Miniere di zolfo di Lercara Friddi: differenze tra le versioni

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{{citazione|Il 18 giugno, un ragazzo di diciassette anni, Michele Felice, un "[[carusi|caruso]]" che lavorava nella miniera, venne schiacciato da un masso caduto dalla volta di una galleria, e mori. È un fatto frequente: anche il padre del morto aveva avuto una gamba schiacciata da una frana, nella zolfara. Alla busta paga del morto venne tolta una parte del salario, perché, per morire, non aveva finito la sua giornata; e ai cinquecento minatori venne tolta un'ora di paga, quella in cui avevano sospeso il lavoro per liberarlo dal masso e portarlo, dal fondo della zolfara, alla luce. Il senso antico della giustizia fu toccato, la disperazione secolare trovò, in quel fatto, un simbolo visibile, e lo sciopero cominciò.|[[Carlo Levi]], ''Le parole sono pietre'', Einaudi}}
 
Anche il giornalista e poeta [[Mario Farinella]] nel suo ''pamphlet'' dal titolo ''La zolfara accusa - lettera da Lercara Friddi'', documentò coraggiosamente le lotte degli zolfatari contro i gretti ed avidi proprietari delle miniere. Le attività del bacino minerario chiusero definitivamente nel [[1969]]. Nel [[1993]], la [[Regione siciliana|Regione Siciliana]] istituì il Parco archeologico-industriale e del Museo delle zolfare, che ha sede nella residenza dei Rose-Gardner – Villa Lisetta&nbsp;– in [[Inghilterra vittoriana|stile vittoriano]], recentemente restaurata.<ref>{{Cita web|url=http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/database/page_musei/pagina_musei.asp?ID=316&IdSito=153|titolo=Regione Siciliana Assessorato Beni Culturali|sito=www.regione.sicilia.it|accesso=12 febbraio 2018}}</ref>, che ha sede nella residenza dei Rose-Gardner – Villa Lisetta&nbsp;– in [[Inghilterra vittoriana|stile vittoriano]], recentemente restaurata.
 
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