Galleria del Corno di Cavento: differenze tra le versioni

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=== La costruzione della galleria e la guerra d'alta quota ===
Gli austriaci mantennero per quasi un anno il controllo della vetta e l'11 febbraio del 1917 giunse a prendere il controllo delle difese del Corno il il tenente Felix Hecht von Eleda (che descrisse la vita nella galleria nel suo diario<ref>{{Cita web|Diario di guerra dal Corno di Cavento 2005}}</ref>) con la prima Compagnia Esploratori dei Tiroler [[Kaiserjäger]], che gestì lo scavo del grosso della galleria, usando delle [[Mina terrestre|mine]] come esplosivo. Il 15 giugno 1917 dopo un violento bombardamento venne lanciato l'assalto di 1500 [[Alpini]] contro il presidio austriaco, composto da circa 200 soldati. L'assalto fu fatale per le truppe asburgiche e vide la caduta a causa di una granata dello stesso tenente Felix Hecht von Eleda e la cattura di 15 soldati bloccati dal bombardamento nella galleria. Successivamente la postazione venne trasformata dagli italiani in presidio con collegamento teleferico, baracche e sentieri attrezzati. Il [[Corno di Cavento]] venne presidiato dalla Terza Compagnia Volontari Alpini comandata dal Cap. [[Luigi Bresciani]], e rinforzata da metà della 241° Compagnia del Battaglione Val Baltea del capitano [[Emilio Battisti]]. Esattamente un anno dopo la conquista italiana (15 giugno 1918), le truppe austriache attaccarono a sorpresa la vetta sfruttando una galleria nascosta nel ghiaccio scavata che sbucava poco sotto le linee italiane e portando nuovamente le truppe austro-ungariche a occupare la cima. Questa riconquista durò circa un mese, dopo di che un possente contrattacco italiano di circa 1000 uomini su tutti i versanti della montagna portò alla rioccupazione della postazione, che rimase italiana fino alla fine del conflitto<ref>{{Cita web|Bollettino SAT n.4 2017 p.24}}</ref>.
 
== La vita nella galleria ==
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Durante le intense nevicate e le bufere in quota la vita dei soldati procedeva lentamente perché erano costretti a rimanere all'interno della galleria per giorni; questo favoriva anche la diffusione dei pidocchi.
Durante la [[prima guerra mondiale]] i soldati che abitano la Galleria del Cavento cambiano e alcuni di questi vengono definiti dal tenente Hecht, uno dei tanti ad abitare il Corno da cui non farà mai ritorno, un ''"orrendo mucchio di porci"''<ref>{{Cita web|Diario di guerra dal Corno di Cavento 2005}}</ref> per le pessime condizioni igieniche in cui si presentava la galleria dopo il loro passaggio, in quanto nessuno si curava di lasciare in ordine i letti di legno con la paglia a fare da materasso.
I soldati dovevano resistere anche agli insistenti bombardamenti dai passi montani circostanti, avamposti dell'esercito avversario che tentava di riconquistare la vetta.
 
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==Collegamenti esterni==
*{{Cita web|url=http://www.carealto.it/accessi.html|titolo=carèAccessi altoal rifugio Carè Alto|accesso=2021-03-10}}
*[http://www.trentinograndeguerra.it/context.jsp?ID_LINK=60&area=0&id_context=47 Museo della Guerra Bianca Adamellina "Recuperanti in Val Rendena"], su trentinograndeguerra.it.