Bianca Guidetti Serra: differenze tra le versioni

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== Formazione ==
== Gli anni della formazione: le scuole e l'inizio della militanza politica ==
Bianca Guidetti Serra nasce il 19 agosto 1919. Figlia di un avvocato civilista e di una sarta, rimase orfana di padre appena diciottenne, nel 1938.
 
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In occasione dello sciopero del marzo 1943 (il primo in Italia dall’avvento al potere del fascismo)<ref> Gli scioperi del marzo 1943. In ''museoTorino'',[https://www.museotorino.it/view/s/dcd8b1753a444f86ada92586d72b2140#:~:text=Tra%20il%205%20e%20il,e%20il%20crollo%20del%20fascismo],</ref> davanti ai cancelli dello stabilimento FIAT [[Lingotto]], Bianca entra in contatto con un militante del [[Partito Comunista Italiano|Pci]] e, sentendo il bisogno di agire in modo organizzato in vista di una società diversa, inizia la sua azione da attivista battendo a macchina testi che altri attivisti comunisti facevano circolare clandestinamente. Entra ufficialmente a far parte del Pci clandestino nel luglio 1943, poco prima della destituzione di Mussolini.
== La partecipazione alla Resistenza: gli anni dal 1943 al 1945 ==
 
Dopo l’[[8 settembre]] e l’invasione tedesca, Bianca inizia a collaborare con la resistenza torinese attraverso il [[Partito Comunista Italiano|Pci]], nome di battaglia: Nerina. Mantiene il suo impiego all’Unione industriale che le garantiva, grazie a uno speciale visto rilasciato dagli occupanti (''Personalausweis''), di circolare liberamente e insospettata. Allo stesso tempo ottiene la tessera del [[Comitato di Liberazione Nazionale|CLN]], iniziando perciò a condurre un’esistenza ''“identica e sdoppiata come era proprio dei tempi”''<ref>''Bianca la Rossa'', cit., p.29</ref>. Trafugati alcuni ''Personalausweise'', abbandonò il suo impiego di copertura dedicandosi integralmente alla militanza politica. Alberto Salmoni era andato in montagna, unendosi a una [[brigata partigiana]] nel Canavese; Bianca l’aveva accompagnato in bicicletta<ref>''Bianca la Rossa'', p. 39,</ref>. Egli dopo poco si spostò in Val Chisone in una brigata di [[Giustizia e Libertà]] di cui faceva parte Paolo Gobetti (figlio del noto intellettuale antifascista [[Piero Gobetti]]) e da allora Bianca e Ada Prospero Gobetti (del [[Partito d'Azione]]), madre di Paolo, cominciarono i loro viaggi alla "Gianna", rifugio della brigata, per andare a trovarli mentre, come staffette, tenevano i collegamenti con i partigiani in quelle valli.
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Da sempre al fianco delle donne operaie, Bianca pubblica nel 1977 due volumi intitolati ''"Compagne"'', in cui raccoglie una serie di interviste fatte a 49 donne operaie, militanti e antifasciste, che avevano preso parte alla Resistenza.
== L'attivitàAttività da avvocatoprofessionale ==
Nel 1947 Bianca supera gli esami da procuratore legale e intraprende l'attività di avvocata penalista: è una dei 6 avvocati donna su 800 appartenenti al Foro torinese. L'impegno professionale e politico di Bianca è attivo nel campo del diritto di famiglia e della tutela dei più deboli, dei minori e carcerati, nelle cause di lavoro a fianco del sindacato. Nel 1958 vince una causa difendendo la parità della retribuzione tra uomo e donna appellandosi all'[[Costituzione della Repubblica Italiana|Art. 3 della Costituzione]].
 
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Bianca Guidetti Serra fu la prima a ricostruire il processo alle Brigate Rosse in due lunghi articoli, intitolati ''Il ruolo dell’avvocato attraverso la cronaca di un processo'', pubblicati sulla rivista "Quaderni piacentini" nel 1978. Nello stesso periodo, forse per richiamare un modello di lotta diverso, raccoglie in due volumi intitolati ''Compagne'', pubblicati nel 1977, le interviste a 49 donne operaie, militanti e antifasciste, che avevano preso parte alla lotta di liberazione<ref>Bianca la Rossa, cit., p.198</ref>.
 
== L'attivitàAttività sindacale e nelle istituzionipolitica ==
Nel 1947 Bianca rifiuta l’offerta di divenire membro del Comitato direttivo nazionale della [[CGIL]], preferendo dedicarsi al mestiere di avvocato.