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La Marina italiana si sviluppò fino alla [[Prima guerra mondiale]] a fasi alterne, talvolta interrotte per movivazionimotivazioni politiche, ma ebbe uno sviluppo iniziale molto limitato dall'amalgama delle marine preunitarie con la marina sarda, che però non portò ad una situazione stabile fino a dopo il 1866 e la [[Battaglia di Lissa (1866)|Battaglia di Lissa]]. Da quel momento fino alla [[Guerra di Abissinia|campagna di Etiopia]] ebbe una crescita costante, che riprese solo dopo l'inizio del XX secolo.
 
==Lo sviluppo iniziale (fino al 1866)==
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Dopo la firma del trattato di triplice Alleanza con Germania ed Austria-Ungheria l'Italia rinforza ulteriormente la marina arrivando nel 1890 ad essere la quarta marina mondiale<ref name=PM53>{{Cita|D.Buonamico|p 53}}</ref>. Sono state varate tre corazzate (''Ruggero di Lauria'', ''Andrea Doria'' e ''Francesco Morosini'') e successivamente altre tre (''Re Umberto'', ''Sardegna'' e ''Sicilia'') con una struttura studiata da [[Benedetto Brin]] atta a sostenere gli effetti di siluri e mine senza ridurre la velocità della nave<ref name=PM53 />.
 
La posizione del BuonamicoBonamico nel periodo che precede il 1880, soprattutto sotto l'influsso del Grivel e di [[Edmond Jurien de La Grevére|Jurien de La Grevére]] è che le navi "da battaglia" italiane dovrebberoavrebbero dovuto essere simili a quelle "da crociera" (cioè destinate a minacciare il traffico marittimo del nemico)<ref> Le navi da crociera (incrociatori) dovrebbero avere una stazza di 2000-2500&nbsp;t contro le 4000-5000 delle navi da battaglla (corazzate) con 15&nbsp;nodi di velocità ed un'autonomia superiore di 1/3 alle navi da battaglia. {{Cita|D. Buonamico|p 32}}</ref>. Tuttavia, sostiene che, nel caso (da lui considerato remoto) di una guerra con l'[[Austria-Ungheria]], la flotta i taliana dovrebbe avere una strategia offensiva, tesa all'occupazione di basi navali sulla costa dell'[[Istria]]<ref name=PM441>{{Cita|D. BuonamicoBonamico|p 441}}</ref>.
 
Tuttavia, sotto l'impulso della ''Jeune école'' francese, che si ispira agli scritti dell'[[Thèophile Aube|Aube]], alcuni ambienti militari propugnano una flotta di navi leggere (essenzialmente [[Torpediniera|torpediniere]] e [[incrociatore|incrociatori]]) che possano fermare davanti alla costa eventuali tentativi di sbarco (particolarmente temuti i quel periodo erano gli eventuali sbarchi [[Francia|francesi]])<ref>{{Cita|D. Buonamico|p 17-26}}</ref>. Buonamico si pone su una posizione che, se pure non opposta alla ''jeune école'' comunque ne critica le basi teoriche e le anticipa ai suoi scritti degli anni precedenti (1878-1881) ed a quelli dell'ammiraglio russo Filisoff (1879)<ref>{{Cita|D. Buonamico|p 72-73 e 95}}</ref>. Soprattutto nella ''Jeune école'' critica l'asserita prevalenza del [[siluro]] sul [[cannone]], che, a sua detta, sovrasterà strategicamente il siluro finché il siluro non potrà inabilitare la nave che porta il cannone<ref name=PM114>{{Cita|D. Buonamico|p 114}}</ref>, ma questa ultima osservazione sarà rivista successivamente.