Chiesa di Santa Grata in Columnellis: differenze tra le versioni
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Santa Grata è stata una matrona cristiana vissuta tra [[III secolo|III]] e [[IV secolo]] a [[Bergamo]]; ebbe in questa città una devozione tanto viva da far edificare due chiese a lei dedicate, quella chiamata [[Chiesa di Santa Grata inter Vites|Santa Grata inter Vites]], dove avvenne la sua sepoltura, e questa, in Via Arena dove poi la salma fu traslata e conservata.
Con l'introduzione della [[Regola benedettina|regola di San Benedetto]]<ref>{{cita web|url=http://www.monasteri.org/dettaglio.php?chiave=65|titolo=Monastero di Santa Grata|editore=I monasteri d'Italia|accesso=29 maggio 2016}}</ref>, nel [[1027]]<ref>{{cita web|url=http://iluoghidelcuore.it/luoghi/bergamo/chiesa-di-santa-grata-in-columnellis/84322|titolo=Chiesa di Santa Grata in columnellis|editore=i luoghi del cuore|accesso=27 maggio 2016}}</ref> grazie alla volontà dell'[[
L'archivio conserva settantuno documenti che vanno dal 1049 al 1791 di cui alcuni sono originali e altri copie. Il documento del 1049, nel quale si indicava che il convento possedeva la “curtis e costrum” di Serina con sentenza di papa Leone IX, ha da subito mostrato la sua falsità non presentandosi secondo i canoni del papa, questo fu probabilmente realizzato su commissione delle suore per difenderne le proprietà dalla controversia con Maifredo de Martinengo. Il documento serviva anche a ottenere quell'autonomia necessaria dalla curia di Bergamo che viveva un periodo difficile con il vescovo imperialista [[Gerardo (vescovo di Bergamo)|Gerardo]] poi deposto. Sarà poi [[papa Urbano III]] a concedere i privilegi al monastero il 20 settembre 1186 ponendolo sotto la sua protezione. Il papa confermò la regola di san Benedetto, il possesso della curtis di [[Calvenzano]] e Seranica nonché del luogo dove sorgeva il monastero. Autorizzava l'accoglienza a nuove novizie e l'obbligo di clausura se non con il permesso della badessa che veniva eletta direttamente dalle monache e che aveva diritto di sepoltura all'interno. Il privilegio inseriva il monastero nella «protectio apostolica» ma vi era anche la clausola “salva sedis apostolicae auctprotate”. Rimaneva quindi il diritto del vescovo di Bergamo di ordinazione delle monache.<ref>{{cita|Cortesi|p.LXVI}}.</ref> Il monastero non aveva obbliga di pagare le decime.
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