Alcesti (Euripide): differenze tra le versioni

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{{Citazione|Il tempo ti consolerà: non è più niente chi muore - o nella traduzione di Pontani: Il morto giace il vivo si dà pace. |Alcesti ad Admeto, v.381<ref>Euripide, ''Alcesti'', trad. di Guido Paduano, Fabbri, Milano 2001, p.87</ref>}}
Dopo i tristi commenti del figlioletto, di Admeto e del Coro, arriva sulla scena [[Eracle]], intento in una delle [[dodici fatiche di Eracle|dodici fatiche]], per chiedere [[Xenia (antica Grecia)|ospitalità]]. Admeto lo accoglie con generosità, pur non nascondendogli la propria afflizione, tanto da essere costretto a spiegargliene il motivo. Racconta all'eroe che è morta una donna che viveva nella casa, ma non era consanguinea, così da non metterlo a disagio, pur nascondendo in qualche modo la verità dei fatti.
Prima dei funerali sopraggiunge [[Fere (mitologia)|Ferete]], padre di Admeto, per portare in dono una veste funebre: il re lo respinge stizzito, accusandolo di essere il colpevole della morte della moglie,in quanto Ferete non aveva voluto sacrificarsi , nonostante di età avanzata , per salvare il figlio dalla morte.E del resto nemmeno la madre di Admeto aveva voluto farlo. ma si sente accusare di essere solo un codardo.
A questo punto, il Coro esce di scena (espediente prima di allora usato solo da [[Eschilo]] nell'''[[Orestea]]''), e si conclude la sezione più propriamente "tragica" dell'opera; in quella successiva il dramma si risolve positivamente.
Entra in scena un servo che si lamenta del comportamento di Eracle, il quale, senza riguardo per la situazione, si è perfino ubriacato. Anche se gli era stato ordinato di non farlo, lo schiavo decide di rivelare a Eracle la verità: la donna "non consanguinea" morta, in realtà, è la moglie di Admeto. L'eroe, fortemente pentito, decide così di andare all'Ade per riportarla in vita. Dopo il terzo [[stasimo]], contenente un elogio di Admeto e Alcesti, Eracle ritorna con una donna velata, fingendo di averla "vinta" a dei giochi pubblici, per mettere alla prova la sua fedeltà. Admeto, inizialmente, ha quasi orrore a toccarla, convinto che sia un'altra, e acconsente a guardarla solo per compiacere il suo ospite. Tolto il velo, si scopre che la donna è Alcesti, ora restituita all'affetto dei suoi cari. Eracle spiega che non le è consentito parlare per tre giorni, il tempo necessario per essere "sconsacrata" agli inferi.