Giordano Bruno Verdesi: differenze tra le versioni

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==Biografia==
Nato a [[Roma]] nel 1906, figlio di un [[tipografia|tipografo]], fin da giovane seguì con interesse lo sviluppo e la diffusione della [[radio (apparecchio)|radio]] avvenuta negli anni venti.<ref name="nascita"/><ref name="dellarovere">{{cita news|autore=R. Della Rovere|titolo=L'agonia dell'Autovox, cinquant'anni di fatti e misfatti romani|pubblicazione=[[Corriere della Sera]]|data=10 aprile 1996|p=41}}</ref> Nel 1933, l'assemblea dei soci della Radiotelemeccanica Fiamma, cui fondatore e titolare era l'inventore [[Ermanno Fiamma]], lo nominò liquidatore della società, dove presumibilmente Verdesi era dipendente prima di mettersi in proprio e fondare nell'anno medesimo la ditta individuale Industria Radiotecnica Italiana G. Bruno Verdesi.<ref name="dellarovere"/><ref>Foglio degli annunzi legali della provincia di Roma n. 53 del 4 luglio 1933, p. 2001</ref><ref name="fondiri">{{cita libro | autore= | titolo= Annuario industriale di Roma e del Lazio| anno= 1938| editore= Confederazione fascista degli industriali - Unione provinciale di Roma| p=435}}</ref> Sempre in quell'anno, assieme al signor Lorenzo Joli, costituì a Roma la Società Italiana Macchine Cifranti Kryha, per svolgere l'esercizio di rappresentanza e di commercio delle macchine per cifrare [[Kryha]].<ref>Foglio degli annunzi legali della provincia di Roma n. 1 del 4 gennaio 1933, p. 820</ref>
Di umili origini, poco meno che trentenne, nel [[1933]] fondò a [[Roma]] l<nowiki>'</nowiki>''Industria Radiotecnica Italiana''. Prima impresa [[Industria metalmeccanica|metalmeccanica]] a sorgere nella capitale, lo sviluppo delle sue attività fu immediato.
 
L'attività dell'IRI consisteva nella produzione di apparecchiature elettrotecniche per uso professionale, quali [[trasmettitore|trasmettitori]] e ricevitori radiotelevisivi, [[alimentatore|alimentatori]] anodici, convertitori di corrente continua in alternata, filtri livellamento di corrente, [[microfoni]] Velotron senza voltaggio (su licenza della statunitense Bruno Laboratories di [[New York]]), sistemi di antenna trasportabili, scaricatori per [[aeroplani]], survoltori di tensione ed accessori e componenti per radio.<ref name="fondiri"/><ref>{{cita libro | autore= | titolo= Annuario politecnico italiano. Guida generale delle industrie nazionali. 1939| anno=1939 | editore= | p=493}}</ref> Lo sviluppo dell'impresa, prima [[Industria metalmeccanica]] a sorgere nella capitale, fu rapido e immediato, ed il numero di dipendenti crebbe notevolmente, passando nel volgere di pochi anni dalle decine di unità iniziali a 108.<ref name="fondiri"/><ref>{{cita pubblicazione |autore= G. Pagnotta|titolo= La geografia degli insediamenti produttivi tra il dopoguerra e gli anni Cinquanta|rivista=Roma moderna e Contemporanea |editore=Università degli Studi Roma Tre - CROMA |volume=8|numero=1-2 |anno= 2000|mese=gennaio-agosto |pp=191-228}}</ref>
Specializzata nella produzione di [[macchine elettriche]], l'IRI fu infatti la prima azienda meccanica romana per dimensioni, e la sua fabbrica situata in via Gordiani 20, sul finire degli [[anni 1930|anni trenta]] impiegò 108 addetti<ref>AA.VV., ''Roma moderna e contemporanea'' vol. 8, Archivio Guido Izzi, 2000, p. 211</ref>. Con lo scoppio della [[seconda guerra mondiale]], l'azienda mutò tipologia di produzione, e passò da quella ad uso civile a quella per fini bellici.
 
Negli anni quaranta, Verdesi iniziò a progettare e costruire i primi esemplari di autoradio, ma l'ingresso italiano nella [[Seconda guerra mondiale]] impose la conversione della produzione per scopi bellici della sua impresa.<ref name="dellarovere"/><ref name="toscano">{{cita libro | autore=P. Toscano| titolo=Imprenditori a Roma nel secondo dopoguerra. Industria e terziario avanzato dal 1950 ai giorni nostri | anno=2011 | editore= Gangemi| p=54}}</ref> Dopo l'[[occupazione tedesca di Roma]] avvenuta nel 1943 a seguito dell'[[Armistizio di Cassibile]] con cui si ruppe l'alleanza militare italo-tedesca, le attività di IRI subirono una brusca interruzione allorché la fabbrica fu posta sotto [[sequestro]] dalle autorità militari germaniche.<ref name="dellarovere"/> Nel 1944, nell'IRI fece ingresso l'ingegner [[Carlo Daroda]], con il quale peraltro, Verdesi fondò nello stesso anno anche due società che operavano nei settori del [[commercio]], dei [[trasporti]], delle [[assicurazioni]] e dell'[[abbigliamento]].<ref>{{cita libro | autore= | titolo= Guida Monaci 1945. Annuario generale industriale e commerciale di Roma| anno= 1945| editore=Guida Monaci | pp=310, 377}}</ref> Le attività dell'impresa poterono essere riprese alla fine del conflitto, e Verdesi, prevedendo un forte sviluppo della [[motorizzazione]] di massa fece avviare l'attività di progettazione e sviluppo delle autoradio, messe in commercio con il marchio [[Autovox]], che nel 1953 divenne il nome dell'azienda, affermatasi come una delle più importanti nel settore dell'[[elettronica di consumo]] nel panorama italiano ed europeo.<ref name="dellarovere"/>
La fabbrica venne distrutta dai [[Bombardamento|bombardamenti]] che colpirono la capitale nel [[1943]], e dopo l'[[Armistizio di Cassibile|8 settembre]], con l'occupazione nazista, fu sequestrata e chiusa dalle autorità tedesche<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/10/agonia_dell_Autovox_cinquant_anni_co_10_960410883.shtml "L'agonia dell'Autovox, cinquant'anni di fatti e misfatti romani" - Corriere della Sera, 10 aprile 1996]</ref>. Al termine del conflitto, il Verdesi si associò con il Grand'Uff. Carlo Daroda, già dirigente della RadioMarelli, e assieme a costui fondò nel [[1945]] una nuova impresa sotto la denominazione di [[Autovox]] S.p.A., della quale fu [[amministratore delegato]].
La nuova ditta si specializzò nella produzione di [[autoradio]], settore nella quale divenne nei decenni successivi leader assoluta di [[mercato]]. Autovox si specializzò anche nella produzione di altri apparecchi, come i [[Televisore|televisori]], e divenne in poco tempo una delle maggiori realtà dell'industria elettronica italiana sviluppatasi nell'immediato dopoguerra.
 
NelVerdesi ricoprì la carica di [[1971amministratore delegato]], Verdesidi ormaiAutovox anzianofino lasciòal la1971, guidaquando delladecise suadi azienda,cedere chele cedettesue quote di partecipazione alla multinazionale statunitense [[Motorola]].<ref Oltrename="dellarovere"/><ref chename="ad">{{cita esserelibro stato| ilautore= comproprietario| titolo= dellWho'Autovox,s Verdesiwho in Italian economic life| anno= 1967| editore=Casa Editrice Nuova Mercurio | p=733|lingua=en}}</ref> Inoltre, ricoprì numerosialtre incarichicariche in altri enti e società, tra cui quelle di presidente della Commissione industria della [[Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura]] di Roma, di consigliere di aziendeamministrazione come ladi [[Società Autostrade Romane ed Abruzzesi]] e l'[[Sanpaolo IMI|Istituto San Paolo di Torino]], nonchédi membro didella diverse[[Commissione organizzazioninazionale per le società e la Borsa]] e della CCIA nazionale.<ref name="ad"/>
 
Morì nel a Roma nel 1982.<ref name="toscano"/>
 
==Onorificenze==