Padergnone (Zanica): differenze tra le versioni

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=== Cinquecento ===
Nel [[1508]] i fratelli Girolamo e Giovanni Poncini si accordano con il maestro Defendo da Bergno da [[Fontanella (Italia)|Fontanella]] per l'edificazione del palazzetto con [[loggia]] che occupa il lato est del cortile centrale. Tra gli affreschi ancora visibili, riferibili alla campagna decorativa degli [[Anni 1540|anni Quaranta]], si notano episodi edificanti tratti dalle [[Noctes Atticae]] di [[Aulo Gellio]], tra cui "[[Gaio Fabricio Luscino|Gaio Fabrizio]] che rifiuta l'oro dei Sanniti" e "[[Milone|Milone di Crotone]] intrappolato nella quercia"; inoltre, in un angolo, misteriosa è la presenza dell'impresa araldica del [[Raffaele Riario|Cardinalecardinale Raffaele Riario]], forse copiata per il carattere generalmente ben augurante del motto ''Hoc opus, sic perpetuo''. Anche l'interno della galleria fu decorato, con scene di caccia e di pesca alle pareti e stucchi dorati sui soffitti. [[File:Ritratto di Cosimo Poncini.jpg|thumb|[[Francesco Terzi|Gian Francesco Terzi]] (?), ''Ritratto di Cosimo Poncini'', 1576 circa, [[Accademia Carrara]]]]
 
Nel suo testamento del [[1513]] Girolamo lascia disposizioni per la ristrutturazione e decorazione dell'antica cappella castrense dedicata alla Santissima Trinità; pare che i progetti siano stati forniti dall'architetto Andrea Ziliolo, collaboratore del più famoso [[Pietro Isabello]]: egli infatti compare tra i testimoni dell'atto. I due maestri prestarono altri servizi alla famiglia in quegli stessi anni, progettando il palazzo in [[Porta San Giacomo (Bergamo)|porta San Giacomo]] ([[1519]]; nel luogo dove sorge il [[palazzo Medolago Albani]] e una cappella funeraria, mai realizzata, per la [[Chiesa di Sant'Agostino (Bergamo)|chiesa di Sant'Agostino]].
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Agli inizi del Cinquecento risalgono anche i preziosi affreschi della torre, che presenta due sale voltate a ombrello e interamente decorate con stemmi e ritratti. Nella prima, al piano terreno, campeggiano le armi delle famiglie con cui i Poncini si imparentarono nel corso degli anni: Trivulzio, Grumelli, Solza, Benaglio, Casali, Rota, oltre che curiose raffigurazioni di animali e esseri fantastici nei [[Peduccio|peducci]] delle volte; nella seconda sono presenti tondi di grande eleganza, con all'interno profili di imperatori romani laureati. Significativa la presenza dello stemma dei Passi di Preposulo, i cui membri, più volte unitisi in matrimonio con i Poncini, avevano commissionato, per la loro casa al [[Via Porta dipinta|Pozzo Bianco]], un ciclo di affreschi molto simile a quello di Padergnone, che forse servì da modello. Vera è la leggenda secondo cui dalla torre si diramasse un passaggio sotterraneo, come testimoniato dalla botola che si apriva nel pavimento della prima sala; meno certo è il percorso seguito da questo camminamento: si dirigeva alla vicina località Portico, oppure conduceva ad un antico fortilizio di [[Grassobbio]].
 
=== Seicento: gli [èAlbani (famiglia)|Albani]] ===
Nel corso del Seicento Mario Poncini provvide a realizzare la villa vera e propria, con la decorazione della facciata sul parco, la costruzione del ninfeo e l'arredo del giardino. Con la morte di Girolamo Poncini il Giovane, avvenuta nel 1698, la famiglia si estinse senza eredi e la proprietà del Padergnone passò nelle mani della sorella Lelia e di suo marito, il conte Giovanni Albani. Questi ultimi si erano sposati nel 1661, come ricorda un sontuoso camino al piano nobile del palazzetto. Ha inizio così la breve parentesi degli Albani, di cui rimane traccia negli affreschi del cortile centrale, che celebrano il Cardinalecardinale [[Giovanni Girolamo Albani]] e il figlio Giovanni Domenico con la moglie Paola Calepio.[[File:Stemma Albani.JPG|left|thumb|306x306px|Stemma Albani, XVII secolo]]
 
Queste decorazioni si trovano sul campanile a vela che chiude il cortile a ovest. Il quadrante a sei ore, ancora visibile, suggerisce la presenza di un [[Sistema orario italiano a 6 ore#Lombardia (4)|orologio]], il cui meccanismo, funzionante grazie al restauro di [http://www.lacadelgio.it/ Gio Locatelli], è conservato al piano terra. Sebbene la campana, con i nomi di Alessandro e Mario Poncini, sia datata 1668, la macchina in ferro battuto è certamente collocabile entro il XVI secolo e presenta somiglianze con le realizzazioni dei bresciani Gennari.
 
=== Settecento: i Sonzogni e la chiesina della Beata Vergine ===
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* Gianmario Petrò, ''Sulle tracce di Lorenzo Lotto a Bergamo: amici e committenti'', in ''Lorenzo Lotto nella Bergamo del '500'', "La rivista di Bergamo", XII-XIII, gennaio-giugno 1998
* Marino Paganini, ''La fornace. Uomini e famiglie nella storia di Osio Sotto'', 1985, pp. 142–143
* [[Bortolo Belotti]], ''Storia di Bergamo e dei bergamaschi'', Bergamo 1959
* [[Luigi Angelini]], ''Screzi offese e soprusi nel secolo XVII. Un cittadino bergamasco conciliatore di pace'', Milano 1966
 
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