Gaetano Bresci: differenze tra le versioni

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La sera di domenica 29 luglio [[1900]], poco dopo le 22, a [[Monza]], Bresci uccise il [[re d'Italia]] [[Umberto I di Savoia]], sparandogli contro tre o quattro colpi di [[rivoltella]] (Bresci affermò di aver sparato tre volte, ma le fonti storiche non concordano in quanto, oltre ai tre nel corpo del re, venne ritrovato un quarto proiettile nella carrozza<ref name=tre>[http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/31/anarchico_Bresci_commesso_fatto_con_co_7_090731034.shtml ''L'anarchico Bresci «Ho commesso il fatto con palle tre»'']</ref>), colpendolo alla spalla, al polmone e al cuore. Pochi secondi dopo il re perse conoscenza e morì<ref>[http://www.corriere.it/unita-italia-150/mostre/11_settembre_22/conti-la-macchina-dello-stato_f5d0c3bc-e505-11e0-ac8f-9ecb3bbcc6bf.shtml Dal Corriere della Sera]</ref>. Il sovrano stava rientrando in carrozza nella [[Villa Reale di Monza|sua residenza]] [[Monza|monzese]] dopo aver assistito a un saggio [[Ginnastica|ginnico]], cui era seguita una premiazione presso la società sportiva "[[Forti e Liberi]]". Il regicidio, immortalato in una celebre tavola del pittore [[Achille Beltrame]] per ''[[La Domenica del Corriere]]'', avvenne sotto gli occhi della popolazione festante che salutava il monarca.
 
Bresci si lasciò catturare dal [[maresciallo]] dei [[Arma dei Carabinieri|carabinieri]] Andrea Braggio senza opporre resistenza, e fu lo stesso carabiniere a salvarlo, proteggendolo dal [[linciaggio]] a cui stava per essere sottoposto dalla folla inferocita. Poco dopo affermò: «Io non ho ucciso Umberto. Io ho ucciso il Re. Ho ucciso un principio».<ref name=gaddini/> Il regicida, difeso dall'avvocato [[Francesco Merlino]] dopo il rifiuto di [[Filippo Turati]] (che temeva repressioni contro il [[Partito Socialista Italiano|PSI]]; durante un colloquio con Bresci in carcere, il leader socialista rifiutò l'incarico con la motivazione che "non esercitava più da 10 anni la professione"<ref name=gaddini/>), fu processato per [[regicidio]] e condannato all'[[ergastolo]]. Ai suoi parenti in America fu concesso un salario dal re [[Vittorio Emanuele III]].
 
La [[pena di morte]] era invece stata inflitta a [[Giovanni Passannante]], ventidue anni prima (1878), sebbene l'attentato contro il re fosse fallito. La condanna era poi stata commutata in ergastolo per la grazia concessa dal re Umberto. All'epoca del regicidio di Monza (1900) la pena di morte era già stata abolita dal [[Codice penale italiano del 1889|Codice Zanardelli]], nel [[1889]], tranne per alcuni reati militari.<ref>[http://www.liceoberchet.it/ricerche/i-iid/diritti/diritti3d.htm ''La pena di morte in Italia'']</ref> Il dispositivo della sentenza affermò di condannare «...Bresci Gaetano alla pena dell'ergastolo, di cui i primi sette anni in segregazione cellulare continua, all'interdizione perpetua dei pubblici uffici, all'interdetto legale, alla perdita della capacità di testare, ritenendo nullo il testamento che per avventura fosse da lui stato fatto prima della condanna».<ref name=gaddini/>