Notte dei cristalli: differenze tra le versioni

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Il ''Reichsminister'' [[Hermann Göring]] appena fu avvisato del pogrom si recò da Hitler e apostrofò il ministro della Propaganda come «troppo irresponsabile» per non aver valutato gli effetti disastrosi di quell'iniziativa sull'economia del Reich.
Per Göring era in gioco la sua credibilità quale plenipotenziario del piano quadriennale, il quale dopo avere esortato i cittadini a non buttare via tubetti di dentifricio usati, chiodi arrugginiti e oggetti smessi di qualsiasi natura - disse a Hitler - si lasciavano devastare sconsideratamente beni di valore<ref name=KerXV-34>{{cita|Kershaw|XV. Indizi di mentalità genocida. 3}}.</ref>.
 
Lo stesso ministro dell'Economia [[Walther Funk]], all'inizio dell'anno subentrato a [[Hjalmar Schacht]] alla guida del ministero dell'Economia, appena saputo del pogrom telefonò irritato a Goebbels e lo apostrofò violentemente, ma a tenerlo buono gli fu risposto che presto Hitler avrebbe inoltrato a Göring l’ordine di escludere gli ebrei dalla vita economica<ref name=KerXV-3/>.
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Hilberg fa notare che oltre a risentirne la diplomazia, fu colpito anche tutto ciò che fosse «appannaggio degli esportatori, degli esperti in armamenti, e di tutto ciò che aveva a che fare con le valute estere», con quel pogrom «per la prima volta, molti dettaglianti, grossisti e importatori si associarono nel boicottaggio»
Furono annullati contratti negli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]], [[Canada]], [[Francia]], [[Inghilterra]] e [[Jugoslavia]], con un calo del 20 e fino al 30% per le esportazioni tedesche, e cosa inspiegabile per il commercio tedesco: quale ragione stava spingendo anche le imprese "ariane" all'estero a boicottare le imprese "ariane" in Germania. «Nei [[Paesi Bassi]] una delle maggiori società di Import-Export, la Stockies en Zoonen di [[Amsterdam]], che fino ad allora aveva rappresentato marchi importanti come la [[Krupp]], [[DKW]], [[BMW]], e la filiale tedesca della [[Ford]], mise fine a tutti i suoi contratti con la Germania e preferì vendere prodotti britannici»<ref name="cita|Hilberg|p. 40">{{cita|Hilberg|p. 40}}.</ref>.
 
Secondo lo storico [[Ian Kershaw]], Hitler probabilmente fu preso alla sprovvista dall'entità raggiunta dall'azione cui aveva personalmente dato via libera - come in numerosi altri casi di autorizzazioni di massima date in modo estemporaneo e privo di veste formale - durante la concitata conversazione con Goebbels nel municipio.
Sicuramente il profluvio di critiche abbattutesi nel corso della nottata da parte di Göring, Himmler e altri gerarchi nazisti fece capire a Hitler che la situazione poteva sfuggire di mano, e le violenze stavano diventando controproducenti, soprattutto per l’entità dei danni provocati. Allo stesso tempo però Kershaw si chiede cosa Hitler potesse aspettarsi di diverso, soprattutto in base alle informazioni provenienti dai primi incidenti registrati il giorno 8, e al fatto che egli stesso si era pronunciato contro un severo intervento del forze dell'ordine nei riguardi delle violenze antisemite che erano scoppiate a Monaco<ref name=KerXV-4/>.
 
Nei giorni che seguirono, Hitler si premurò dunque di adottare una linea ambigua sulla vicenda. Evitò di lodare Goebbels, o di mostrare apprezzamento per i fatti accaduti, ma altresì si astenne dal condannare o prendere esplicitamente le distanze dall'impopolare ministro della propaganda, sia in pubblico che nella sua cerchia più intima di collaboratori<ref name=KerXV-4/>.
Secondo Kershaw dunque, «nulla di tutto questo depone a favore di un’aperta violazione o distorcimento dei voleri del Führer» da parte di Goebbels. Più giusto se mai, sarebbe parlare di un senso di imbarazzo in Hitler nel rendersi conto che l'azione da lui approvata stava suscitando quasi esclusivamente reazioni di condanna anche nelle alte sfere del regime<ref name=KerXV-4/>.
 
In ogni caso all'ora di pranzo del 10 novembre Hitler comunicò a Goebbels di voler introdurre misure economiche draconiane contro gli ebrei nel Reich. Queste erano improntate all'idea perversa di presentare loro il conto di quelle proprietà israelite andate distrutte per mano nazista, risparmiando il gravoso impegno economico alle società assicurative tedesche. Le vittime, in altre parole, erano colpevoli delle stesse violenze a loro inflitte, e dovendo risarcire i danni senza alcun risarcimento, sarebbero andati incontro alla confisca dei beni<ref name=KerXV-3/>.
 
SecondoSempre lo storico Iansecondo Kershaw, la paternità di Goebbels, in seguito sostenuta da Göring, dell'idea di infliggere alla comunità ebraica una multa di un miliardo di marchi non è sicura; più probabilmente fu Göring, in qualità di responsabile del piano quadriennale direttamente interessato al massimo sfruttamento economico degli ebrei, a ventilare la proposta in colloqui telefonici avuti quel pomeriggio con Hitler e, forse, anche con Goebbels. Né si può escludere che fosse farina del sacco di Hitler, per quanto Goebbels non ne faccia parola soffermandosi sulla volontà di «severissimi provvedimenti» manifestata dal cancelliere a pranzo. Il suggerimento doveva comunque incontrare il favore di Hitler. Già nel suo memorandum del 1936 sul piano quadriennale aveva del resto affermato, relativamente alla necessità di affrettare i preparativi economici in vista della guerra, l'intenzione di imputare agli ebrei qualsiasi guasto subito dall'economia tedesca. Con l’adozione di tali misure, Hitler decretava altresì «l'adempimento della soluzione economica», e ordinava in linea di massima ciò che era destinato ad accadere<ref name=KerXV-3/>.
All'intento veniva data forma concreta nel corso della riunione convocata da Göring per la mattina del 12 novembre presso il ministero dell'aviazione, cui presenziarono più di cento alti funzionari<ref name=KerXV-3/>.