Umberto Bellintani: differenze tra le versioni

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Confesserà in più di una lettera all'amico Parronchi che quegli anni furono intensi e pieni di sogni, fra tutti quello di diventare scultore. Purtroppo delle opere eseguite da Bellintani in quel tempo è rimasto pochissimo: una scultura denominata ''Fanciullo'', conservata nella raccolta ''Collezioni Civiche'' di proprietà del Comune di [[Monza]] e ''Il legionario'', scultura a figura intera, conservata in uno dei chiostri della ''[[Società Umanitaria]]'' a [[Milano]].<ref>Catalogo della Mostra tenuta a Palazzo Te di Mantova, dal 26 settembre 1999 al 16 gennaio 2000, ''Arte a Mantova 1900-1950'', a cura di Zeno Birolli, Electa, Milano 1999.</ref>
 
Richiamato alle armi nel 1940, combatte in [[Albania]] e in [[Grecia]]. È prigioniero, dal 1943 al 1945, nei campi di lavoro di [[Górlitz]] e [[Dachau]] in Germania, [[Toruń |Thorn]] e [[Peterdorf]] nell'attuale Polonia.<ref>Suzana Glavaš, ''Introduzione'' a Umberto Bellintani, ''Se vuoi sapere di me'', p. 19.</ref>
 
Alla fine del conflitto, abbandonata la scultura, dapprima insegna disegno presso la Scuola di Arti e Mestieri di San Benedetto, poi è assunto come applicato di segreteria presso la locale Scuola Media. Sposatosi nel 1940 con Eva Pedrazzoli, ha due figli, Marino e Rita.