Al-Mu'tamid (Abbaside di Samarra): differenze tra le versioni

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Durante il regno del suo predecessore, [[al-Muhtadi]], al-Muʿtamid fu tenuto in carcere a Samarra e fu rimesso in libertà solo dopo la deposizione di al-Muhtadi. Fu tuttavia una figura puramente simbolica, dal momento che al suo posto regnò di fatto suo fratello [[al-Muwaffaq]], in veste di [[reggenza|reggente]], ben visto dai Turchi che gestivano di fatto l'esercito califfale e conseguentemente determinavano ogni vicenda politica ed economica.
 
L'incapacità di esprimere il suo nominale potere fu dimostrata quando, nell'882-3 egli cercò di abbandonare la capitale califfale di [[Samarra]] accettando l'invito di [[Ahmad ibn Tulun|Aḥmad b. Ṭūlūn]] che gli aveva promesso, una volta raggiunto [[al-Qata'i|al-Qatāʿīʾ]] (la parte costruita dai Tulunidi della futura [[Il Cairo|Cairo]]), di fargli governare da lì la ''[[Dar al-Islam|Dār al-Islām]]''.
 
Si diresse infatti alla volta di [[Raqqa]] ma gli uomini inviati subito dal fratello-Reggente e guidati da Saʿīd b. Makhlad impedirono il trasferimento, riportando il califfo nel suo palazzo, chiamato [[Jawsaq al-Khaqani|Jawsaq al-Khāqānī]] (il Palazzo di Khāqān), così chiamato in onore ad Abū l-Fath Khāqān b. ʿUrtūj, che possedeva i 175 [[ettari]] circa che circondavano la reggia [[califfo|califfale]],<ref>[[Claudio Lo Jacono]], ''Storia del mondo musulmano (VII-XVI secolo)'' I. ''Il Vicino oriente'', Torino, Einaudi, 2003, p. 217.</ref> e al suo destino di puro e semplice simbolo di un potere che egli non esercitò mai, non potendo recuperarlo alla morte di al-Muwaffaq, dal momento che ogni potere fu assunto dal figlio del Reggente, il futuro califfo [[al-Muʿtaḍid]], nipote di al-Muʿtamid.