Alexander Dubček: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Nato a [[Uhrovec]], in [[Slovacchia]], nella stessa casa in cui nacque il poeta [[Ľudovít Štúr]], da genitori che erano emigrati negli [[Stati Uniti d'America]] e tornati in Cecoslovacchia all'inizio del 1921, all'età di quattro anni si trasferì con tutta la sua famiglia in [[Unione Sovietica]]. Qui, accompagnando il padre nella regione del Kazakstan, fu testimone della tragedia provocata dalla campagna staliniana di «denomadizzazione» contro i kazachi, di cui ricorda in particolare le «scene terribili» degli esodi di massa della popolazione affamata e in fuga<ref>{{Cita libro|autore=Andrea Graziosi|titolo=L'Urss di Lenin e Stalin. Storia dell'Unione Sovietica 1914-1945; p. 319.}}</ref>. Rientrato poi in [[Cecoslovacchia]] nel [[1939]], lavorò come operaio e aderì al movimento comunista clandestino, prendendo parte alla resistenza antinazista e all'[[Insurrezione nazionale slovacca|insurrezione slovacca]] nel [[1944]]. Nel [[1951]] diventò deputato dell'Assemblea nazionale e nel [[1963]] segretario del [[Partito Comunista di Slovacchia (1939)|Partito comunista slovacco]] (che con quello di [[Boemia]] e [[Moravia]] formava il [[Partito Comunista di Cecoslovacchia]], PCC).
 
Convinto della necessità di abbandonare il modello sovietico, Dubček riunì intorno a sé un folto gruppo di politici e intellettuali riformatori, diventando il maggiore interprete di una linea antiautoritaria – definita "[[socialismo]] dal volto umano" – e di una feconda stagione politica: la [[Primavera di Praga]]. Il 5 gennaio [[1968]] venne eletto segretario generale del [[Partito Comunista di Cecoslovacchia|PCC]] al posto di [[Antonín Novotný]], leader della componente più legata al [[Partito Comunista dell'Unione Sovietica|Partito comunista sovietico]], dando avvio al cosiddetto "nuovo corso", una strategia politica volta a introdurre elementi di democrazia in tutti i settori della società, fermo restando il ruolo dominante del partito unico.