Charlotte de Robespierre: differenze tra le versioni

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Nel 1792, Maximilien li chiamò presso di sé a Parigi, nella casa di rue Saint-Honoré dove abitava a pensione presso i coniugi Duplay. I rapporti tra Charlotte e la signora Duplay si guastarono rapidamente e Charlotte preferì trasferirsi in un appartamento di rue Saint-Florentin. In quest'epoca fu chiesta in moglie da [[Joseph Fouché]], ma Charlotte respinse la richiesta a motivo del comportamento tenuto da Fouché durante la repressione della [[Assedio di Lione|rivolta di Lione]]. Dopo averlo accompagnato quando fu inviato come rappresentante dell'[[Assemblea nazionale (Francia)|Assemblea nazionale]] a [[Tolone]] e [[Nizza]], ruppe anche i rapporti con il fratello Augustin e, su richiesta di Maximilien, preferì tornare ad Arras, ma si ristabilì poco dopo a Parigi in casa di un'amica.
 
Con la morte dei fratelli, temendo per la propria vita, si nascose ma fu scoperta e arrestata. I termidoriani, che avevano montato la teoria di una cospirazione robespierrista per giustificare il proprio complotto<ref>A.Albert Mathiez, ''Robespierre'', 2006, p. 130.</ref>, presero atto della sua dichiarazione di aver ignorato «l'infernale cospirazione» che altrimenti «ella avrebbe denunciato piuttosto che veder perdere il proprio Paese». Come dimostrano le sue ''Memorie'', nelle quali difende le figure dei fratelli al contrario di quella dell'[[abate]] [[Liévin-Bonaventure Proyart|Proyart]], si tratta di dichiarazioni non vere, rilasciate per salvare la propria vita.
 
Liberata dopo due settimane di prigionia dal Comitato di sicurezza generale termidoriano, andò ad abitare presso degli amici, la famiglia Mathon. La figlia di Mathon l'amava come se fosse stata sua madre. Divenne inoltre intima amica di [[Giuseppina di Beauharnais]]. Dal 1803 ottenne da [[Napoleone Bonaparte|Napoleone]] un modesto sussidio, addebitato ai conti speciali del ministero dell'interno diretto da Fouché, che le fu ridotto sotto la [[Restaurazione francese|Restaurazione]] per ordine di [[Luigi XVIII di Francia|Luigi XVIII]], soppressa il 1º gennaio 1823 ma ristabilita nel 1830, sotto [[Carlo X di Francia|Carlo X]], da [[Jean-Baptiste Gaye|Matignac]]. Sopravvissuta quarant'anni ai due fratelli, morì povera il 1º agosto 1834 tra la famiglia Mathon, alla cui figlia, con testamento olografo del 1828, lasciò in eredità alcuni modesti mobili ed effetti personali, e fu sepolta nel [[cimitero di Montparnasse]] due giorni dopo. La tomba non esiste più dalla fine degli anni trenta.
 
Lasciò in eredità tutti i suoi scritti e documenti al giovane repubblicano Albert Laponneraye, conosciuto nel 1832, quando costui aveva pubblicato un primo volume dei discorsi di Robespierre. Laponneraye pubblicò subito le memorie di Charlotte con alcune sue integrazioni. Pochi mesi dopo apparve una seconda edizione e una terza nel 1840, all'interno dei quattro volumi delle ''Opere'' di Robespierre curate da Laponneraye.<ref>G.Gérard Walter, ''Robespierre'', pp. 599-600.</ref>
 
== Scritti ==
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== Bibliografia ==
* Gérard Walter, ''Robespierre'', ParisParigi, Gallimard, 1946.
* Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, ''Charlotte Robespierre et ses mémoires'', ParisParigi, Editions sociales internationales, 1960.
* Gabriel Pioro, Pierre Labracherie, ''Charlotte Robespierre et ses amis'', «Annales historiques de la Révolution Française», 165, juillet-septembre 1961.
* Albert Mathiez, ''Robespierre'', Bolsena, Massari, 2006, ISBN 88-85378-00-5.