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Dall 22 giugno 2015, il canale europeo di DW sui satelliti [[Hotbird]] (13.0° E) trasmette solo in lingua inglese. In precedenza, c'era la possibilità di sentire lo stesso canale selezionando tra l'audio tedesco o inglese.
 
==Storia==
===Gli inizi===
La prima trasmissione a onde corte di DW ebbe luogo il 3 maggio 1953 con un discorso dell'allora presidente della Germania occidentale, Theodor Heuss. L'11 giugno 1953, le emittenti pubbliche ARD firmarono un accordo per condividere la responsabilità di Deutsche Welle, che in una prima fase fu controllata dalla [[Nordwestdeutscher Rundfunk]] (NWDR). Nel 1955, la NWDR si divise in Norddeutscher Rundfunk (NDR) e Westdeutscher Rundfunk (WDR), e quest'ultima assunse ebbe il compito di gestire programmazione di Deutsche Welle. Nel 1960, Deutsche Welle fu trasformata in un ente pubblico indipendente a seguito della decisione di un tribunale che stabilì che le trasmissioni in Germania erano una questione statale, mentre le trasmissioni dalla Germania al di fuori dei confini nazionali erano di competenza della funzione degli affari esteri del governo federale. Il 7 giugno 1962, DW e ARD diedero vita ad un'unica emittente nazionale. Quando dopo la riunificazione gran parte del governo si trasferì a [[Berlino]], la sede di Deutsche Welle fu spostata da [[Colonia]] a [[Bonn]].
 
===La riunificazione tedesca===
[[Radio Berlin International]] (RBI), l'emittente internazionale della Germania dell'Est cessò di esistere, fu dismessa a seguito della [[riunificazione tedesca|riunificazione della Germania]] nel 1990. Parte del personale della RBI fu riassunta dalla Deutsche Welle, mentre DW ereditò i diritti sullo spettro di frequenze di RBI e alcune sue strutture di trasmissione, tra cui quelle di [[Nauen]].
 
Nell'agosto 1988, fu fondata DW (TV) nasce col nome di RIAS-TV, una stazione televisiva lanciata dall'emittente di Berlino Ovest RIAS (Radio in the American Sector/Rundfunk im amerikanischen Sektor). La [[caduta del Muro di Berlino]] l'anno successivo e la riunificazione tedesca nel 1990 la chiusura di RIAS-TV. L'1 aprile 1992, Deutsche Welle ereditò le strutture di trasmissione di RIAS-TV e le utilizzò per avviare un canale televisivo in lingua tedesca e inglese trasmesso via satellite, DW (TV), al quale aggiunse alcune ore di trasmissione in lingua spagnola l'anno successivo. Nel 1995, iniziò a operare 24 ore su 24 (12 ore in tedesco, 10 ore in inglese, 2 ore in spagnolo). A quel tempo, DW (TV) lanciò un nuovo studio di notizie e un nuovo logo.
 
Nel 1993, Deutsche Welle rilevò parte della programmazione in lingua straniera dell'ex servizio di radiodiffusione indipendente [[Deutschlandfunk]], quando quest'ultima fu assorbita nella nuova [[Deutschlandradio]].<br />
Oltre alla programmazione radio-televisiva, DW promosse una serie di pubblicazioni, quali: ''German Heritage: A Series Written for the South Asia Program'', a cura del Dipartimento dell'Asia meridionale (nel 1967)<ref>{{cita libro|autoiore=Deutsche Welle. South Asia Department|url=https://books.google.it/books?id=1xFoAAAAMAAJ|titolo=German Heritage. A Series Written for the South Asia Programme of Deutsche Welle, the Voice of Germany|editore=Voice of Germany. South Asia Department|anno=1967 |pagine=179|OCLC=1072128686}}</ref>, e ''African Writers on the Air'' (nel 1984).<ref>{{cita libro|autore=Dieter Brauer|url=https://books.google.it/books?id=-tJtnQEACAAJ|titolo=African writers on the air|editore=DW, HA Öffentlichkeitsarbeit|anno= 1984|OCLC= 74793066}}</ref> Entrambe le pubblicazioni erano trascrizioni di programmi trasmessi da DW.
 
===Presenza su Internet===
Nel settembre 1994, Deutsche Welle fu la prima emittente pubblica in Germania a lanciare un proprio sito Internet, ''<nowiki>www-dw.gmd.de</nowiki>'', ospitata dai server del GMD Information Technology Research Center. Nei primi due anni di vita l'attività fu limitata a poco più di alcuni indirizzi di contatto, sebbene DW pubblicasse il suo notiziario in formato [[RealAudio]], unitamente a una rassegna stampa degli articoli di ''[[Süddeutsche Zeitung]]'', che a sua volta mostrava un banner di DW all'interno del proprio sito. Nel 1996, il dominio divenne ''<nowiki>dwelle.de</nowiki>'', che si trasformò in un sito di notizie; nel 2001, l'URL mutò in ''<nowiki>www.dw-world.de</nowiki>'' e, nel 2012, in ''<nowiki>www.dw.de</nowiki>''. Nel 2013, Deutsche Welle acquisì dalla DiamondWare la proprietà del dominio ''<nowiki>dw.com</nowiki>'', che nel 2000 aveva tentato di rivendicare senza successo.
 
Il 22 giugno 2015 i contenuti del sito furono migrati nel dominio ''<nowiki>www.dw.com</nowiki>''. Secondo DW, il sito Web fornisce informazioni suddivise per argomento e con una navigazione intuitiva, organizzata per non disattendere le aspettative degli utenti. Il layout supporta immagini, video, la multimedialità e la funzione multilingue. Il Media Center è integrato nel sito web ''<nowiki>dw.de</nowiki>'', al fine di agevolare gli utenti nell'accesso a video, audio e gallerie di immagini dall'archivio multimediale di DW relativi a programmi, report e numeri speciali.<ref>{{cite web |url = https://www.dw.com/en/dw-introduces-new-website-and-tv-program/a-15714267 |title = DW introduces new website and TV program |dito= DW |date=5 febbraio 2012 |publisher=Deutsche Welle |language=en-GB |access-date=26 marzo 2020 }}</ref>
 
Il sito di notizie di DW è in sette lingue principali ([[arabo]], [[cinese]], [[inglese]], [[tedesco]], [[spagnolo]], [[portoghese]] per il Brasile, [[russo]], e, dal 2007, anche il [[persiano]]), ma i contenuti sono presenti anche in una o più dei 23 idiomi nei quali sono erogati i palinsesti di Deutsche Welle.<br />
L'informazione di DW si focalizza sulle notizie della Germania e dell'Europa, mentre il sito offre anche alcuni corsi di lingua tedesca, quali '''''Deutsch, Warum Nicht?''''' (letteralmente: ''Tedesco? perché no?''), un corso personale di tedesco, creato in collaborazione col [[Goethe-Institut]].<ref>{{cita web|url=http://www.dw.de/learn-german/deutsch-warum-nicht/s-2548 |titolo=Deutsch, Warum Nicht?|sito=Deutsche Welle|accesso= 5 agosto 2017}}</ref>
 
===Anni Duemila===
Nel 2001, Deutsche Welle, ARD e ZDF lanciarono un canale televisivo tedesco in abbonamento per i telespettatori nordamericani. L'emittente fu chiusa dopo quattro anni a causa del basso numero di abbonati, e sostituita dal canale a pagamento DW-TV.
 
A differenza della maggior parte delle altre emittenti internazionali, DW-TV non addebita alle stazioni terrestri l'utilizzo del suo palinsesto e, di conseguenza, ''Journal'' e altri programmi sono ritrasmessi da varie emittenti pubbliche negli [[Stati Uniti]], in [[Australia]] e in [[Nuova Zelanda]]. Nelle [[Filippine]], una scelta di programmi anglofoni selezionati è trasmessa dall'emittente nazionale Net 25.
 
Sul finire degli anni Duemila, il budget di Deutsche Welle fu ridotto di circa 75 milioni di euro in cinque anni e dei 2.200 dipendenti che aveva nel 1994 ne rimasero in forza solamente 1.200.
 
Nel 2003, il governo tedesco approvò un nuovo ''Deutsche Welle Act'', che definì DW come un'organizzazione tri-media, operante con DW-TV, DW Radio e il sito web. Esso è disponibile in 30 lingue, ma i suoi contenuti sono quasi sempre tradotti nei seguenti idiomi: [[tedesco]], [[inglese]], [[spagnolo]], [[russo]], [[portoghese], [[brasiliano]], [[cinese]] e [[arabo]]. Nel 2007, il [[persiano]] fu aggiunto come ottava lingua principale.
 
Nel marzo 2009, DW-TV lanciò in Asia due nuovi canali: DW-TV Asia e DW-TV Asia+. DW-TV Asia (''DW-TV Asien'' in tedesco) propone 16 ore di programmazione tedesca e 8 ore in inglese, mentre DW-TV Asia+ contiene 18 ore di programmi in inglese, oltre a 6 ore di programmi in tedesco.<ref>{{cita web|url=http://www.dw.com/en/two-dedicated-channels-provide-gateway-to-europe/a-3930041|titolo= Two New Dedicated Channels Provide Gateway to Europe: Two DW-TV channel launched in Asia|sito= Deutsche Welle}}</ref>
 
Nell'agosto 2009, il canale 794 di Sky cessò di ritrasmettere DW, sebbene il canale continui a essere disponibile tramite altri satelliti europei ricevibili nel Regno Unito.<ref>{{cite web |url = http://www.boards.ie/vbulletin/showthread.php?t=2055640587 |title = No more DW-TV on Sky/Astra |work=Boards |access-date=15 maggio 2015 }}</ref> <br />
Nel 2011, DW annunciò la chiusura della maggior parte dei suoi servizi in banda FM nei [[Balcani]] (ad eccezione delle trasmissioni in [[romeno]]) e che avrebbe ampliato la sua rete di partner in banda FM in Africa. La produzione radiofonica in [[lingua hausa]], [[kiswahili]], [[francese]] e [[portoghese]] per l'Africa fu ottimizzata per le trasmissioni in banda FM, e DW produce anche un notiziario quotidiano in lingua inglese a diffusione regionale, ritrasmesso dalla rete di partner nel continente.
 
I contenuti audio in arabo sono distribuiti online, fruibili tramite connessione da terminale mobile e ritrasmessi dai partner.
DW comunicò che avrebbe avviato una serie di partenariati in banda FM per migliorare la copertura in Asia meridionale, [[India]], [[Pakistan]] e [[Afghanistan]], con trasmissioni in [[bengalese]], [[urdu]], [[lingua dari|dari]]/[[pashtu]] e [[indonesiano]].
 
Il 1° novembre 2011, DW interruppe le trasmissioni a onde corte in [[tedesco]], [[russo]], [[persiano]] e [[indonesiano]], nonché i servizi in inglese al di fuori dell'Africa. La programmazione in cinese fu ridotta da 120 minuti a 60 minuti a settimana. A partire dal novembre 2011, DW iniziò a trasmettere programmi radiofonici in onde corte solamente in [[amarico]], [[cinese]], [[lingua dari|dari]], [[inglese]] e [[francese]] per l'Africa; in lingua hausa, kiswahili, pashtu, portoghese per l'Africa e in [[urdu]].<ref>{{cite web |url = http://www.dw.com/en/deutsche-welle-changes-in-radio-broadcasts-starting-this-summer/a-6529299 |title = Changes in radio broadcasts starting this summer |publisher = Deutsche Welle |access-date = 19 luglio 2015 }}</ref>
 
Il budget della Deutsche Welle per il 2016 è stato di 301,8 milioni di euro.<ref>{{cite web |url = http://www.horizont.net/medien/nachrichten/Etataufstockung-Deutsche-Welle-erhaelt-mehr-als-zehn-Millionen-zusaetzlich-137721 |title = Etataufstockung: Deutsche Welle erhält mehr als zehn Millionen zusätzlich }}</ref> Il 25 febbraio 2018, DW-TV mandò in onda il documentario ''The Climate Cover Up - Big Oil's Campaign of Deception'' nel quale fornì le prove che le grandi compagnie petrolifere erano a conoscenza dell'impatto climatico dei combustibili fossili fin dal 1957.<ref>{{cite journal |last1=Supran |first1=Geoffrey |last2=Oreskes |first2=Naomi |year=2017 |title = Assessing ExxonMobil's climate change communications (1977–2014) |url = http://stacks.iop.org/1748-9326/12/i=8/a=084019 |journal=Environmental Research Letters |volume=12 |issue=8 |page=084019 |doi=10.1088/1748-9326/aa815f |issn=1748-9326 |bibcode=2017ERL....12h4019S |doi-access=free }}</ref><ref>{{Citation |author = DW Documentary |title = The climate cover up – big oil's campaign of deception |website= DW Documentary |date=25 febbraio 2018 |url = https://www.youtube.com/watch?v=dbwEniX51t0 |access-date=26 febbraio 2018 }}</ref>
 
== Compiti istituzionali ==