Pubblicità indiretta: differenze tra le versioni
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=== La pubblicizzazione delle sigarette nel cinema statunitense ===
Uno studio di ricercatori dell'Università della California, pubblicato sulla rivista inglese ''Tobacco Control''<ref>http://tobaccocontrol.bmj.com/cgi/content/full/17/5/313?maxtoshow=&HITS=10&hits=10&RESULTFORMAT=&fulltext=hollywood&searchid=1&FIRSTINDEX=0&sortspec=relevance&resourcetype=HWCIT In italiano, Corriere della Sera: http://www.corriere.it/spettacoli/08_settembre_25/divi_hollywood_pagati_industrie_tabacco_sigarette_1308f3e4-8b01-11dd-b62d-00144f02aabc.shtml Repubblica: http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/spettacoli_e_cultura/star-sigarette/star-sigarette/star-sigarette.html RaiNews24: http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=86328 Blogosfera: http://www.soldiblog.it/post/2101/il-fumo-di-hollywood-non-ha-prezzo</ref>, ha svelato che molti celebri attori statunitensi degli [[anni
Gli accordi, stretti tra le industrie produttrici e le major cinematografiche, miravano a «perpetrare la pubblica tolleranza sul vizio del fumo». Attraverso le fascinose immagini dei divi hollywoodiani, immersi in nuvole di fumo a gustarsi una “bionda”, si dimostrava che fumare era indice di virilità per gli uomini e di emancipazione per le donne.
Clarke Gable, Spencer Tracy, Joan Crawford, John Wayne, Bette Davis, Betty Grable, Al Jolson: sono alcuni dei divi assoldati dalle multinazionali del tabacco come American Tobacco, Reynolds, Liggett&Myers. In totale, tra gli [[anni
Secondo Robert Jacker, uno degli autori della ricerca, «gli studios usavano le pubblicità delle sigarette per vendere i loro film, l'industria del tabacco usava Hollywood per pubblicizzare i propri marchi e rassicurare il pubblico facendogli credere che fumare non facesse male». Il cinema, dunque, fu un eccellente veicolo per reclamizzare le sigarette.
=== Negli anni settanta in Italia ===
In molti film italiani girati negli [anni 1970|anni settanta], in particolare [[commedia|commedie]] e [[poliziesco|polizieschi]] vi era un sistematico ricorso all'inquadratura di prodotti o i relativi marchi. I casi di pubblicità indiretta riguardavano principalmente [[sigaretta|sigarette]] e [[Bevanda alcolica|alcolici]].
Non era raro, infatti, vedere gli attori estrarre le sigarette da un pacchetto stringendolo con il pollice e l'indice appoggiati sul lato stretto dello stesso: in questo modo, apparentemente scomodo e innaturale, il marchio del pacchetto risultava ben visibile e a favore dell'inquadratura. In alcune situazioni, poteva capitare che gli attori estraessero da una borsa addirittura un'intera stecca, perfettamente sigillata, il cui marchio poteva essere facilmente riconosciuto senza particolari artifici.
Ben più evidenti e numerose erano invece le inquadrature relative ai marchi di alcune bevande alcooliche ([[Fernet Branca]], J&B, [[Punt e Mes]] e Asti Cinzano): spesso i personaggi venivano inquadrati mentre sorseggiavano una di queste bevande (con la bottiglia ben visibile) oppure mentre ne pronunciavano il nome per ordinarla al bar. In altre scene, il marchio dei suddetti prodotti risultava visibile su manifesti, giornali o su oggetti vari (ad esempio i posaceneri o le tende da bar con il logo Cinzano). Nei film italiani degli anni
==La parodia della pubblicità occulta==
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