Cristoforo Grimaldi Rosso: differenze tra le versioni

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Terminato il suo dogato il 4 gennaio del 1537, servì ancora lo Stato di Genova per ben ventisei anni ricoprendo, in diverse fasi, cariche istituzionali come procuratore perpetuo ed egli stesso, nel 1540, selezionatore e distributore delle personalità nelle mansioni statali. Nel 1544 il doge [[Andrea Centurione Pietrasanta]] gli propose la continuazione di stesura degli ''Annali della Repubblica'', mansione che declinò per i molteplici impegni lavorativi. Supervisionò nel 1546 i lavori di restauro della [[cattedrale di San Lorenzo (Genova)|cattedrale di San Lorenzo]] e l'anno successivo, assieme al doge [[Benedetto Gentile Pevere]] ed altri funzionari, assistette e studiò la nuova proposta di riforma del [[Maggior e Minor Consiglio della Repubblica di Genova|Maggior Consiglio della Repubblica]].
 
All'età di sessantasette anni partecipò in prima persona, e assieme al già doge [[Leonardo Cattaneo della Volta]], con l'uso delle armi all'assedio del [[castello di Montoggio]], in [[alta valle Scrivia]], dove trovarono rifugio i [[Fieschi]], autori della [[Congiura dei Fieschi|celebre congiura del 1547]]. Nello stesso anno e ancora nel 1548 seguì per il Senato i lavori di costruzione della nuova [[cattedrale di Savona]] che lo incaricò inoltre della consegna dei 1.500 scudi d'oro per la suddetta chiesa, oltreché la somma di risarcimento per i [[Domenicani]] savonesi. In tale anno si occupò ancora dei lavori di edificazione della [[Porto di Savona|darsena savonese]], distrutta anni prima dai Genovesi per facilitare la sottomissione della città di ponente al potere repubblicano. Nel 1550 presenziò a [[Roma]] come ambasciatore della Repubblica nel rendere gli omaggi al neo elettoneoeletto pontefice [[Giulio III]].
 
In già tarda età fu nominato supremo sindacatore, carica che ricoprì dal 1556 fino all'ultimo anno della sua morte, avvenuta a Genova nel marzo del 1563. Il suo corpo trovò collocazione presso la [[Chiesa di Santa Maria di Castello (Genova)|chiesa di Santa Maria di Castello]]. Gli storici e gli annali lo ricorderanno ancora in questa fase per l'enorme sforzo come servitore dello Stato, nonostante l'età oramai avanzata, e che più volte avrebbe potuto portarlo a nuovi dogati.