Tommaso Campanella: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
=== La formazione telesiana ===
[[File:Casa di Tommaso Campanella a StiloStignano .JPG|upright=0.7|thumb|La casa di Tommaso Campanella a StiloStignano]]
[[File:Convento domenico con campanile placanica.JPG|thumb|L'ex convento domenicano di [[Placanica]]]]
Giovan Domenico Campanella nacque a [[Stilo (Italia)|Stilo]]<ref>Luigi Firpo, ''Campanella Tommaso'', «Dizionario biografico degli Italiani», Roma 1974: «Non hanno fondamento le asserzioni ricorrenti, attizzate da un patetico campanilismo, che lo vorrebbero nato nel vicino comune di StignanoStilo». Nel Novecento nacque una disputa campanilistica tra il comune di StiloStignano e quello di StignanoStilo, che rivendica di aver dato i natali al filosofo calabrese e indica nel proprio territorio la presunta casa natale di Campanella</ref>, un piccolo borgo della [[Calabria Ulteriore]], al tempo parte del [[Regno di Napoli]] (attualmente in [[provincia di Reggio Calabria]]), il 5 settembre del [[1568]], come egli stesso più volte afferma nei suoi scritti e come dichiarò il 23 novembre del [[1599]] nel carcere di [[Castel Nuovo]] a Napoli, al giudice Antonio Peri: «son di una terra chiamata Stilo in ''[[Calabria Ultra]]'', mio padre si domanda Geronimo Campanella e mia madre Caterina Basile».<ref>In Luigi Firpo, ''I processi di Tommaso Campanella'', Roma 1998, p. 117</ref> Fino al [[1806]] si conservava anche l'atto di battesimo nella parrocchia di San Biagio, borgo di Stilo, così redatto: «A dì 12 settembre 1568, battezzato Giovan Domenico Campanella figlio di Geronimo e Catarinella Martello, nato il giorno 5, da me D. Terentio Romano, parroco di S. Biaggio [''sic''] nel Borgo».<ref>In ''Opere di Tommaso Campanella'', a cura di Alessandro d'Ancona, Torino 1854, p. 12. Un decreto del 16 maggio 1968 ad opera del Ministero della Pubblica Istruzione Caleffi fissa la casa natale di Tommaso Campanella nell'attuale Comune di Stignano, al tempo casale del vastissimo territorio di Stilo, adducendo a prova del fatto l'archivio provinciale di Napoli. La differente indicazione del cognome della madre, Basile e Martello, fa ritenere che quest'ultimo sia un soprannome</ref> Il padre era un ciabattino povero e analfabeta che non poteva permettersi di mandare i figli a scuola e Giovan Domenico ascoltava dalla finestra le lezioni del maestro del paese, segno precoce di quella voglia di conoscenza che non l'abbandonò per tutta la vita.
 
Nel [[1581]] la famiglia si trasferì nella vicina [[StignanoStilo ]] e nella primavera del [[1582]] il padre pensò di mandare il figlio presso un fratello, a Napoli, perché vi studiasse diritto, ma il giovane Campanella, per il desiderio di seguire corsi regolari di studi e abbandonare un destino di miseria, più che per una reale vocazione religiosa, decise di entrare nell'[[Ordine dei Frati Predicatori|Ordine domenicano]]. Novizio nel convento della vicina [[Placanica]], vi fece i primi studi e pronunciò i voti a quindici anni nel convento di [[San Giorgio Morgeto]], assumendo il nome di Tommaso (in onore di [[san Tommaso d'Aquino]])<ref>Massimo Baldini,''Nota biobibliografica'', in T. Campanella, ''La Città del Sole'', Newton Compton, Roma 1995, p.16</ref>, continuando gli studi superiori a [[Nicastro]] dal [[1585]] al [[1587]] e poi, a vent'anni, a [[Cosenza]], dove affrontò lo studio della [[teologia]].
 
L'istruzione ricevuta dai domenicani non lo soddisfaceva e non gli era sufficiente: «essendo inquieto, perché mi sembrava una verità non sincera, o piuttosto falsità in luogo della verità rimanere nel Peripato, esaminai tutti i commentatori d'Aristotele, i greci, i latini e gli arabi; e cominciai a dubitare ancor più dei loro dogmi, e perciò volli indagare se le cose ch'essi dicevano fossero nella natura, che io avevo imparato dalle dottrine dei sapienti essere il vero codice di Dio. E poiché i miei maestri non potevano rispondere alle miei obiezioni contro i loro insegnamenti, decisi di leggere da me tutti i libri di Platone, di Plinio, di Galeno, degli stoici, dei seguaci di Democrito e principalmente i Telesiani, e metterli a confronto con il primo codice del mondo per sapere, attraverso l'originale e autografo, quanto le copie contenessero di vero o di falso».<ref>T. Campanella, ''Syntagma de libris propriis et recta ratione studendi'', I</ref>