, i giudici locali spesso applicarono esecuzioni durante la persecuzione, poiché la pena capitale era tra i loro poteri discrezionali.<ref name="Clarke, 651">Clarke, 651.</ref> Il consiglio di Galerio (di bruciarli vivi) diventò un metodo comune per l'esecuzione dei cristiani in Oriente.<ref>Keresztes, 381.</ref> Dopo che l'editto fu pubblicato a Nicomedia, un uomo di nome Euzio lo strappò e lo fece a pezzi, gridando "Ecco questo è il successo che hai fra i Gotici e i Sarmati!". Poco dopo fu arrestato per tradimento, torturato e bruciato vivo, diventando il primo martire dell'editto.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 13.2 e Eusebio, ''Historia Ecclesiastica'' 8.5.1; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 22; Corcoran, ''Empire'', 179; Williams, 176. La citazione è da Lattanzio, e la traduzione di Williams.</ref>{{#tag:ref|Gaddis scrive che la citazione potrebbe essere un insulto alla discendenza transdanubiana di Galerio.<ref>Gaddis, 30 n.4.</ref>|group=notes}} Le disposizioni dell'editto erano conosciute e applicate in Palestina da marzo o aprile (appena prima di Pasqua), ed erano in uso da parte di funzionari locali in Nord Africa da maggio o giugno;<ref>Eusebius, ''Historia Ecclesiastica'' 8.2.4; ''De Martyribus Palestinae'' praef.; and ''Acta Felicis'' (= Musurillo, 266–71); Corcoran, ''Empire'', 180; Clarke, 651; Keresztes, 382; Potter, 337.</ref> il primo martire a Cesarea fu il 7 giugno.<ref>Eusebio, ''De Martyribus Palestinae'' 1.1–2, cited in Corcoran, ''Empire'', 180.</ref> L'editto entrò in vigore a [[Cirta]] il 19 maggio.<ref>Optatus, Appendix 1; Corcoran, ''Empire'', 180.</ref>
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In previsione dell'incombente ventesimo anniversario del suo regno il 20 novembre 303, Diocleziano dichiarò un'amnistia generale in un terzo editto. Ogni sacerdote imprigionato sarebbe stato liberato se avesse accettato di fare un sacrificio agli dei.<ref>Eusebio, ''Historia Ecclesiastica'' 8.6.10; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 24; Corcoran, ''Empire'', 181–82; de Ste Croix, "Aspects", 76–77.</ref>
La richiesta di sacrificare agli dei pagani era inaccettabile per molti dei prigionieri, ma i custodi spesso riuscirono
=== Quarto editto ===
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=== Rinunce, instabilità e rinnovata tolleranza, 305-311 ===
Diocleziano e Massimiano si dimisero il 1º maggio [[305]]. [[Costanzo Cloro]] e [[Galerio]] divennero Augusti (imperatori anziani), mentre due nuovi imperatori, [[Flavio Severo]] e [[Massimino Daia]], divennero Cesari (imperatori giovani).<ref name="SUCC">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 26–27; Odahl, 72–74; Southern, 152–53.</ref> Secondo Lattanzio, Galerio aveva forzato la mano di Diocleziano nella materia, e aveva assicurato la nomina di amici leali all'ufficio imperiale.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 18; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 25–26; Odahl, 71.</ref> In questa "seconda
In Occidente, invece, stava per crollare ogni intento di repressione della
Egli concluse immediatamente le persecuzioni in corso e offrì ai cristiani la piena restituzione di ciò che avevano perso durante la persecuzione.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 24.9 and ''Divinae Institutiones'' 1.1.13; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 28.</ref> Questa dichiarazione diede a Costantino l'occasione di ritrarre
Massenzio, nel frattempo, aveva preso con la forza Roma il 28 ottobre del 306, e ben presto portò la tolleranza a tutti i cristiani nel suo regno.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 30, 38.</ref> Galerio fece due tentativi di spodestare Massenzio, ma fallì entrambe le volte. Durante la prima campagna contro Massenzio, Severo, il cesare designato da Costanzo Cloro e dunque legittimo successore al soglio di augusto, fu catturato, imprigionato e giustiziato.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 30–31.</ref>
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{{Vedi anche|editto di Serdica}}
==== L'editto di Serdica ====
In Oriente, la persecuzione fu ufficialmente terminata il 30 aprile 311,<ref>Clarke, 656; Corcoran, ''Empire'', 186.</ref> anche se i martirii a [[Gaza]] proseguirono fino al 4 maggio. Galerio, sul punto di spirare, emanò un proclama di cessazione delle ostilità, e concesse ai
{{Citazione|3. L'imperatore Cesare Galerio Valerio Massimiano [...] 4. e l'imperatore Cesare Flavio Valerio Costantino, [...] '''5. e l'imperatore Cesare Valerio Liciniano Licinio''' [...] '''salutano gli abitanti delle province.''' 6. Noi abbiamo voluto, nelle disposizioni che abbiamo emanato per l'utilità e il profitto dello Stato, che tutto fosse conforme alle antiche leggi e alle pubbliche istituzioni romane. Prendemmo perciò provvedimenti affinché anche i Cristiani, che avevano abbandonato la religione dei loro antenati, ritornassero a giusto consiglio. 7. Per un qualche loro modo di ragionare essi però sono stati presi da tale superbia e pazzia: non hanno seguito più le tradizioni degli antichi, le quali tradizioni erano forse state istituite dai loro stessi antenati, ma a loro arbitrio, come ciascuno riteneva, fecero delle leggi per sé stessi e queste osservano; inoltre riunivano in vari luoghi diverse moltitudini. 8. Per questo motivo, emanato da noi un editto, al fine che ritornassero alle istituzioni degli antenati, moltissimi furono colpiti da pena capitale, moltissimi altri furono torturati e sottoposti alle più diverse forme di morte. 9. Poiché vedemmo che la maggior parte persisteva in quella follia, che essi non tributavano la dovuta venerazione agli dei celesti e che neppure onoravano il Dio dei Cristiani, considerando la nostra benevolenza e la costante pratica di accordare il perdono a tutti, abbiamo ritenuto di dovere accordare, anche in questo caso, il perdono, in modo tale che di nuovo ci siano Cristiani e si costruiscano edifici in cui si riuniscano, così che nulla essi facciano contro le istituzioni. In un'altra lettera daremo ai giudici disposizioni circa quel che dovranno osservare. 10. In conformità a quanto da noi disposto, essi sono tenuti a pregare il loro Dio per la salvezza nostra, dello Stato e di se stessi, affinché in ogni modo lo Stato si conservi integro ed essi possano vivere sereni nelle loro case.|[[Eusebio|Eusebio di Cesarea]], ''[[Storia Ecclesiastica (Eusebio di Cesarea)|Storia Ecclesiastica]]'' 8.17.3-10, ed. E. Schwartz, vol. 2 (Leipzig 1905); trad. di [[Giovanni Lo Castro]] in Id., ''Storia Ecclesiastica'', vol. 2 (Roma 2005), pp. 180-1<ref>Il paragrafo in grassetto fu rimosso da Eusebio dopo il 324 a causa della ''damnatio memoriae'' di Licinio, il che spiega come mai non viene citato [[Massimino Daia]]. Vd. Lo Castro in Eusebio, ''Storia Ecclesiastica'' ''cit.'', p. 180 n. 61. Lo Schwartz lo espunge dal testo, pubblicandolo in nota.</ref>|3. Αὐτοκράτωρ Καῖσαρ Γαλέριος Οὐαλέριος Μαξιμιανὸς [...] 4. καὶ Αὐτοκράτωρ Καῖσαρ Φλαύιος Οὐαλέριος Κωνσταντῖνος [...] '''5. καὶ Αὐτοκράτωρ Καίσαρ Οὐαλέριος Λικιννιάνος Λικίννιος''' [...] '''ἐπαρχιώταις ἰδίοις χαίρειν''' 6. Μεταξὺ τῶν λοιπῶν, ἅπερ ὑπὲρ τοῦ χρησίμου καὶ λυσιτελοῦς τοῖς δημοσίοις διατυπούμεθα, ἡμεῖς μὲν βεβουλήμεθα πρότερον κατὰ τοὺς ἀρχαίους νόμους καὶ τὴν
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τῇ αὐτῇ ἀπονοίᾳ διαμενόντων ἑωρῶμεν μήτε τοῖς θεοῖς τοῖς ἐπουρανίοις τὴν ὀφειλομένην θρῃσκείαν προσάγειν αὐτοὺς μήτε τῷ τῶν Χριστιανῶν προσέχειν, ἀφορῶντες εἰς τὴν ἡμετέραν φιλανθρωπίαν καὶ τὴν διηνεκῆ συνήθειαν δι’ ἧς εἰώθαμεν ἅπασιν ἀνθρώποις συγγνώμην ἀπονέμειν, προθυμότατα καὶ ἐν τούτῳ τὴν συγχώρησιν τὴν ἡμετέραν ἐπεκτεῖναι δεῖν ἐνομίσαμεν, ἵνα αὖθις ὦσιν Χριστιανοὶ καὶ τοὺς οἴκους ἐν οἷς συνήγοντο συνθῶσιν οὕτως ὥστε μηδὲν ὑπεναντίον τῆς ἐπιστήμης αὐτοὺς πράττειν. δι’ ἑτέρας δὲ ἐπιστολῆς τοῖς δικασταῖς δηλώσομεν τί αὐτοὺς παραφυλάξασθαι δεήσει· 10. ὅθεν κατὰ ταύτην τὴν συγχώρησιν τὴν ἡμετέραν ὀφείλουσιν τὸν ἑαυτῶν θεὸν ἱκετεύειν περὶ τῆς σωτηρίας τῆς ἡμετέρας καὶ τῶν δημοσίων καὶ τῆς
ἑαυτῶν, ἵνα κατὰ πάντα τρόπον καὶ τὰ δημόσια παρασχεθῇ ὑγιῆ καὶ ἀμέριμνοι ζῆν ἐν τῇ ἑαυτῶν ἑστίᾳ δυνηθῶσι.|lingua=GR}}{{Citazione|Tra tutte le altre disposizioni che stiamo compiendo sempre per il bene e l'utilità dello stato, abbiamo finora voluto riparare tutte le cose in conformità con le leggi e la disciplina pubblica dei Romani, e garantire che anche i cristiani, che hanno abbandonato la pratica dei loro antenati, tornassero al buon senso. In effetti, per un motivo o altro, tale auto-indulgenza assalì e l'idiozia possedeva quei cristiani, che non seguivano le pratiche degli antichi, alle quali i loro antenati li avevano, forse, istruiti, ma secondo la loro volontà e il loro piacere, avevano stabilito delle leggi per se stessi da osservare e hanno riunito vari popoli in diverse aree. Poi, quando il nostro ordine venne emesso ordinando loro di tornare alle pratiche degli antichi, molti si sono esposti al pericolo, e molti sono stati addirittura uccisi. Molti di più perseverarono nel loro modo di vita, e abbiamo constatato che essi continuarono a non offrire una corretta adorazione né al culto agli dei, né al dio dei cristiani. Considerando la nostra clemenza mite e il nostro costume eterno, con la quale siamo abituati a concedere la grazia a tutte le persone, abbiamo deciso di estendere la nostra più rapida indulgenza a queste persone, in modo che i cristiani possano ancora una volta stabilire i propri luoghi di incontro, purché non creino disordini. Siamo in procinto di inviare un'altra lettera ai nostri funzionari per comunicare in dettaglio le condizioni che dovrebbero osservare. Di conseguenza, in accordo con la nostra indulgenza, dovranno pregare il loro dio per la nostra salute e la sicurezza dello Stato, in modo che lo Stato possa essere mantenuto sicuro su tutti i fronti, ed essi potranno vivere in modo sicuro nelle proprie case.<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 34.1–5, qtd. and tr. in Potter, 355–56. See Clarke, 656–57, for a translation from J.L. Creed.</ref>}}
Le parole di Galerio rinforzano le basi teologiche della
<nowiki> </nowiki>L'ammissione che il Dio dei cristiani potrebbe esistere è fatta solo di malavoglia.<ref>Clarke, 657.</ref> Alcuni storici di inizio XX secolo hanno dichiarato che l'editto di Galerio rese nulla definitivamente la vecchia "formula legale" ''non licet esse Christianos'',<ref name="KKK">Knipfing, 705, cited in Keresztes, 390.</ref> rese il
Non tutti sono stati così entusiasti. Lo storico ecclesiastico del XVII secolo [[Louis-Sébastien Le Nain de Tillemont|Tillemont]] definì l'editto "insignificante";<ref>Louis-Sébastien Le Nain de Tillemont, ''Mémoires pour servir à l'histoire ecclésiastique des six premiers siècles'' (Paris, 1693), 5.44, qtd. and tr. in Keresztes, 390.</ref> lo studioso contemporaneo Timothy Barnes mise in cautela sul fatto che la "novità o l'importanza della misura [di Galerio] non dovrebbe essere sovrastimata".<ref name="ReferenceC">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 39.</ref> Barnes nota che la legislazione di Galerio non fece altro che concedere in Oriente ai
==== L'editto di Milano ====
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== Variazione regionale ==
[[File:Tetrarchy map3.jpg|thumb|upright=1.4|Mappa dell'Impero
L'applicazione delle disposizioni persecutorie fu incoerente fra regione e regione.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 148–50.</ref> Poiché i tetrarchi erano quasi totalmente sovrani nei loro regni,<ref>Corcoran, "Before Constantine", 45–46; Williams, 67.</ref> essi potevano applicare o meno, più o meno rigorosamente, la politica persecutoria a loro discrezione. Nel regno di Costanzo (Gran Bretagna e Gallia), la persecuzione fu, al più, applicata solo debolmente;<ref name="Clarke, 651"/> nel regno di Massimiano (Italia, Spagna e Africa), fu applicata con maggiore rigore, e in Oriente, sotto Diocleziano (Asia Minore, Siria, Palestina ed Egitto) e Galerio (Grecia e Balcani), le sue disposizioni furono applicate con più fervore che altrove.<ref>Lane Fox, 596; Williams, 180.</ref> Per le province orientali, Peter Davies compilò una tabella del numero totale di martiri per un articolo sul ''Journal of Theological Studies''.<ref>Davies, 68.</ref> Davies sosteneva che le cifre, anche se basate sulle collezioni di ''acta'' che erano incomplete e solo parzialmente affidabili, permettono di dedurre che la persecuzione fu più dura sotto Dioclezaino che sotto Galerio.<ref>Davies, 68–69.</ref> Lo storico Simon Corcoran, in un passaggio sulle origini dei primi editti di persecuzione, criticò l'eccessivo affidamento di Davies su questi ''documenti sul martirio dubbi'' e ha respinto le sue conclusioni.<ref>Corcoran, ''Empire'', 261 n.58.</ref>
=== Britannia e Gallia ===
Le fonti mostrano incongruenze per quanto riguarda la portata della persecuzione nel dominio di Costanzo, anche se tutte la riportano come abbastanza limitata. Lattanzio afferma che la distruzione delle Chiese fu la cosa peggiore che dovettero subire i
=== Africa ===
Mentre la persecuzione sotto Costanzo fu relativamente leggera, non vi è dubbio che la persecuzione fu condotta in modo rigoroso nei domini di Massimiano. I suoi effetti sono registrati a Roma, Sicilia, Spagna, e in Africa<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 23; Clarke, 651.</ref>—infatti, Massimiano incoraggiò un'applicazione più rigorosa dell'editto in Africa. L'élite politica dell'Africa insisteva con molto vigore che la persecuzione andasse condotta con rigore,<ref name="Barnes23">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 23.</ref> e i cristiani dell'Africa, soprattutto in [[Numidia]], erano altrettanto insistenti nel resistere
L'Africa aveva fornito martiri persino negli anni immediatamente precedenti alla Grande Persecuzione. Nel 298, [[Massimiliano (martire)|Massimiliano]], un soldato di [[Tébessa|Tebessa]], era stato processato per essersi rifiutato di seguire la disciplina militare;<ref>''Acta Maximiliani'' (= Musurillo, 244–49); Tilley, ''The Bible'', 45–46.</ref> in Mauretania, sempre nel 298, il soldato [[Marcello di Tangeri|Marcello]] rifiutò il suo bonus nello stipendio e si tolse la sua uniforme in pubblico.<ref>''Acta Marcelli'' (= Musurillo, 250–59); Tilley, ''The Bible'', 46.</ref> Una volta cominciate le persecuzioni, le autorità pubbliche fecero valere sempre di più la propria autorità. Anullino, proconsole d'Africa, espanse l'editto, decidendo che, oltre a distruggere le scritture e le chiese cristiane, il governo avrebbe dovuto costringere i
Le persecuzioni condotte in Africa incoraggiò inoltre lo sviluppo del [[
=== Italia e Spagna ===
Massimiano probabilmente sequestrò le proprietà dei
Ciò che segui all'atto di ''traditio'' di Marcellino, ammesso che sia veramente accaduto, non è chiaro. Sembra esserci stato una rottura nella successione episcopale, tuttavia. Marcellino sembra essere spirato il 25 ottobre 304, e (se aveva effettivamente apostatato) fu probabilmente espulso dalla Chiesa agli inizi del 303,<ref>'Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 38, 303 n.103.</ref> ma il suo successore, [[Papa Marcello I|Marcello]], non fu consacrato fino al novembre o dicembre 306.<ref name="BMA">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 38, 304 n.106.</ref> Nel frattempo, due fazioni si contesero il potere nella Chiesa romana: la prima comprendeva i
Massenzio, nel frattempo, approfittò dell'impopolarità di Galerio in Italia (Galerio aveva introdotto tassazione per la città e i sobborghi di Roma per la prima volta nella storia dell'Impero)<ref>Lattanzio, ''De Mortibus Persecutorum'' 23.5; Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 29.</ref> per proclamarsi Imperatore. Il 28 ottobre 306, Massenzio convinse la [[Guardia pretoriana]] ad appoggiarlo, ammutinarsi, e investirlo della porpora.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 30.</ref> Subito dopo la sua acclamazione, Massenzio dichiarò la fine della persecuzione, e la tolleranza per tutti i
Il 18 aprile 308, Massenzio permise ai
Al di fuori di Roma, ci sono ancora meno dettagli sicuri del progresso e degli effetti della persecuzione in Italia; ci sono non molti martirii sicuramente attestati nella regione. Gli ''Acta Eulpi'' registrano il martirio di [[Sant'Euplio|Euplio]] a [[Catania]], in Sicilia, un
Dopo un breve scontro militare,<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 40–41; Odahl, 96–101</ref> Costantino sconfisse e uccise Massenzio nella [[
=== Nicomedia ===
Prima la fine del febbraio 303, un incendio distrusse parte del palazzo imperiale. Galerio persuase Diocleziano che i colpevoli fossero cospiratori cristiani che avrebbero complottato con eunuchi di palazzo. Un'indagine venne condotta, ma nessun responsabile fu trovato. Seguirono delle esecuzioni.<ref name="Barnes24">Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 24.</ref> Gli eunuchi di palazzo Doroteo e [[Gorgonio]] vennero giustiziati. Un individuo, di nome Pietro, fu crudelmente giustiziato in modo atroce. Le esecuzioni proseguirono fino ad almeno al 24 aprile 303, quando sei individui, compreso il vescovo [[Antimo di Nicomedia|Antimo]], vennero decapitati.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 24; Lane Fox, 596; Williams, 178. See also: Keresztes, 382.</ref> La persecuzione si intensificò. Nuovi presbiteri e altri componenti del clero potevano essere arrestati senza essere stati accusati di un crimine, e giustiziati.<ref>Williams, 178.</ref> Un secondo incendio comparve sedici giorni dopo il primo. Galerio lasciò la città, dichiarandola insicura.<ref>Barnes, ''Constantine and Eusebius'', 24; Southern, 168; Williams, 177.</ref> Diocleziano avrebbe fatto lo stesso qualche tempo dopo.<ref name="Barnes24" /> Lattanzio accusò gli alleati di Galerio di aver provocato l'incendio; Costantino, in una tarda reminiscenza, avrebbe attribuito l'incendio a "fulmini dal cielo".<ref>Odahl, 68.</ref>
Lattanzio, ancora residente a [[Nicomedia]], interpretò la persecuzione di Diocleziano come l'inizio dell'apocalisse.<ref>Lattanzio, ''Divinae Institutiones'' 7; Williams, 178.</ref> Gli scritti di Lattanzio durante la persecuzione mostrano sia durezza
=== Palestina e Siria ===
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=== Periodo successivo ===
Nel 324, Costantino, il convertito cristiano, governò l'intero impero da solo. Il
== Giudizio dei posteri ==
Nelle generazioni future, sia i cristiani
=== Opinioni di Edward Gibbon e di GE ===
Nel capitolo finale del primo volume della sua ''Storia della decadenza e caduta dell'impero romano'' (1776), Gibbon afferma che i cristiani avevano molto esagerato la portata delle persecuzioni subite.
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Nel corso della sua storia, Gibbon implica che la Chiesa primitiva minava le virtù tradizionali romane e in tal modo compromise la salute della società civile.<ref name="WT128"/> Quando Gibbon cercò di ridurre il numero dei martiri nella sua ''Storia'', si pensò che avesse l'intenzione di sminuire la Chiesa e negare la storia sacra. Fu attaccato per la sua presunta irreligiosità di stampa.<ref>J. G. A. Pocock, ''Barbarism and Religion'', vol. 5, ''Religion: The First Triumph'' (Cambridge: Cambridge University Press, 2010), ix–xi, 34; Patricia B. Craddock, ''Edward Gibbon: Luminous Historian, 1772–1794'' (Baltimore: Johns Hopkins University Press, 1989), 60–61, 122.</ref> Lo studioso dei classici contemporaneo Richard Porson derise Gibbon, scrivendo che la sua umanità non dormiva mai, "a meno che quando le donne sono violentate o i cristiani perseguitati".<ref>Porson, ''Letters to Mr. Archdeacon Travis'' (1790), xxviii, qtd. in Womersley, ''Gibbon and the 'Watchmen of the Holy City': The Historian and his Reputation 1776–1815'' (New York: Oxford University Press, 2002), 184–85 n.39.</ref>
Alcuni storici successivi, tuttavia, enfatizzarono ancora di più quanto sostenuto da Gibbon. Lo storico marxista<ref>[http://www.cpgb.org.uk/worker2/index.php?action=viewarticle&article_id=1000907 ''Weekly Worker'' obituary, retrieved Sept. 26, 2010] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20110608081147/http://www.cpgb.org.uk/worker2/index.php?action=viewarticle&article_id=1000907|data=8 giugno 2011}}</ref>
=== Giudizio degli storici moderni ===
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