Giorgio Pisanò: differenze tra le versioni

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=== La seconda guerra mondiale ===
Nel corso del [[1942]], a 18 anni di età, in qualità di ufficiale della [[Gioventù italiana del littorio|GIL]],<ref name=Treccani/> ebbe il comando della [[Compagnia (unità militare)|compagnia di pronto intervento]] addestrata per soccorrere la popolazione durante i bombardamenti. In seguito il padre fu inviato alle prefetture di [[Messina]], [[Pescara]] e [[Pistoia]].
Il giorno dopo la firma dell'[[armistizio di Cassibile]] Giorgio si trovava proprio nella città toscana, dove con altri ragazzi organizzò la riapertura della casa del fascio<ref name=Treccani/> e l'occupazione della Caserma "Gavinana", abbandonata dai soldati, in attesa di un reparto tedesco. Ben presto si arruolò volontario nella [[Xª Flottiglia MAS (RSI)|Xª Flottiglia MAS]],<ref name=Messina>Sebastiano Messina, ''Giorgio Pisanò, l’irriducibile cacciatore di scoop in camicia nera'', in ''La Repubblica'', Roma, 18 ottobre 1997.</ref> chiedendo di far parte degli NP<ref name=P7p106>{{cita|Pisanò 1997|p. 106}}.</ref>. L'addestramento fu svolto a [[Jesolo]] ([[Provincia di Venezia|VE]]), mentre a [[Tradate]] ([[Provincia di Varese|VA]]) furono effettuati i lanci con il [[paracadute]]<ref name=P7p106/>. Destinato alla raccolta informazioni oltre le linee nemiche, operò insieme al pistoiese [[Ruy Blas Biagi]],<ref name=P7p107>{{cita|Pisanò 1997|p. 107}}.</ref> Nel 1944 fu inviato in missione oltre le linee anglo-statunitensi e venne paracadutato nei pressi di [[Roma]].<ref name=Treccani/> Dopo aver svolto la missione assegnatagli, fu preso prigioniero dall'[[esercito del Regno Unito]] mentre tentava di rientrare<ref name=P7p73>{{cita|Pisanò 1997|p. 73}}.</ref> nel nord Italia. Non identificato come agente fascista, fu comunque incarcerato per un mese nel [[carcere]] di [[Arezzo]] perché sorpreso a circolare in zona di guerra senza permesso<ref name=P7p73/>.
 
Rientrato fortunosamente nel nord Italia, fu decorato dall'[[Abwehr]]<ref name=T7p38>{{cita|Tirloni 2017|p. 38}}.</ref> con la [[Croce di Ferro|Croce di Ferro di I e II classe]] tedesca,<ref name=Messina/> e promosso due volte per merito di guerra,<ref name=Treccani/> verso la fine della guerra si trovò in [[Valtellina]] come [[tenente]] della [[Brigate Nere|XXXVIII Brigata Nera "Ruy Blas Biagi"]] di [[Pistoia]], assegnato ai servizi speciali del Comando generale.
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Il 20 aprile 1945 raggiunse la Valtellina dove si stava organizzando il [[Ridotto Alpino Repubblicano]] e il 27 dello stesso mese, aggregato alla colonna guidata dal maggiore [[Renato Vanna]] della [[Guardia Nazionale Repubblicana di Frontiera]], ne condivise le vicende fino allo scioglimento.
 
Fu preso prigioniero dai partigiani il 28 aprile 1945<ref name=Treccani/> a [[Ponte Valtellina]] e imprigionato nel carcere di [[Sondrio]]<ref name=P7p72>{{cita|Pisanò 1997|p. 72}}.</ref> dove documentò le fucilazioni dei propri compagni di prigionia presenti in quel momento nel carcere<ref name=P7p83>{{cita|Pisanò 1997|p. 83}}.</ref> e che durarono fino al 13 maggio<ref name=P7p96>{{cita|Pisanò 1997|p. 96}}.</ref> quando i [[carabinieri]] sottrassero i prigionieri ai partigiani<ref name=P7p98>{{cita|Pisanò 1997|p. 98}}.</ref>. Dal 29 agosto al 26 ottobre 1945 rimase in prigionia nel [[Carcere di San Vittore|carcere milanese di san Vittore]]<ref name=L2p114>{{cita|Leone 2012|p. 114}}.</ref>. Fu poi trasferito nei campi di concentramento alleati [[R707|R707 di Terni]]<ref name=Treccani/> e a [[Rimini]] dove restò fino a novembre [[1946]].
 
Terminata la prigionia, raggiunse la famiglia, oramai stremata in seguito all'epurazione del padre, a Lucino. Per aiutare la famiglia iniziò l'attività di [[contrabbandiere]] fra Italia e [[Svizzera]]. Pisanò riscoprì la politica ed incontrò la professione della sua vita: il [[Giornalista|giornalismo]].<ref name=Treccani/>