Grazia d'Arzago: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
Grazia apparteneva alla famiglia dei nobili de Capitani originali di Gera d'Adda che avevano un castello nella località Arzago<ref>{{cita web|url=https://servizi.ct2.it/ssl/wiki/index.php?title=Capitani_(de)_d%27Arzago#Personaggi|titolo=Capitani (de)Arzago|editore=EFL Società Storico Lombarda|accesso=14 luglio 2021}}</ref> [[Vassallo|vassalli]] nell'[[XI secolo]] del [[Diocesi di Cremona|vescovo di Cremona]] ma che avevano rapporti anche con il [[Diocesi di Bergamo|vescovo di Bergamo]]. Dagli scritti di [[Galvano Fiamma]] si deduce che vi erano legami di parentela della famiglia con [[Ariberto da Intimiano]] [[Arcidiocesi di Milano|arcivescovo di Milano]].<ref>{{cita libro|autore=Alessandro Ceruti|titolo=Miscellanea di Storia Italiana|anno=1869|p=603}}</ref>
[[File:Bergamo, portale del convento di s. grata, madonna col bambino, s. alessandro e s. grata con la testa di s. alessandro, xvi secolo.JPG|thumb|Portale del convento di Santa Grata in via Arena]]
La giovane si spostò da Arzago, paese d'origine, a Bergamo negli anni venti del Duecento, entrando nel monastero claustrale di [[Chiesa di Santa Grata in Columnellis|Santa Grata]] in [[via Arena]], la sua presenza è documentata dal 1227 in due atti d'investitura, uno del 29 aprile e un altro del maggio quando furono rinnovati gli affitti di alcuni terreni dall'allora badessa Giustina alla presenza di alcune consorelle tra le quali Grazia.
 
La comunità accoglieva solo giovani della più alta aristocrazia cittadina.<ref>{{cita|Brolis|p.113}}.</ref> Fu nominata badessa nel 1232, dopo la morte di Giustina avvenuta il 25 novembre 1229 che aveva retto il monastero dal 1197, diventando la donna più importanti nella storia cittadina del [[XIII secolo]] governando il monastero per quarant'anni.<ref>{{cita|Cossandi}}</ref> Grazia incaricò [[Pinamonte da Brembate]], il [[Ordine dei frati predicatori|domenicano]] che aveva contribuito nel 1265 a stendere i dieci capitoli della ''Regula'' della [[Fondazione MIA|congregazione della Misericordia Maggiore]], a scrivere la biografia di [[Grata di Bergamo|santa Grata]] titolare della chiesa e del convento. Il beato scriverà la «Legendario sanctae Gratae (Vita et translatio sanctae Gratae viduae Bergomensis)» tra il 1240 e il 1260.{{citazione|Veramente e di congruo dobbiamo avere questa grazia per la sollecitudine di donna Grazia; affinché, per la consonanza del suo nome, tutto ciò che è fatto circa questo argomento, sia da attribuirsi alla grazia di Dio, affinché sia grazia per Grazia|Traduzione del testo latino di Pinamonte da Brembate}} Del testo vi sono due copie, la seconda realizzata perché non venissero perse le miniature che erano presenti nella prima stesura. Questa seconda copia riporta sulla copertina in cuoio a caratteri dorati la scritta ''Deus Off(ici)a Locatella professa S. Gratae fieri fecit'', forse doveva essere dono a una nuova monaca certa Officia Locatelli.<ref>{{cita libro|titolo=Catalogo dei manoscritti della biblioteca del monastero di Santa Grata in Bergamo|editore=Archivio storico diocesano}}</ref>
 
Grazia incaricò [[Pinamonte da Brembate]], il [[Ordine dei frati predicatori|domenicano]] che aveva contribuito nel 1265 a stendere i dieci capitoli della ''Regula'' della [[Fondazione MIA|congregazione della Misericordia Maggiore]], a scrivere la biografia di [[Grata di Bergamo|santa Grata]] titolare della chiesa e del convento le cui reliquei vi erano conservate. Il beato scriverà la «Legendario sanctae Gratae (Vita et translatio sanctae Gratae viduae Bergomensis)» tra il 1240 e il 1260.{{citazione|Veramente e di congruo dobbiamo avere questa grazia per la sollecitudine di donna Grazia; affinché, per la consonanza del suo nome, tutto ciò che è fatto circa questo argomento, sia da attribuirsi alla grazia di Dio, affinché sia grazia per Grazia|Traduzione del testo latino di Pinamonte da Brembate}} Del testo vi sono due copie, la seconda realizzata perché non venissero perse le miniature che erano presenti nella prima stesura. Questa seconda copia riporta sulla copertina in cuoio a caratteri dorati la scritta ''Deus Off(ici)a Locatella professa S. Gratae fieri fecit'', forse doveva essere dono a una nuova monaca certa Officia Locatelli.<ref>{{cita libro|titolo=Catalogo dei manoscritti della biblioteca del monastero di Santa Grata in Bergamo|editore=Archivio storico diocesano}}</ref>
La richiesta fatta a Pinamonte indica la volontà di Grazia di riportare il monastero agli ideali dell'origine così come erano raffigurati nelle miniature degli scritti. Tra i disegni vi è l'immagine di Pinamonte che consegna la biografia della santa alle monache raffigurate con abiti colorati, mentre un affresco conservato nel convento raffigura Grazia inginocchiata che consegna il manoscritto a santa Grata fondatrice. Grazia aveva scelto Pinamonte perché questi aveva scritto la regola della congregazione caritativa più importante di Bergamo, e lei a questo voleva riportare l'ordine fondando un ospizio caritativo così come sarebbe stato voluto da Grata. Grazie si iscrisse con alcune monache alla confraternita laicale<ref>{{cita web|url=http://www.monasterobenedettinesantagrata.it/wp-content/uploads/2018/12/7-dicembre-2017.pdf|titolo=Santa Grata. Tanti secoli di storia nel segno della carità cristiana|editore=L'Eco di Bergamo|anno=7 dicembre 2017|accesso=15 luglio 2021}}</ref> e il suo esempio fu seguito da una cinquantina di donne che abitavano in prossimità di via Arena. Anche le monache [[Ordine di San Benedetto|benedettine]] di [[Ex convento di Santa Maria in Valmarina|Valmarina]] seguirono il suo esempio.<ref name=Brolis114>{{cita|Brolis|p.114}}.</ref>
 
La richiesta fatta a Pinamonte indica la volontà di Grazia di riportare il monastero agli ideali voluti dalla santa alla sua origine, ideali di carità e castità, così come erano raffigurati nelle miniature degli scritti. Tra i disegni vi è l'immagine di Pinamonte che consegna il manoscritto biografico della santa, alle monache raffigurate con abiti colorati, mentre un affresco conservato nel convento raffigura Grazia inginocchiata che consegna il manoscritto a santa Grata fondatrice.
La collaborazione con le monache di un monastero rurale posto lontano dalle mura di Bergamo, indica la scelta di Grazia di ''uscire'' dalle mura claustrali,<ref>Serve considerare che la clausura del Trecento non è la medesima dei secoli successivi che imponeva la massima chiusura.</ref>
 
Importanti furono anche le sue qualità manageriali. Grazia con alcune consorelle uscì più volte dalle mura del convento per controllare i possedimenti posti in alcune località lontane a Albegno, Stezzano, Grassobbio, e Calvenzano. La sua capacità le permise di liberarsi dai molti amministratori disonesti che intascavano diritti, affitti e soldi sulle vendite, in particolare rimane il nome di Lanfranco da Chignolo, sorpreso a incassare 14 lire imperiali su un atto di vendita di terreni di proprietà dal convento.
La richiesta fatta a Pinamonte indica la volontà di Grazia di riportare il monastero agli ideali dell'origine così come erano raffigurati nelle miniature degli scritti. Tra i disegni vi è l'immagine di Pinamonte che consegna la biografia della santa alle monache raffigurate con abiti colorati, mentre un affresco conservato nel convento raffigura Grazia inginocchiata che consegna il manoscritto a santa Grata fondatrice. Grazia aveva scelto Pinamonte perché questi aveva scritto la regola della congregazione caritativa più importante di Bergamo, e lei a questo voleva riportare l'ordine fondando un ospizio caritativo così come sarebbe stato voluto da Grata. GrazieGrazia si iscrisse con alcunesette monache alla [[Fondazione MIA|confraternita laicale]]<ref>{{cita web|url=http://www.monasterobenedettinesantagrata.it/wp-content/uploads/2018/12/7-dicembre-2017.pdf|titolo=Santa Grata. Tanti secoli di storia nel segno della carità cristiana|editore=L'Eco di Bergamo|anno=7 dicembre 2017|accesso=15 luglio 2021}}</ref> e il suo esempio fu seguito da una cinquantina di donne che abitavano in prossimità di via Arena. Anche le monache [[Ordine di San Benedetto|benedettine]] di [[Ex convento di Santa Maria in Valmarina|Valmarina]] seguirono il suo esempio.<ref name=Brolis114>{{cita|Brolis|p.114}}.</ref>
 
La collaborazione con le monache di un monastero rurale posto lontano dalle mura di Bergamo, indica la scelta di Grazia di ''uscire'' dalle mura claustrali,<ref>Serve considerare che laLa clausura del Trecento non è la medesima dei secoli successivi che imponeva la massima chiusura.</ref>
Importanti furono anche le sue qualità manageriali. Grazia con alcune consorelle uscì più volte dalle mura del convento per controllare i possedimenti posti in alcune località lontane: aad Albegno, Stezzano, Grassobbio, e Calvenzano. La sua capacità le permise di liberarsi dai molti amministratori disonesti che intascavano diritti, affitti e soldi sulle vendite, in particolare rimane il nome di Lanfranco da Chignolo, sorpreso a incassare 14 lire imperiali su un atto di vendita di terreni di proprietà dal convento.
 
Grazia ottenne nel 1235 un privilegio pontificio indicando la sua volontà di non adeguare l'ordine al modello [[Ordine cistercense|cistercense]] molto severo nelle regole claustrali femminili, ribadendo davanti al vescovo [[Giovanni Tornielli]] quando voleva imporre l'allora [[papa Gregorio IX]].<ref name=Brolis114/>