Redenzione (cristianesimo): differenze tra le versioni

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=== Redentore di tutti ===
[[File:StJohnsAshfield StainedGlass GoodShepherd Portrait.jpg|thumb|''Io sono il buon pastore''<ref>{{Cita passo biblico2biblico|Giovanni|10:11}}</ref> ([[vetrata]] della [[Chiesa (architettura)|chiesa]] [[anglicanesimo|anglicana]] di S. [[Giovanni Battista]], [[Nuovo Galles del Sud]], [[Australia]])]]
[[Paolo di Tarso]] insiste che Cristo morì "per tutti" senza introdurre nessuna eccezione ({{passo biblico2|2Corinzi|5:14-15}}). Può quindi dire che "Dio ha riconciliato il mondo con sé in Cristo" ({{passo biblico2|2Corinzi|5:19}}). In forte contrasto con la figura collettiva di [[Adamo]] che portò peccato e morte a tutti gli esseri umani, il Cristo obbediente ha portato tutti alla [[Giustificazione (teologia)|giustificazione]] e alla vita ({{passo biblico2|Romani|5:12-21}}; {{passo biblico2|1Corinzi|20-28;45-49}}). Infatti, questa redenzione avrà il suo impatto su tutta la creazione ({{passo biblico2|Romani|8:18-23}}). Uno dei primi inni cristologici citati da una lettera deuteropaolina esprime enfaticamente il ruolo universale di Cristo, sia nella creazione che nella redenzione, mediante il suo ritornello dell'impatto su "tutte le cose" ({{passo biblico2|Colossesi|1:15-20}}).<ref>Sul resoconto di Paolo in merito a Gesù quale salvatore universale, cfr. ''id.'', ''Salvation for All, cit.'', pp. 121-141.</ref> Descrivendo l'incontro del Cristo risorto con "gli undici apostoli" su un monte della [[Galilea]], i versetti conclusivi del [[Vangelo di Matteo]] gli attribuiscono lo stesso impatto onnicomprensivo per la salvezza umana:
{{quote biblico|E Gesù, avvicinatosi, disse loro: "''Ogni'' potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate discepoli di ''tutti'' i popoli".|Matteo 28:18-19}}
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Sia nel Nuovo testamento che successivamente,<ref>Gli scrittori dei primi secoli del cristianesimo sostenevano e elaboravano queste affermazioni universali - si veda per esempio lo sviluppo dei temi paolini da parte di [[Ireneo di Lione|Ireneo]]: come "secondo Adamo", Cristo "ricapitolò" la storia umana nella sua interezza. Due secoli dopo, nella sua ''Oratio catechetica (magna)'', [[Gregorio di Nissa]] interpretò la "nostra deificazione" come radicata nel fatto che tramite la sua natura umana individuale Cristo era entrato in un tipo di contatto fisico con tutto il genere umano. Questo era un riconoscimento dell'unità [[ontologia|ontologica]] in Cristo di tutta l'umanità. Cfr. O'Collins, ''Christology, cit.'', p. 317.</ref> questa visione del significato universale di Cristo lasciava spazio ad un vero apprezzamento della situazione religiosa di coloro che non lo accettavano o non potevano accettarlo come loro Redentore. Un elenco di eroi ed eroine della fede, che raggiungeva il suo culmine perfetto in Cristo ({{passo biblico2|Ebrei|11:1-12:2}}), non cominciava semplicemente con [[Abramo]] e [[Sara (Bibbia)|Sara]] (che diedero inizio alla storia dell'Alleanza del [[popolo ebraico]]) ma risaliva ad [[Abele]], [[Enoch (antenato di Noè)|Enoch]] e [[Noè]] ({{passo biblico2|Ebrei|11:4-7}}) e includeva una donna non ebrea, [[Raab (Bibbia)|Raab]] di [[Gerico]] ({{passo biblico2|Ebrei|11:31}}).
Pertanto, questa nube di testimoni che erano per ispirare fede cristiana comprendeva alcuni che non condividevano la storia speciale di promessa che Cristo ha portato a compimento e la consumazione. Pertanto, questo complesso di testimoni che dovevano ispirare la fede cristiana, comprendeva alcuni che non condividevano la storia speciale di promessa che Cristo aveva portato a compimento e realizzazione.<ref>Su {{Cita passo biblico2biblico|Ebrei|11:1}}-{{Cita passo biblico|Ebrei|12:2}}, cfr. ''id.'', ''Salvation for All, cit.'', pp.&nbsp;252–258.</ref>
 
=== Salvezza universale ===