Giulio Cesare (nave da battaglia): differenze tra le versioni
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==== Propulsione ====
[[File:Giulio Cesare - Accostata.jpg|thumb|left|upright=1.2|La nave in accostata dopo i lavori di ricostruzione]]▼
Il sistema di propulsione fu completamente ricostruito, vedendo l'installazione di nuovi motori dalla potenza di {{Converti|75000|hp|kW|abbr=on}}, che nelle prove a tutta forza giunsero a sviluppare una potenza massima di {{Converti|93000|hp|kW|abbr=on}} con una velocità di punta di 28 nodi; in condizioni operative la velocità massima si aggirava sui 26/><ref name=Bagnasco2018-6 /> o 27<ref name=da-Frè-277-278 /> nodi, valori comunque nettamente superiori ai 21 nodi originari. La produzione del vapore per le turbine era assicurata da otto caldaie a tubi d'acqua con surriscaldatori del tipo Yarrow, con bruciatori a nafta che alimentavano due gruppi indipendenti di turbine Belluzzo azionanti due assi con [[elica|eliche]] tripale; furono eliminati due dei quattro assi originari, mentre caldaie e gruppi turboriduttori trovarono posto in posizione centrale a poppavia del torrione comando. Ogni gruppo di turbine era composto da una turbina di alta pressione, da due turbine di bassa pressione con incorporata la marcia indietro e da un riduttore; i due gruppi vennero rispettivamente disposti in un locale a poppavia delle caldaie di sinistra e in un locale a proravia delle caldaie di dritta.<ref name=navypedia /><ref name=da-Frè-277-278 />▼
▲Il sistema di propulsione fu completamente ricostruito, vedendo l'installazione di nuovi motori dalla potenza di {{Converti|75000|hp|kW|abbr=on}}, che nelle prove a tutta forza giunsero a sviluppare una potenza massima di {{Converti|93000|hp|kW|abbr=on}} con una velocità di punta di 28 nodi; in condizioni operative la velocità massima si aggirava sui 26
La riserva di combustibile era di {{formatnum:2500}} tonnellate di nafta, il che garantiva un'autonomia di {{formatnum:3100}} miglia a una velocità di 20 nodi<ref name="GiulioCesaredr" /> o di {{formatnum:6400}} miglia a una velocità di 13 nodi<ref name=navypedia />: valori in generale non molto elevati, anche se sufficienti per un'unità destinata a operare principalmente nel ristretto bacino del mar Mediterraneo.<ref name=da-Frè-277-278 />
==== Armamento ====
[[File:RN Giulio Cesare (artiglierie).jpg|thumb
I lavori di ricostruzione comportarono una radicale modifica dell'armamento della ''Cesare''. Le originarie cinque torri per i cannoni dell'armamento principale furono ridotte a quattro (due binate sovrapposte a due trinate nelle originarie posizioni a prua e poppa) eliminando la torre trinata centrale della nave, e i pezzi da 305/46 mm (calibro ormai più che superato per delle navi da battaglia) furono rimpiazzati da dieci cannoni [[OTO/Ansaldo 320/44]]:<ref name="armamento">{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Cannoni.html |titolo=Cannoni & Munizioni |accesso=3 febbraio 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140616063211/http://www.regiamarinaitaliana.it/Cannoni.html |dataarchivio=16 giugno 2014 |urlmorto=sì}}</ref> questi ultimi non erano altro che la ri-tubazione e ri-calibramento dei cannoni originari da 305 mm, intervento reso possibile dalla buona fattura e dal largo margine di resistenza alle sollecitazioni delle bocche da fuoco originarie. In aggiunta, le torri dell'artiglieria furono dotate di organi di manovra elettrici invece che idraulici come in origine, di migliori sistemi di caricamento automatico e di un angolo di elevazione delle bocche da fuoco aumentato a 27°.<ref name=navypedia /><ref name=Da-Frè-278-279>{{cita|Da Frè|pp. 278-279}}.</ref> Le modifiche all'armamento principale rappresentarono uno dei punti più criticati dei lavori di ricostruzione:<ref name=Da-Frè-278-279 /> i nuovi pezzi da 320/44 mm potevano sparare un proiettile perforante dal peso di 525 chilogrammi alla velocità alla volata di 830 metri al secondo, con una gittata massima di 28.600 metri e un rateo di due colpi al minuto<ref name=320/44>{{Cita web |url=http://www.navweaps.com/Weapons/WNIT_126-44_m1934.htm |titolo=Italian 320 mm/44 (12.6") Model 1934 and Model 1936 |lingua=en |accesso=5 maggio 2009}}</ref>, con un aumento di circa il 30% della potenza dei pezzi<ref name=Da-Frè-278-279 />; le prestazioni dei nuovi pezzi si rivelarono però nel concreto alquanto mediocri, sia per la vita relativamente ridotta delle canne (da sostituire in media ogni 150<ref name=320/44 /> - 200<ref name=Da-Frè-278-279 /> colpi sparati) che per l'eccesiva dispersione delle [[salva (armi da fuoco)|salve]], dovuta anche ad altri fattori tecnici e addestrativi. Molto criticata fu anche la scelta del calibro di 320 mm, già in partenza inferiore al 340 mm delle corazzate francesi rimodernate e al 330 mm delle nuove Dunkerque, e nettamente inferiore al 381 mm portato dalle più vecchie navi da battaglia in servizio all'epoca con la [[Royal Navy]] britannica.<ref name=Da-Frè-278-279 />
[[File:RN Guilio Cesare 120mm OTO Mod. 1933.jpg|thumb|left|upright=1.2|Due delle torri di cannoni [[OTO Melara|OTO]] [[120/50 Mod. 1926]] della ''Cesare'']]
L'armamento secondario fu totalmente modificato: i pezzi originari da 120/50 mm in casamatta furono completamente sbarcati e sostituiti con dodici cannoni [[120/50 Mod. 1926]] della [[OTO Melara|OTO]], dello stesso calibro ma di più moderna fattura, già adottati come armamento principale per le classi di [[cacciatorpediniere]] italiane costruite negli anni 1930; i pezzi furono collocati in sei torrette chiuse binate, collocate a centro nave tre per lato intorno ai fumaioli. I nuovi pezzi erano buone armi per il contrasto alle siluranti veloci, ma con un'elevazione massima di 33° delle torri non potevano essere impiegati nel tiro antiaereo.<ref>{{Cita web |url=http://www.navweaps.com/Weapons/WNIT_47-50_m1926.htm |titolo=Italy 120 mm/50 (4.7") Ansaldo Models 1926, 1936, 1937 and 1940 OTO Models 1931, 1933 and 1936 |lingua=en |accesso=5 maggio 2009}}</ref><ref name=Da-Frè-278-279 />
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[[File:Phyrexian - Marina militare 054.jpg|miniatura|left|upright=1.2|La ''Cesare'', fotografata da bordo della ''Cavour'' che la segue nella linea di battaglia, fa fuoco durante la battaglia di Punta Stilo]]
Al momento dell'[[entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale]] il 10 giugno 1940, la ''Cesare'' era inquadrata nella V Divisione navi da battaglia della I Squadra navale di base a Taranto, ricoprendo il ruolo di [[Nave ammiraglia|ammiraglia della flotta]] e alzando l'insegna dell'[[ammiraglio]] [[Inigo Campioni]], mentre alla gemella ''Cavour'' fu assegnato il ruolo di ammiraglia di divisione con insegna dell'[[ammiraglio]] [[Bruto Brivonesi]]
[[File:Cesare damage 2.jpg|thumb|upright=1.2|La sezione centrale della ''Cesare'' annerita dagli incendi causati dal colpo sparato dalla britannica HMS ''Warspite'' a Punta Stilo]]
Le forze italiane entrarono in contatto con una squadra navale della [[Mediterranean Fleet]] britannica intenta a proteggere la partenza di due convogli da [[Malta]]: dopo un primo scontro senza esito tra le opposte formazioni di incrociatori, fu la volta delle navi da battaglia a entrare in contatto balistico e, alle 15:52, la ''Cesare'' e la ''Cavour'' aprirono il fuoco dalla distanza di {{formatnum:26400}} metri sulle britanniche {{nave|HMS|Warspite|03|6}} e {{nave|HMS|Malaya||6}}, due corazzate [[classe Queen Elizabeth (nave da battaglia)|classe Queen Elizabeth]] della prima guerra mondiale rimodernate, armate di cannoni da 381 mm. Lo
[[File:Ogiva da 381mm.jpg|thumb|left|upright=1.2|L'ogiva del proiettile che colpì la ''Cesare'' a Punta Stilo, recuperato all'interno dello scafo dopo la battaglia]]
Subito dopo aver incassato il colpo, la ''Cesare'' accostò in fuori per allontanarsi dalla formazione britannica, continuando a fare fuoco sul nemico con le torri di poppa<ref group=N>Nei primi rapporti venne riferito di un colpo di grosso calibro messo a segno dalla ''Cesare'' ai danni della ''Warspite'', circostanza rivelatasi poi mai avvenuta. Vedi {{cita|Bragadin|p. 44}}.</ref> e proteggendosi con una cortina fumogena alzata dai suoi impianti di nebbiogeni. I ventilatori della nave risucchiarono il fumo degli incendi in alcuni locali caldaie, che dovettero essere evacuati dal personale dopo aver provveduto allo spegnimento degli impianti; ciò provocò uno scadimento della velocità massima della ''Cesare'' da 27 a 18 nodi, cosa che spinse il pridente ammiraglio Campioni a ordinare alle 16:01 lo sganciamento dall'azione delle due corazzate, proteggendo la manovra con attacchi siluranti dei suoi cacciatorpediniere ai danni delle navi britanniche. La manovra riuscì perfettamente e, alle 16:30, la ''Cesare'' potè riprendere un'andatura di 20 nodi dopo che le squadre di sicurezza avevano provveduto a estinguere gli incendi a bordo e ripristinare il funzionamento di parte delle caldaie prima spente. La ''Cesare'' fece quindi il suo ingresso, alle 21:00, nel porto di [[Messina]]: le ispezioni confermarono che i danni riportati nello scontro non erano gravi nè incapacitanti, anche se la nave dovette lamentare sensibili perdite umane tra il suo equipaggio ammontanti a 66 morti e 49 feriti.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 66-69}}.</ref> Come riconoscimento per la sua partecipazione allo scontro, la bandiera di combattimento della ''Cesare'' fu insignita della [[Ricompense al valor militare|medaglia d'argento al valor militare]].<ref name="GiulioCesaredr" />
[[File:Cesare 04.jpg| La nave a Taranto nel 1940|thumb|upright=1.2|La nave fotografata a Taranto nel 1940]]▼
Dopo una breve sosta a Messina per effettuare i primi raddobbi d'emergenza, il 13 luglio la ''Cesare'' si trasferì (unitamente all'incrociatore ''[[Bolzano (incrociatore)|Bolzano]]'', anch'esso danneggiato nella battaglia dal tiro britannico) a La Spezia per sottoporsi ai lavori di riparazione, proseguiti dal 15 al 31 luglio seguenti; dopo una sosta a Genova per i collaudi, il 10 agosto la ''Cesare'' raggiunse Taranto per rientrare nei ranghi della squadra da battaglia.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|p. 69}}.</ref> Il 31 agosto seguente la nave prese il mare con gran parte della flotta italiana per contrastare una serie di movimenti navali britannici attorno a Malta, operati tanto dalla Mediterranean Fleet da [[Alessandria d'Egitto]] quanto dalla [[Force H]] da [[Gibilterra]] ([[operazione Hats]]); vari motivi, tra cui il rapido peggiorare delle condizioni meteo nello Ionio, impedirono l'entrata in contatto delle forze contrapposte e la flotta italiana rientrò a Taranto nel pomeriggio del 1º settembre.<ref>{{cita|Bragadin|pp. 49-50}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://regiamarina.net/operations/hats/hats_it.htm |titolo=Operazione Hats |accesso=15 dicembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090311011233/http://www.regiamarina.net/operations/hats/hats_it.htm |dataarchivio=11 marzo 2009 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Hats.html |titolo=Operazione Hats |accesso=15 dicembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090913121940/http://www.regiamarinaitaliana.it/Hats.html |dataarchivio=13 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref> La ''Cesare'' si trovava in porto a Taranto quando, nella notte tra l'11 e il 12 novembre, gli aerosiluranti britannici [[Notte di Taranto|attaccarono la flotta italiana]] ferma all'ancora, causando gravi danni alle corazzate ''Cavour'' (mai più rientrata in servizio), ''Duilio'' e ''[[Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]''; con la ''Doria'' ancora impegnata nella messa a punto dopo la ricostruzione, la ''Cesare'' (trasferita da Taranto a Napoli per siccurezza) si venne così a ritrovare per qualche mese come unica corazzata italiana operativa insieme alla nuova ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]''.<ref>{{cita|Bragadin|p. 68}}.</ref>
[[File:RN Giulio Cesare (esercitazione).jpg|
Il 16 novembre una squadra navale italiana con la ''Cesare'' e la ''Vittorio Veneto'' (ora ammiraglia di Campioni) lasciò Napoli per dirigere all'intercettamento di una formazione navale britannica segnalata a sud-ovest della Sardegna; questa era uno scaglione della Force H diretto lanciare dei velivoli di rinforzo per Malta ([[operazione White]]): l'uscita in mare delle navi italiane obbligò i britannici a ritirarsi dopo aver lanciato i loro velivoli prima del previsto, e la maggior parte degli apparecchi non riuscì a raggiungere Malta.<ref>{{cita|Bragadin|p. 69-70}}.</ref> Pochi giorni dopo, e il 27 novembre Campioni uscì nuovamente in mare da Napoli con la ''Cesare'' e la ''Vittorio Veneto'' per contrastare nuovi movimenti navali della Force H al largo della Sardegna, volti a coprire l'invio di un convoglio a Malta: l'incontro tra le due formazioni portò all'inconcludente [[battaglia di capo Teulada]], nel corso della quale la ''Cesare'' giocò solo un ruolo marginale; il fugace cannoneggiamento tra le due formazioni fu interrotto dopo poco dai due prudenti ammiragli in comando, fatto che costò poi a Campioni l'esonero dalla guida della squadra da battaglia e la sua sostituzione con l'ammiraglio [[Angelo Iachino]].<ref>{{cita|Bragadin|pp. 71-74}}.</ref><ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 96-98}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarina.net/battles/teulada/teulada_it.htm |titolo=Battaglia di Capo Teulada |accesso=19 marzo 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080220063400/http://www.regiamarina.net/battles/teulada/teulada_it.htm |dataarchivio=20 febbraio 2008 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Telauda.html |titolo=la battaglia di Capo Teulada |accesso=19 marzo2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070321181800/http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Telauda.html |dataarchivio=21 marzo 2007 |urlmorto=sì}}</ref>
Il 14 dicembre bombardieri della [[Royal Air Force]] britannica colpirono duramente il porto di Napoli, danneggiando gravemente l'incrociatore ''[[Pola (incrociatore)|Pola]]''; ciò spinse il comando italiano a trasferire il 15 dicembre la ''Cesare'' e la ''Vittorio Veneto'' nell'ancor più lontana base de [[La Maddalena]] in Sardegna, consentendo nei giorni seguenti ai britannici di svolgere senza contrasto una serie di movimenti navali nello Ionio. Le corazzate italiane tornarono a Napoli solo il 20 dicembre, una volta che le difese antiaeree della città furono rafforzate.<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/la%20Beffa.html |titolo=La beffa della Mediterranean Fleet |accesso=14 agosto 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090912020621/http://www.regiamarinaitaliana.it/la%20Beffa.html |dataarchivio=12 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref>
==== Operazioni tra il 1941 e il 1943 ====
[[File:Giulio Cesare livrea.jpg|miniatura|upright=1.
L'8 gennaio 1941, per proteggere una serie di complessi movimenti navali britannici attorno a Malta ([[operazione Excess]]), la RAF tonrò a martellare il porto di Napoli: varie bombe esplosero nelle vicinanze della ''Cesare'' ferma all'ancora causando infiltrazioni di acqua nella [[carena]] e l'avaria di una delle turbine della nave, mentre le schegge generate dalle esplosioni uccisero cinque membri dell'equipaggio e ne ferirono altri 20. Per evitare ulteriori rischi, nel pomeriggio del 9 gennaio il comando italiano ordinò alla ''Cesare'' e alla ''Vittorio Veneto'' di trasferirsi a La Spezia, rinunciando a farle intervenire contro le formazioni britanniche; la ''Cesare'' proseguì poi per Genova, nei cui cantieri fu sottoposta alle riparazioni per i danni subiti nel bombardamento dell'8 gennaio.<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Excess.html |titolo=Operazione Excess |accesso=14 agosto 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722051938/http://www.regiamarinaitaliana.it/Excess.html |dataarchivio=22 luglio 2011 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|Bragadin|p. 80}}.</ref> Riunitasi al resto della squadra navale a La Spezia alla fine di gennaio, l'8 febbraio la ''Cesare'' prese il mare con il resto delle navi di Iachino dopo segnalazioni della ricognizione circa movimenti della Force H britannica a occidente della Sardegna; per una serie di ritardi della ricognizione e disguidi nelle comunicazioni le unità italiane non riuscirono a entrare in contatto con le navi britanniche, che il 9 febbraio poterono quindi [[Bombardamento navale di Genova (1941)|bombardare impunemente Geonva]] dal mare, per poi ripiegare senza danni.<ref>{{cita|Bragadin|pp. 84-87}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Genova.html |titolo=Il bombardamento di Genova |accesso=29 luglio 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722051748/http://www.regiamarinaitaliana.it/Genova.html|dataarchivio=22 luglio 2011|urlmorto=sì}}</ref> La ''Cesare'' e le altre unità della squadra da battaglia di Iachino diressero quindi su Napoli la mattina dell'11 febbraio in attesa che i [[dragamine]] ripulissero le entrate alla rada di La Spezia, minate dai velivoli britannici in concomitanza con il bombardamento di Genova, facendo rientro nella base [[Liguria|ligure]] più tardi quel pomeriggio.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 109-110}}.</ref>
[[File:Bandiera RN Giulio Cesare.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|La bandiera di guerra della nave sventola durante la prima battaglia della Sirte; nella banda verde è visibile la scritta "[[SPQR]]"]]▼
▲[[File:Giulio Cesare livrea.jpg|miniatura|upright=1.4|La nave con la colorazione mimetica nel 1942]]
▲[[File:Bandiera RN Giulio Cesare.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.
La ''Cesare'' trascorse gran parte del 1941 in maniera inoperosa, visto che il progressivo scadimento della sua velocità massima dovuto all'usura del suo datato apparato motore non le consentiva più di operare al fianco delle corazzate classe Littorio nel contrasto alle formazioni da battaglia britanniche<ref name=Bagnasco2018-6 />. Solo il 16 dicembre 1941 la ''Cesare'' tornò a partecipare a un'azione operativa, quando lasciò Taranto in squadra con la ''Littorio'' e la ''Doria'' per scortare a distanza un convoglio di rifornimenti urgenti diretto a [[Tripoli]] (operazione M42); la ''Cesare'' e la ''Doria'' erano state richiamate in forza alla squadra dopo che la ''Vittorio Veneto'' ebbe riportato danni in un siluramento a opera di un [[sommergibile]] britannico il 14 dicembre precedente. La formazione italiana fu distaccata nel pomeriggio del 17 dicembre per intercettare una formazione britannica segnalata come in avvicinamento al convoglio, in realtà essa stessa un piccolo convoglio diretto a Malta: il contatto tra le due formazioni diede luogo a un breve scontro (la cosiddetta [[prima battaglia della Sirte]]) conclusosi senza risultati dopo pochi minuti per il sopraggiungere della notte. Completato il trasferimento del convoglio a Tripoli, le navi italiane rientrarono quindi senza danni alla base.<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Sirte1.html |titolo=La I battaglia della Sirte |accesso=19 marzo 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090912020612/http://www.regiamarinaitaliana.it/Sirte1.html |dataarchivio=12 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarina.net/battles/sirte1/sirte1_it.htm |titolo=La prima battaglia della Sirte |accesso=19 marzo 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080304024050/http://www.regiamarina.net/battles/sirte1/sirte1_it.htm |dataarchivio=4 marzo 2008 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 202-203}}.</ref>
Il 3 gennaio 1942 la ''Cesare'', sembre in squadra con la ''Littorio'' e la ''Doria'', lasciò Taranto per essere nuovamente impiegata come scorta a distanza per un grosso convoglio di rifornimenti diretto a Tripoli (operazione M43); l'operazione fu portata a termine il 6 gennaio seguente senza che si fosse registrato alcun contatto con il nemico, e la formazione rientrò quindi a Taranto.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 209-210}}.</ref> L'azione rappresentò l'ultima missione di guerra per la ''Cesare'': in ragione della complessiva obsolescenza dell'unità e della sempre più grave carenza di carburante che affliggeva la flotta italiana, si decise quindi di ritirare la corazzata dalle operazioni di prima linea.<ref>{{cita|Bragadin|p. 251}}.</ref> Passata in "tabella di armamento ridotto", la ''Cesare'' rimase alla fonda a Taranto svolgendo unicamente attività di addestramento; il 30 dicembre 1942 la corazzata ricevette ordine di trasferirsi a [[Pola]] in vista di un turno di grandi lavori di modernizzazione da svolgersi nei cantieri di [[Trieste]]: questi lavori non iniziarono mai e nel gennaio 1943 la nave fu posta in riserva, rimanendo all'ancora a Pola e venendo impiegata unicamente come nave caserma e come nave di addestramento statico.<ref name=Bagnasco2018-6 />
▲File:RN Giulio Cesare (esercitazione).jpg|Salve delle artiglierie principali in un'esercitazione di tiro
▲File:Giulio Cesare - Accostata.jpg|La nave in accostata dopo i lavori di ricostruzione
▲File:Cesare 04.jpg| La nave a Taranto nel 1940
==== L'armistizio ====
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* {{Cita libro |nome=Franco |cognome=Bargoni |titolo=Corazzate classe Cavour |anno=1972 |editore=Edizioni Bizzarri |città=Roma |cid=Bargoni |coautori=Franco Gay}}
* {{Cita libro |nome=Nino |cognome=Bixio Lo Martire |titolo=La notte di Taranto (11 novembre 1940) |anno=2000 |editore=Schena Editore |città=Taranto}}
* {{Cita libro|autore=Marc'Antonio Bragadin|titolo=La Marina italiana 1940-1945|anno=2011|editore=Odoya|città=Bologna|isbn=978-88-6288-110-4|cid=Bragadin}}
* {{Cita libro |nome=Aldo |cognome=Cocchia |titolo=La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941 |anno=1958 |editore=Ufficio Storico della Marina Militare |città=Roma |coautori=Filippo De Palma}}
* {{Cita libro |nome=Aldo |cognome=Cocchia |wkautore=Aldo Cocchia |titolo=La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942 |anno=1962 |editore=Ufficio Storico della Marina Militare |città=Roma}}
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