Notte dei cristalli: differenze tra le versioni

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{{Citazione|Mentre milioni di persone in tutto il mondo oggi festeggiano l'[[Armistizio di Compiègne|Armistizio]], non c'è pace per gli ebrei. Apriamo questa sessione alla luce degli incendi delle sinagoghe che bruciano in tutta la Germania, e delle urla di dolore delle vittime e del pianto di migliaia di ebrei nei campi di concentramento|Chaim Weizmann nel discorso di apertura del Consiglio generale sionista a [[Londra]], 11 novembre 1938<ref>{{cita|Gilbert|p. 128}}.</ref>.}}
 
Sei settimane prima della Notte dei cristalli si era svolta a Monaco una [[Conferenza e accordo di Monaco|importante conferenza]] dalla quale il primo ministro britannico [[Neville Chamberlain]] era tornato proclamando «la pace per la nostra epoca». Il pogrom di novembre sortì un duro colpo a quella speranza di pace, tanto che il 18 novembre il [[cancelliere dello Scacchiere]], Sir [[John Simon (politico)|John Simon]], parlò di come la prospettiva di pace fosse «stata gettata via negli ultimi giorni, a fronte di uno sviluppo che [aveva] profondamente sconvolto e commosso il mondo». Il destino degli ebrei, aggiunse Simon, «fa sorgere inevitabilmente forti sentimenti sia di orrore che di solidarietà». A tal proposito il 20 novembre 1938 sulle pagine del ''[[The Observer]]'' venne scritto come ormai «i membri del ministero britannico non si fanno illusioni. Con loro immenso dispiacere riconoscono che tutto ciò che è accaduto in Germania negli ultimi dieci giorni significa un definitivo ritardo alle prospettive di pacificazione in Europa»<ref>{{cita|Gilbert|p. 153}}.</ref>.
 
Il 20 novembre il presidente Roosevelt annunciò che avrebbe chiesto al Congresso di consentire a circa quindicimila rifugiati tedeschi già presenti negli Stati Uniti di rimanere nel paese a «tempo indeterminato», in quanto sarebbe stato «crudele e disumano costringere i profughi, la maggior parte dei quali erano ebrei, a ritornare in Germania per trovarsi di fronte a un potenziale maltrattamento, campi di concentramento o altri tipi di persecuzione». Tuttavia Roosevelt non appoggiò la richiesta delle organizzazioni ebree statunitensi che chiedevano di unificare le quote di immigrazione dei successivi tre anni per il solo 1938, permettendo potenzialmente a ottantunomila ebrei di entrare nel paese in tempi brevi<ref>{{cita|Gilbert|p. 154}}.</ref>.