Incidente del Savoia-Marchetti S.M.73 delle Avio Linee Italiane del 1940: differenze tra le versioni

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L'aeromobile era impiegato sulla [[Rotte ATS|rotta]] [[Tripoli]]-[[Palermo]]-[[Roma]]. Decollato da Tripoli alle 6:00 del 16 marzo 1940, il velivolo S.M.73 (I-SUTO) arrivò sull'[[aeroporto di Catania-Fontanarossa]], invece che su quello previsto di [[Palermo]], alle 9:25 sbarcando 4 passeggeri. L'aereo ripartì alle ore 10:10 con destinazione l'[[aeroporto di Napoli-Capodichino]], dove avrebbe dovuto atterrare alle 12:20. Le previsioni meteorologiche indicate sul cartello di rotta consegnato al velivolo erano le seguenti: ''condizioni meteo perturbate per nubi basse dai 300 ai 700 metri et precipitazioni temporalesche. Visibilità scarsa. Mare agitato''.<ref name=L9p2>{{Cita|La Greca 2019|p. 2}}.</ref>
 
L'equipaggio era composto dal comandante Guido Gartman, dal secondo pilota Mario Bonomi, dal motorista Antonio Trullo, e dal marconista Romeo Palamara.<ref name=L9p4>{{Cita|La Greca 2019|p. 4}}.</ref> I passeggeri erano: Pasquale Argenziano, [[sottotenente]] di [[fanteria]], Uberto Benedetti, sottotenente [[Pilota (aviazione)|pilota]], Litterio Calabretta, commendatore Giacomo Colombini, Leo Loi, sottotenente di [[artiglieria]] di complemento, Mario Rossi, [[tenente colonnello]] pilota, Francesco Paolo Russo, Domenico Scarinzi, sottotenente dell'artiglieria, [[Andrea Zotti]] tenente colonnello pilota, e sua moglie Isabel Kindelán Duany, sorella del comandante dell'[[Aviación Nacional|aviazione nazionalista]] generale [[Alfredo Kindelán]], e la [[scrittrice]] [[Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri]], brillante giornalista, in arte Mura.<ref name=L9p4/>
 
Alle 10:55 il velivolo, che volava in mezzo alla nebbia e a forte pioggia, impattò il terreno in una vallata di località Forgia Vecchia, a sud-ovest dell'abitato, alla quota di circa metri 300 m e a 600 m da un gruppo di casette denominato Contrada Scari.<ref name=L9p5>{{Cita|La Greca 2019|p. 5}}.</ref> L'aereo urtò contro lo sperone montano in assetto di forte salita, ed andò in frantumi in tre punti distanti l’uno dall’altro circa 50 metri in linea longitudinale.<ref name=L9p5/> Nel primo punto si trovava mezza carlinga e rottame vario, nel secondo punto rottami vari dei motori, nel terzo punto l’altra mezza carlinga e rottami vari; a circa un centinaio di metri a sinistra di chi guarda dalla spiaggia verso il monte, dal punto più alto si trovavano rottami di [[elica]].<ref name=L9p4/>
 
L'allarme per il mancato arrivo dell'aereo fu lanciato con una telefonata partita dall'[[aeroporto del Littorio]] alle 15:15,<ref name=L9p2/> e si avviarono immediatamente le operazioni di soccorso. Presso i Comandi Marittimi di [[Messina]] e [[Napoli]] furono predisposti voli di ricognizione marittima a mezzo idrovolanti, e fatte salpare tre [[Torpediniera|torpediniere]], due da Napoli e la ''[[Pegaso (torpediniera)|Pegaso]]'' da Messina.<ref name=L9p2/>
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== Le indagini ==
L'indagine sull'incidente partì a distanza di quasi quindici giorni, il 30 marzo 1940 il Procuratore del Re di Messina scrisse al Pretore di Lipari chiedendo i risultati degli accertamenti circa l'incidente, comunicando gli atti raccolti.<ref name=L9p7>{{Cita|La Greca 2019|p. 7}}.</ref> Il pretore rispose il 6 aprile.<ref name=L9p7/> Il 9 aprile il Procuratore del Re trasferì il fascicolo al Procuratore Generale, e richiese l’intervento di un tecnico del Ministero dell’Aeronautica, ed il successivo 16 giugno sollecitò chiarimenti. il 25 giugno la Direzione generale dell’aviazione civile e del traffico aereo trasmise il resoconto dell’inchiesta tecnica: (…) Le risultanze di tale inchiesta inducono a ritenere che la causa del sinistro sia da ricercare nelle avverse condizioni atmosferiche, notevolmente peggiorate rispetto a quelle risultanti dal “cartello di rotta” del quale il comandante dell’aeromobile aveva preso visione prima della partenza dell’aeroporto di Catania, e quindi sulle conseguenti circostanze di nubi basse, di visibilità nulla nella zona dello Stromboli e di deriva notevole. Non sono emersi pertanto elementi di responsabilità penale a carico di alcuno''.<ref name=L9p7/> Il Ministero dell’Aeronautica non trasmise al Procuratore del Re tutti gli elementi in suo possesso, e ciò si evince chiaramente in una nota interna inviata dalla Direzione Generale dell’Aviazione civile e traffico aereo al Gabinetto del Ministro il 24 agosto 1940, a guerra già in corso:'' (…) in data 16 giugno u.s. il Procuratore del Re di Messina chiedeva di conoscere se questo Ministero avesse ordinato una inchiesta per accertare le cause dell’incidente occorso all’aeroplano “I-Suto” della SocietaSocietà Avio Linee Italiane, abbattutosi il 16 marzo contro lo Stromboli, e, nell’affermativa, se fossero emersi elementi di responsabilità penale e a carico di chi''.<ref name=L9p7/> Il 20 agosto il procuratore del re chiede alla direzione generale dell’aviazione civile e del traffico aereo copia di tutti gli atti, mentre l'8 settembre il Ministero trasmise la perizia conclusiva.<ref name=L9p8>{{Cita|La Greca 2019|p. 8}}.</ref>
 
Tra le conclusioni tratte dall'inchiesta ufficiale una delle cause dell'incidente aereo era da ascriversi alle ''deviazioni della bussola, dovute come detto alla vicinanza di zone vulcaniche''.<ref name=L9p10>{{Cita|La Greca 2019|p. 10}}.</ref>