Nascita della Repubblica Italiana: differenze tra le versioni

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In questo contesto si inserì [[Benito Mussolini|Mussolini]] fondando i [[Fasci italiani di combattimento]], che, in breve, utilizzando le tematiche care ai nazionalisti italiani e sfruttando la delusione per la "[[vittoria mutilata]]", si sarebbe presentato come baluardo del sistema politico liberale italiano filo monarchico contro la sinistra marxista e rivoluzionaria di ideologia repubblicana. Non indifferente fu l'appoggio al giovane movimento dell'alta borghesia, sia [[latifondo|terriera]] sia industriale, dell'aristocrazia (la stessa regina madre, [[Margherita di Savoia]], fu sostenitrice del fascismo), dell'alto clero e degli ufficiali, naturalmente dato dopo aver espunto quei caratteri socialisteggianti tipici del [[sansepolcrismo]]. In realtà il sistema politico liberale elesse il fascismo a suo baluardo ma ne fu a sua volta vittima, poiché venne sostituito da un regime autoritario, [[totalitarismo|totalitario]], [[militarismo|militarista]] e [[nazionalismo|nazionalista]].
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La nomina, da parte di [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III]], di [[Benito Mussolini]] come primo ministro, nell'ottobre [[1922]], seppur non contraria allo Statuto, che attribuiva al re ampio potere di designare il governo, era contraria alla prassi che si era instaurata nei decenni precedenti. Lo stesso Statuto albertino ne uscì svuotato nei contenuti dopo l'instaurazione effettiva della dittatura fascista nel [[1925]]. Le libertà che esso garantiva furono sospese e il Parlamento fu addomesticato al volere del nuovo governo. Infatti, la posizione del cittadino al cospetto delle istituzioni vide, durante il fascismo, una duplicazione della sottomissione prima dovuta al re, e ora anche al "duce" (Benito Mussolini), e si fece più labile la condizione di pariteticità fra i cittadini (e fra questi e le istituzioni), allontanandosi dai principi democratici già raggiunti. La rappresentanza fu fortemente (se non assolutamente) condizionata, vietando tutti i partiti e le associazioni che non fossero controllate dal regime (eccezion fatta per quelle controllate dalla [[Chiesa cattolica]], comunque soggette a forti condizionamenti, e della [[Confederazione generale dell'industria italiana|Confindustria]]), giungendo a trasformare la Camera dei deputati in [[Camera dei Fasci e delle Corporazioni]], in violazione allo Statuto. In tutti questi anni, da parte del potere regale, non vi fu alcun esplicito tentativo di opporsi alla politica del governo fascista<ref>P. Viola, ''op. cit.'', pp. 69-75 e 83-107</ref>.