Baltacı Mehmed Pascià: differenze tra le versioni

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Baltacı Mehmed Pascià (Osmancık, 1652Lemno, luglio 1712) è stato un politico e militare ottomano.Fu Gran Visir dell'Impero Ottomano, prima dal 1704 al 1706 e di nuovo dal 1710 al 1711, e Kapudan Pascià (grande ammiraglio della Marina ottomana) nel 1704.

Baltacı Mehmed Pascià

Gran visir dell'Impero ottomano
Durata mandato25 dicembre 1704 –
3 maggio 1706
MonarcaAhmed III
PredecessoreKalaylıkoz Hacı Ahmed Pascià
SuccessoreÇorlulu Damat Ali Pascià

Durata mandato18 agosto 1710 –
20 novembre 1711
MonarcaAhmed III
PredecessoreKöprülü Numan Pascià
SuccessoreAğa Yusuf Pascià

Primi anni

Mehmet è nato a Osmancık, vicino a Çorum (nell'odierna Turchia). Era di origine turca.[1] Ha viaggiato in Nord Africa, che allora era territorio ottomano. Arrivò quindi a Costantinopoli, la capitale dell'impero, dove trovò lavoro come baltacı (impiegato di palazzo) nel palazzo del sultano che gli valse l'epiteto. Ha lavorato anche come segretario e muezzin (persona che chiama gli altri alla preghiera nella tradizione islamica) e si è guadagnato il soprannome di pakçemuezzin. Ben presto fu promosso capo stalliere (imrahor) e poi Grandammiraglio (Kapudan Pascià) nel 1704. Il 25 dicembre 1704 divenne gran visir.[2]

Primo gran visierato

Non ci sono stati tramandati fatti degni di nota nel suo primo mandato come Gran Visir, e nel 1706 fu licenziato. In soli quattro anni, fu nominato sanjak-bey (governatore) per tre volte in province remote: Erzurum (nell'odierna Turchia), l'isola di Chio (in turco: Sakız, nell'odierna Grecia) e Aleppo (in turco: Halep, nell'odierna Siria). Il 18 agosto 1710 iniziò il suo secondo mandato come Gran Visir.

Secondo gran visierato

Il suo secondo mandato è piuttosto noto. Nel 1709, durante la Grande Guerra del Nord, Carlo XII di Svezia era stato sconfitto dalle forze russe nella battaglia di Poltava e si era rifugiato in territorio ottomano, con Pietro I di Russia al suo inseguimento. L'Impero Ottomano, alleato della Svezia, dichiarò guerra alla Russia. Baltacı Mehmet fu nominato il comandante (serdar) dell'esercito. Riuscì a circondare l'esercito russo vicino al fiume Prut (che oggi forma la linea di confine tra Romania e Moldavia), costringendo Pietro a chiedere la pace. Il Trattato di Prut prevedeva la restituzione all'Impero Ottomano della fortezza di Azov, che era stata annessa dalla Russia con il Trattato di Karlowitz, e la demolizione di diverse fortezze russe; Pietro I promise di non interferire negli affari della Confederazione polacco-lituana e Carlo XII ottenne un lascia passare per ritornare al suo regno.[3]

Da Costantinopoli a Lemno

Sebbene la reazione iniziale del sultano Ahmed III al trattato fosse di soddisfazione, i rivali politici di Baltacı Mehmet Pascià, così come Carlo XII e Devlet II Giray, il Khan di Crimea vassallo del'Impero Ottomano, erano insoddisfatti. Fu accusato di essere stato corrottoa da Pietro I di Russia (attraverso la moglie Caterina) e fu licenziato dal suo incarico il 20 novembre 1711.[4] Baltacı fu esiliato nelle moderne isole greche di Lesbo (in turco: Midilli) e successivamente Lemno (in turco: Limni), dove morì l'anno successivo nel luglio 1712.

Curiosità

Alcuni contemporanei, come Voltaire nel suo libro Pietro il Grande, riferirono che Mehmet Pascià era coinvolto in una relazione con la futura imperatrice Caterina I di Russia, allora consorte di Pietro.[5] Circondata da un numero schiacciante di truppe turche, Caterina suggerì prima di arrendersi, che i suoi gioielli e quelli delle altre donne fossero usati nel tentativo di corrompere Baltacı Mehmet Pascià affinché permettesse una ritirata.[6] Mehmet permise la ritirata, motivata dalla bustarella o da considerazioni di commercio e diplomazia.[7]

La storia della relazione di Mehmet Pascià con Caterina I e la sua successiva punizione con l'esilio è stata oggetto di numerose opere letterarie sia in Turchia che in Russia, tra cui l'opera teatrale del 1961 Lütfen Dokunmayın del drammaturgo turco Haldun Taner e il libro Baltacı ile Katerina ("Baltacı e Caterina ") di Murat Sertoğlu.[5]

  1. ^ (TR) İsmail Hâmi Danişmend, Osmanlı Devlet Erkânı, İstanbul, Türkiye Yayınevi, 1971, p. 52.
  2. ^ (TR) Ayhan Buz, Sokullu'dan Damat Ferit'e Osmanlı sadrazamları, Neden Kitap, 2009, p. 165, ISBN 978-975-254-278-5, OCLC 1089178490. URL consultato il 3 maggio 2021.
  3. ^ (TR) Prof. Yaşar Yüce e Prof. Ali Sevim, Türkiye tarihi Cilt III, İstanbul, AKDTYKTTK Yayınları, 1991, pp. 259-262.
  4. ^ H. Bowen, Ahmad III, in The Encyclopaedia of Islam, Vol. I, H.A.R. Gibb, J.H. Kramers, E. Levi-Provencal e J. Shacht, 1986, p. 269.
  5. ^ a b (EN) Stanley Hochman e inc McGraw-Hill, McGraw-Hill encyclopedia of world drama : an international reference work in 5 volumes, 2nd ed, McGraw-Hill, 1984, p. 6, ISBN 0-07-079169-4, OCLC 9576363. URL consultato il 3 maggio 2021.
  6. ^ T. Byram Karasu, Of god and madness : a historical novel, 1st paperback ed, Rowman & Littlefield, 2007, p. 49, ISBN 0-7425-5975-0, OCLC 153582783. URL consultato il 3 maggio 2021.
  7. ^ Skavronsky family, su genealogy.euweb.cz.