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La quotazione comporta anche dei costi, che sono sostenuti dall'impresa non solo al momento della quotazione, ma anche in via continuativa negli anni successivi.
 
==== Costi diretti di quotazione ====
Rientrano in questa categoria i costi delle consulenze legali e strategiche fornite dai consulenti, delle pratiche amministrative (ad esempio per eventuali modifiche statutarie), della certificazione dei bilanci e della redazione della documentazione richiesta dalle autorità di vigilanza.<br />Quando la quotazione comporta un collocamento di titoli sul mercato, devono essere tenuti in considerazione anche il compenso per l'intermediario che garantisce l'offerta (''underwriter''), quantificabile in una percentuale che varia solitamente dal 3% al 7% del capitale offerto, e i costi di marketing relativi alla promozione dell'offerta, ai ''roadshow'' e alla diffusione del prospetto informativo presso i potenziali investitori. La società di Borsa richiede inoltre una tassa sia al momento dell'ingresso nel listino, sia negli anni successivi. In questo secondo caso, esso è proporzionale al volume degli scambi.<br />Infine, poiché non vi è certezza ''ex ante'' sul valore delle azioni offerte, l'impresa potrebbe incorrere anche nel costo di ''underpricing'': potrebbe cioè sostenere un costo opportunità cedendo azioni ad un valore inferiore rispetto a quello riconosciuto dal mercato.
 
==== Costi indiretti di quotazione ====
Rientrano in questa categoria i costi indotti dallo status di impresa quotata.<br />Innanzitutto, la quotazione in Borsa richiede che sia istituito, internamente all′impresa, un servizio di ''investor relation'', prima inesistente, deputato a produrre informativa minuziosa e costante al mercato e alla comunità finanziaria.