Giulio Cesare (nave da battaglia): differenze tra le versioni

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==== Propulsione ====
[[File:Giulio Cesare - Accostata.jpg|thumb|left|upright=1.2|La nave in accostata dopo i lavori di ricostruzione]]
Il sistema di propulsione fu completamente ricostruito, vedendo l'installazione di nuovi motori dalla potenza di {{Converti|75000|hp|kW|abbr=on}}, che nelle prove a tutta forza giunsero a sviluppare una potenza massima di {{Converti|93000|hp|kW|abbr=on}} con una velocità di punta di 28 nodi; in condizioni operative la velocità massima si aggirava sui 26/><ref name=Bagnasco2018-6 /> o 27<ref name=da-Frè-277-278 /> nodi, valori comunque nettamente superiori ai 21 nodi originari. La produzione del vapore per le turbine era assicurata da otto caldaie a tubi d'acqua con surriscaldatori del tipo Yarrow, con bruciatori a nafta che alimentavano due gruppi indipendenti di turbine Belluzzo azionanti due assi con [[elica|eliche]] tripale; furono eliminati due dei quattro assi originari, mentre caldaie e gruppi turboriduttori trovarono posto in posizione centrale a poppavia del torrione comando. Ogni gruppo di turbine era composto da una turbina di alta pressione, da due turbine di bassa pressione con incorporata la marcia indietro e da un riduttore; i due gruppi vennero rispettivamente disposti in un locale a poppavia delle caldaie di sinistra e in un locale a proravia delle caldaie di dritta.<ref name=navypedia /><ref name=da-Frè-277-278 />
 
Il sistema di propulsione fu completamente ricostruito, vedendo l'installazione di nuovi motori dalla potenza di {{Converti|75000|hp|kW|abbr=on}}, che nelle prove a tutta forza giunsero a sviluppare una potenza massima di {{Converti|93000|hp|kW|abbr=on}} con una velocità di punta di 28 nodi; in condizioni operative la velocità massima si aggirava sui 26/><ref name=Bagnasco2018-6 /> o 27<ref name=da-Frè-277-278 /> nodi, valori comunque nettamente superiori ai 21 nodi originari. La produzione del vapore per le turbine era assicurata da otto caldaie a tubi d'acqua con surriscaldatori del tipo Yarrow, con bruciatori a nafta che alimentavano due gruppi indipendenti di turbine Belluzzo azionanti due assi con [[elica|eliche]] tripale; furono eliminati due dei quattro assi originari, mentre caldaie e gruppi turboriduttori trovarono posto in posizione centrale a poppavia del torrione comando. Ogni gruppo di turbine era composto da una turbina di alta pressione, da due turbine di bassa pressione con incorporata la marcia indietro e da un riduttore; i due gruppi vennero rispettivamente disposti in un locale a poppavia delle caldaie di sinistra e in un locale a proravia delle caldaie di dritta.<ref name=navypedia /><ref name=da-Frè-277-278 />
 
La riserva di combustibile era di {{formatnum:2500}} tonnellate di nafta, il che garantiva un'autonomia di {{formatnum:3100}} miglia a una velocità di 20 nodi<ref name="GiulioCesaredr" /> o di {{formatnum:6400}} miglia a una velocità di 13 nodi<ref name=navypedia />: valori in generale non molto elevati, anche se sufficienti per un'unità destinata a operare principalmente nel ristretto bacino del mar Mediterraneo.<ref name=da-Frè-277-278 />
 
==== Armamento ====
[[File:RN Giulio Cesare (artiglierie).jpg|thumb|left|upright=1|La torre binata di prua della ''Cesare'' dopo la ricostruzione; in alto è visibile il motto ''Guai agli inermi'']]
 
I lavori di ricostruzione comportarono una radicale modifica dell'armamento della ''Cesare''. Le originarie cinque torri per i cannoni dell'armamento principale furono ridotte a quattro (due binate sovrapposte a due trinate nelle originarie posizioni a prua e poppa) eliminando la torre trinata centrale della nave, e i pezzi da 305/46&nbsp;mm (calibro ormai più che superato per delle navi da battaglia) furono rimpiazzati da dieci cannoni [[OTO/Ansaldo 320/44]]:<ref name="armamento">{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Cannoni.html |titolo=Cannoni & Munizioni |accesso=3 febbraio 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140616063211/http://www.regiamarinaitaliana.it/Cannoni.html |dataarchivio=16 giugno 2014 |urlmorto=sì}}</ref> questi ultimi non erano altro che la ri-tubazione e ri-calibramento dei cannoni originari da 305&nbsp;mm, intervento reso possibile dalla buona fattura e dal largo margine di resistenza alle sollecitazioni delle bocche da fuoco originarie. In aggiunta, le torri dell'artiglieria furono dotate di organi di manovra elettrici invece che idraulici come in origine, di migliori sistemi di caricamento automatico e di un angolo di elevazione delle bocche da fuoco aumentato a 27°.<ref name=navypedia /><ref name=Da-Frè-278-279>{{cita|Da Frè|pp. 278-279}}.</ref> Le modifiche all'armamento principale rappresentarono uno dei punti più criticati dei lavori di ricostruzione:<ref name=Da-Frè-278-279 /> i nuovi pezzi da 320/44&nbsp;mm potevano sparare un proiettile perforante dal peso di 525 chilogrammi alla velocità alla volata di 830 metri al secondo, con una gittata massima di 28.600 metri e un rateo di due colpi al minuto<ref name=320/44>{{Cita web |url=http://www.navweaps.com/Weapons/WNIT_126-44_m1934.htm |titolo=Italian 320 mm/44 (12.6") Model 1934 and Model 1936 |lingua=en |accesso=5 maggio 2009}}</ref>, con un aumento di circa il 30% della potenza dei pezzi<ref name=Da-Frè-278-279 />; le prestazioni dei nuovi pezzi si rivelarono però nel concreto alquanto mediocri, sia per la vita relativamente ridotta delle canne (da sostituire in media ogni 150<ref name=320/44 /> - 200<ref name=Da-Frè-278-279 /> colpi sparati) che per l'eccesiva dispersione delle [[salva (armi da fuoco)|salve]], dovuta anche ad altri fattori tecnici e addestrativi. Molto criticata fu anche la scelta del calibro di 320&nbsp;mm, già in partenza inferiore al 340&nbsp;mm delle corazzate francesi rimodernate e al 330&nbsp;mm delle nuove Dunkerque, e nettamente inferiore al 381&nbsp;mm portato dalle più vecchie navi da battaglia in servizio all'epoca con la [[Royal Navy]] britannica.<ref name=Da-Frè-278-279 />
 
[[File:RN Guilio Cesare 120mm OTO Mod. 1933.jpg|thumb|left|upright=1.2|Due delle torri di cannoni [[OTO Melara|OTO]] [[120/50 Mod. 1926]] della ''Cesare'']]
 
L'armamento secondario fu totalmente modificato: i pezzi originari da 120/50&nbsp;mm in casamatta furono completamente sbarcati e sostituiti con dodici cannoni [[120/50 Mod. 1926]] della [[OTO Melara|OTO]], dello stesso calibro ma di più moderna fattura, già adottati come armamento principale per le classi di [[cacciatorpediniere]] italiane costruite negli anni 1930; i pezzi furono collocati in sei torrette chiuse binate, collocate a centro nave tre per lato intorno ai fumaioli. I nuovi pezzi erano buone armi per il contrasto alle siluranti veloci, ma con un'elevazione massima di 33° delle torri non potevano essere impiegati nel tiro antiaereo.<ref>{{Cita web |url=http://www.navweaps.com/Weapons/WNIT_47-50_m1926.htm |titolo=Italy 120 mm/50 (4.7") Ansaldo Models 1926, 1936, 1937 and 1940 OTO Models 1931, 1933 and 1936 |lingua=en |accesso=5 maggio 2009}}</ref><ref name=Da-Frè-278-279 />
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[[File:Phyrexian - Marina militare 054.jpg|miniatura|left|upright=1.2|La ''Cesare'', fotografata da bordo della ''Cavour'' che la segue nella linea di battaglia, fa fuoco durante la battaglia di Punta Stilo]]
 
Al momento dell'[[entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale]] il 10 giugno 1940, la ''Cesare'' era inquadrata nella V Divisione navi da battaglia della I Squadra navale di base a Taranto, ricoprendo il ruolo di [[Nave ammiraglia|ammiraglia della flotta]] e alzando l'insegna dell'[[ammiraglio]] [[Inigo Campioni]], mentre alla gemella ''Cavour'' fu assegnato il ruolo di ammiraglia di divisione con insegna dell'[[ammiraglio]] [[Bruto Brivonesi]].;<ref>{{Cita web |url=http://www.difesa.it/Area_Storica_HTML/editoria/2016/uomini-mm/Pagine/mobile/index.html#p=116 |titolo=Uomini della Marina 1861-1946 |accesso=14 febbraio 2017 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170215030446/http://www.difesa.it/Area_Storica_HTML/editoria/2016/uomini-mm/Pagine/mobile/index.html#p=116 |dataarchivio=15 febbraio 2017 |urlmorto=no}}</ref><ref name="GiulioCesaredr" /> al momento dell'entrata in guerra la ''Cesare'' e la ''Cavour'' erano le sole due navi da battaglia della Regia Marina in servizio attivo, visto che le due classe Duilio stavano completando i collaudi dopo i lavori di ricostruzione e le due nuove corazzate [[classe Littorio]] non erano ancora completamente allestite.<ref>{{cita|Bragadin|p. 15}}.</ref> Al comando del [[capitano di vascello]] [[Angelo Varoli Piazza]], il 7 luglio la ''Cesare'' prese il mare conin compagnia della ''Cavour'' e di gran parte della I Squadra (18 incrociatori e 36 cacciatorpediniere) per scortare a distanza un [[Convoglio navale|convoglio]] partito da Napoli il 6 luglio e diretto a [[Bengasi]]; il 9 luglio la ''Cesare'' si trovò quindi coinvolta, nelle acque del [[Mar Ionio]] a sud della [[Calabria]], negli eventi della [[battaglia di Punta Stilo]]: il primo e unico scontro della guerra che vide direttamente contrapposte le corazzate della Regia Marina alle loro equivalenti della Royal Navy.<ref name=Bagnasco2018-4 /><ref>{{cita|Bragadin|p. 44}}.</ref>
 
[[File:Cesare damage 2.jpg|thumb|upright=1.2|La sezione centrale della ''Cesare'' annerita dagli incendi causati dal colpo sparato dalla britannica HMS ''Warspite'' a Punta Stilo]]
 
Le forze italiane entrarono in contatto con una squadra navale della [[Mediterranean Fleet]] britannica intenta a proteggere la partenza di due convogli da [[Malta]]: dopo un primo scontro senza esito tra le opposte formazioni di incrociatori, fu la volta delle navi da battaglia a entrare in contatto balistico e, alle 15:52, la ''Cesare'' e la ''Cavour'' aprirono il fuoco dalla distanza di {{formatnum:26400}} metri sulle britanniche {{nave|HMS|Warspite|03|6}} e {{nave|HMS|Malaya||6}}, due corazzate [[classe Queen Elizabeth (nave da battaglia)|classe Queen Elizabeth]] della prima guerra mondiale rimodernate, armate di cannoni da 381&nbsp;mm. Lo scontroascontro a fuoco durò solo pochi minuti: una salva della ''Cesare'' finita lunga esplose in mare nelle vicinanze dei cacciatorpediniere britannici {{nave|HMS|Hereward|H93|6}} e {{nave|HMS|Decoy|H75|6}}, causando loro lievi danni da schegge; alle 15:59, invece, un proiettile da 381&nbsp;mm della ''Warspite''<ref group=N>A causa della concitazione dell'azione fu riportato, in un primo momento, l'impatto di due colpi nemici in rapida successione, circostanza poi smentita.</ref> sparato da più di {{formatnum:24000}} metri di distanza raggiunse la ''Cesare'' sul lato sinistro della zona centro-poppiera della nave. Perforando il fumaiolo più a poppa, il proiettile esplose sul ponte di tuga alla base del fumaiolo stesso mentre l'[[ogiva]] proseguiva la sua corsa perforando il ponte di castello e alcuni locali interni, prima di andare a fermarsi contro il lato interno della cintura corazzata; l'esplosione causò la deflagrazione secondaria della riservetta di munizioni della torre da 120/50&nbsp;mm numero 4 e un incendio alimentato dai giubbotti di salvataggio e altri materiali infiammabili ammassati sul ponte, che fece a sua volta detonare le munizioni di pronto impiego di un impianto antiaereo da 37/54&nbsp;mm.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 62-66}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarina.net/battles/puntastilo/part2_it.htm#Arrivano%20le%20corazzate |titolo=la battaglia di Punta Stilo: arrivano le corazzate |accesso=19-03-2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080827223914/http://www.regiamarina.net/battles/puntastilo/part2_it.htm#Arrivano%20le%20corazzate |dataarchivio=27 agosto 2008 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Punta%20%20Stilo.html |titolo=la battaglia di Punta Stilo |accesso=19-03-2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090830011827/http://www.regiamarinaitaliana.it/Punta%20%20Stilo.html |dataarchivio=30 agosto 2009 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita|Gianni Rocca|pp. 25-26}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.agenziabozzo.it/navi_da_guerra/C-Navi%20da%20Guerra/C-027.htm |titolo=Note storiche |accesso=2 marzo 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070518160239/http://www.agenziabozzo.it/navi_da_guerra/C-Navi%20da%20Guerra/C-027.htm |dataarchivio=18 maggio 2007 |urlmorto=sì}}</ref>
 
[[File:Ogiva da 381mm.jpg|thumb|left|upright=1.2|L'ogiva del proiettile che colpì la ''Cesare'' a Punta Stilo, recuperato all'interno dello scafo dopo la battaglia]]
 
Subito dopo aver incassato il colpo, la ''Cesare'' accostò in fuori per allontanarsi dalla formazione britannica, continuando a fare fuoco sul nemico con le torri di poppa<ref group=N>Nei primi rapporti venne riferito di un colpo di grosso calibro messo a segno dalla ''Cesare'' ai danni della ''Warspite'', circostanza rivelatasi poi mai avvenuta. Vedi {{cita|Bragadin|p. 44}}.</ref> e proteggendosi con una cortina fumogena alzata dai suoi impianti di nebbiogeni. I ventilatori della nave risucchiarono il fumo degli incendi in alcuni locali caldaie, che dovettero essere evacuati dal personale dopo aver provveduto allo spegnimento degli impianti; ciò provocò uno scadimento della velocità massima della ''Cesare'' da 27 a 18 nodi, cosa che spinse il pridente ammiraglio Campioni a ordinare alle 16:01 lo sganciamento dall'azione delle due corazzate, proteggendo la manovra con attacchi siluranti dei suoi cacciatorpediniere ai danni delle navi britanniche. La manovra riuscì perfettamente e, alle 16:30, la ''Cesare'' potè riprendere un'andatura di 20 nodi dopo che le squadre di sicurezza avevano provveduto a estinguere gli incendi a bordo e ripristinare il funzionamento di parte delle caldaie prima spente. La ''Cesare'' fece quindi il suo ingresso, alle 21:00, nel porto di [[Messina]]: le ispezioni confermarono che i danni riportati nello scontro non erano gravi nè incapacitanti, anche se la nave dovette lamentare sensibili perdite umane tra il suo equipaggio ammontanti a 66 morti e 49 feriti.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 66-69}}.</ref> Come riconoscimento per la sua partecipazione allo scontro, la bandiera di combattimento della ''Cesare'' fu insignita della [[Ricompense al valor militare|medaglia d'argento al valor militare]].<ref name="GiulioCesaredr" />
 
==== Operazioni tranel il1940 1941 e il 1943 ====
[[File:Cesare 04.jpg| La nave a Taranto nel 1940|thumb|upright=1.2|La nave fotografata a Taranto nel 1940]]
La nave venne inviata all'Arsenale di La Spezia per i necessari lavori di riparazione e il successivo 30 agosto prese parte con gran parte delle unità della Iª Squadra e con altre unità partite da [[Messina]] e da [[Brindisi]] ad un'azione di contrasto all'[[Operazione Hats]],<ref>{{Cita web |url=http://regiamarina.net/operations/hats/hats_it.htm |titolo=regiamarina.net: Operazione Hats |accesso=15-12-2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090311011233/http://www.regiamarina.net/operations/hats/hats_it.htm |dataarchivio=11 marzo 2009 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Hats.html |titolo=regiamarinaitaliana.it: Operazione Hats |accesso=15-12-2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090913121940/http://www.regiamarinaitaliana.it/Hats.html |dataarchivio=13 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref> con cui gli inglesi tentavano di far giungere un convoglio da [[Alessandria d'Egitto]] per rifornire Malta. La Squadra Navale italiana, che vedeva per la prima volta l'impiego delle due nuovissime [[Nave da battaglia|navi da battaglia]] ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]'' e ''[[Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]'', non riuscì però a venire a contatto del nemico, anche a causa di una violenta burrasca che costrinse al rientro le navi italiane, non potendo i [[cacciatorpediniere]] reggere il mare.
 
Dopo una breve sosta a Messina per effettuare i primi raddobbi d'emergenza, il 13 luglio la ''Cesare'' si trasferì (unitamente all'incrociatore ''[[Bolzano (incrociatore)|Bolzano]]'', anch'esso danneggiato nella battaglia dal tiro britannico) a La Spezia per sottoporsi ai lavori di riparazione, proseguiti dal 15 al 31 luglio seguenti; dopo una sosta a Genova per i collaudi, il 10 agosto la ''Cesare'' raggiunse Taranto per rientrare nei ranghi della squadra da battaglia.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|p. 69}}.</ref> Il 31 agosto seguente la nave prese il mare con gran parte della flotta italiana per contrastare una serie di movimenti navali britannici attorno a Malta, operati tanto dalla Mediterranean Fleet da [[Alessandria d'Egitto]] quanto dalla [[Force H]] da [[Gibilterra]] ([[operazione Hats]]); vari motivi, tra cui il rapido peggiorare delle condizioni meteo nello Ionio, impedirono l'entrata in contatto delle forze contrapposte e la flotta italiana rientrò a Taranto nel pomeriggio del 1º settembre.<ref>{{cita|Bragadin|pp. 49-50}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://regiamarina.net/operations/hats/hats_it.htm |titolo=Operazione Hats |accesso=15 dicembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090311011233/http://www.regiamarina.net/operations/hats/hats_it.htm |dataarchivio=11 marzo 2009 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Hats.html |titolo=Operazione Hats |accesso=15 dicembre 2007 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090913121940/http://www.regiamarinaitaliana.it/Hats.html |dataarchivio=13 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref> La ''Cesare'' si trovava in porto a Taranto quando, nella notte tra l'11 e il 12 novembre, gli aerosiluranti britannici [[Notte di Taranto|attaccarono la flotta italiana]] ferma all'ancora, causando gravi danni alle corazzate ''Cavour'' (mai più rientrata in servizio), ''Duilio'' e ''[[Littorio (nave da battaglia)|Littorio]]''; con la ''Doria'' ancora impegnata nella messa a punto dopo la ricostruzione, la ''Cesare'' (trasferita da Taranto a Napoli per siccurezza) si venne così a ritrovare per qualche mese come unica corazzata italiana operativa insieme alla nuova ''[[Vittorio Veneto (nave da battaglia)|Vittorio Veneto]]''.<ref>{{cita|Bragadin|p. 68}}.</ref>
Superata indenne la [[Notte di Taranto]] dell'11-12 novembre 1940, in cui il gemello ''[[Conte di Cavour (nave da battaglia)#Ricostruzione|Conte di Cavour]]'' venne gravemente danneggiato il ''Giulio Cesare'' venne trasferito a [[Napoli]] insieme a ''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1913)#La ricostruzione|Doria]]'' e ''Vittorio Veneto'', con la scorta della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#X squadriglia cacciatorpediniere|X]] e [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XIII squadriglia cacciatorpediniere|XIII]] [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#Classificazione e organizzazione della flotta|Squadriglia]], partecipando alla difesa antiaerea della città.
 
[[File:RN Giulio Cesare (esercitazione).jpg|Salvethumb|left|upright=1.2|Una salva delle artiglierie principali indella ''Cesare'' durante un'esercitazione di tiro]]
Il successivo 26 novembre la nave uscì in mare, in formazione con la ''Vittorio Veneto'', altra nave da battaglia uscita indenne dalla notte di Taranto, e ad altre unità della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#Ordine di battaglia|I e della II Squadra]], per intercettare la ''Forza H'' dell'ammiraglio Somerville, proveniente da Gibilterra, che aveva preso il mare per proteggere un convoglio diretto a Malta ed Alessandria. Il contatto tra le forze navali italiane e britanniche avvenne nei pressi della Sardegna e culminò il 27 novembre nella [[battaglia di Capo Teulada]].<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarina.net/battles/teulada/teulada_it.htm |titolo=Battaglia di Capo Teulada |accesso=19-03-2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080220063400/http://www.regiamarina.net/battles/teulada/teulada_it.htm |dataarchivio=20 febbraio 2008 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Telauda.html |titolo=la battaglia di Capo Teulada |accesso=19-03-2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070321181800/http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Telauda.html |dataarchivio=21 marzo 2007 |urlmorto=sì}}</ref> Nell'occasione la corazzata ''Vittorio Veneto'' venne aggregata alla Vª Divisione Corazzate andando a ricoprire il ruolo di "nave insegna".
 
Il 16 novembre una squadra navale italiana con la ''Cesare'' e la ''Vittorio Veneto'' (ora ammiraglia di Campioni) lasciò Napoli per dirigere all'intercettamento di una formazione navale britannica segnalata a sud-ovest della Sardegna; questa era uno scaglione della Force H diretto lanciare dei velivoli di rinforzo per Malta ([[operazione White]]): l'uscita in mare delle navi italiane obbligò i britannici a ritirarsi dopo aver lanciato i loro velivoli prima del previsto, e la maggior parte degli apparecchi non riuscì a raggiungere Malta.<ref>{{cita|Bragadin|p. 69-70}}.</ref> Pochi giorni dopo, e il 27 novembre Campioni uscì nuovamente in mare da Napoli con la ''Cesare'' e la ''Vittorio Veneto'' per contrastare nuovi movimenti navali della Force H al largo della Sardegna, volti a coprire l'invio di un convoglio a Malta: l'incontro tra le due formazioni portò all'inconcludente [[battaglia di capo Teulada]], nel corso della quale la ''Cesare'' giocò solo un ruolo marginale; il fugace cannoneggiamento tra le due formazioni fu interrotto dopo poco dai due prudenti ammiragli in comando, fatto che costò poi a Campioni l'esonero dalla guida della squadra da battaglia e la sua sostituzione con l'ammiraglio [[Angelo Iachino]].<ref>{{cita|Bragadin|pp. 71-74}}.</ref><ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 96-98}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarina.net/battles/teulada/teulada_it.htm |titolo=Battaglia di Capo Teulada |accesso=19 marzo 2008|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080220063400/http://www.regiamarina.net/battles/teulada/teulada_it.htm |dataarchivio=20 febbraio 2008 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Telauda.html |titolo=la battaglia di Capo Teulada |accesso=19 marzo2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20070321181800/http://www.regiamarinaitaliana.it/Capo%20Telauda.html |dataarchivio=21 marzo 2007 |urlmorto=sì}}</ref>
Dopo il rientro a Napoli, nel pomeriggio del 15 dicembre, avuto notizia che il giorno precedente gli inglesi avevano nuovamente attaccato la base di Taranto, danneggiando l'[[incrociatore pesante]] [[Pola (incrociatore)|Pola]], il ''Giulio Cesare'', insieme a ''Vittorio Veneto'', ''[[Zara (incrociatore)|Zara]]'', ''[[Gorizia (incrociatore)|Gorizia]]'' e i cacciatorpediniere della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#VII squadriglia cacciatorpediniere|VII]], [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#IX squadriglia cacciatorpediniere|IX]] e [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XV squadriglia cacciatorpediniere|XV Squadriglia]], salpò con destinazione [[La Maddalena]], rientrando il 29 dicembre a Napoli dove nel frattempo erano state rafforzate le difese antiaeree.<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/la%20Beffa.html |titolo=La beffa della Mediterranean Fleet |accesso=14-08-2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090912020621/http://www.regiamarinaitaliana.it/la%20Beffa.html |dataarchivio=12 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref>
 
Il 14 dicembre bombardieri della [[Royal Air Force]] britannica colpirono duramente il porto di Napoli, danneggiando gravemente l'incrociatore ''[[Pola (incrociatore)|Pola]]''; ciò spinse il comando italiano a trasferire il 15 dicembre la ''Cesare'' e la ''Vittorio Veneto'' nell'ancor più lontana base de [[La Maddalena]] in Sardegna, consentendo nei giorni seguenti ai britannici di svolgere senza contrasto una serie di movimenti navali nello Ionio. Le corazzate italiane tornarono a Napoli solo il 20 dicembre, una volta che le difese antiaeree della città furono rafforzate.<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/la%20Beffa.html |titolo=La beffa della Mediterranean Fleet |accesso=14 agosto 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090912020621/http://www.regiamarinaitaliana.it/la%20Beffa.html |dataarchivio=12 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref>
Il successivo 8 gennaio, in concomitanza all'[[Operazione Excess]],<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Excess.html |titolo=Operazione Excess |accesso=14-08-2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722051938/http://www.regiamarinaitaliana.it/Excess.html |dataarchivio=22 luglio 2011 |urlmorto=sì}}</ref> la città partenopea venne bombardata da aerei della [[Royal Air Force]] di base a Malta e la nave venne lievemente danneggiata, essendogli cadute vicino tre [[Bomba (aeronautica)|bombe]], una delle quali, scoppiando sulla banchina, provocò infiltrazioni d'acqua nella [[carena]], causando avaria ad una turbina, mentre alcune schegge di un'altra bomba causarono la morte di cinque uomini dell'equipaggio e il ferimento di altri venti. Alle 17:00 del 9 gennaio ''Vittorio Veneto'' e ''Giulio Cesare'' lasciarono gli ormeggi, visto che anche Napoli non era più sicura, la prima per La Spezia, la seconda verso Genova, da dove, effettuate le necessarie riparazioni, alla fine di gennaio del 1941 raggiunse La Spezia.
 
==== Operazioni tra il 1941 e il 1943 ====
[[File:Giulio Cesare livrea.jpg|miniatura|upright=1.42|La nave con la colorazione mimetica nel 1942]]
 
L'8 gennaio 1941, per proteggere una serie di complessi movimenti navali britannici attorno a Malta ([[operazione Excess]]), la RAF tonrò a martellare il porto di Napoli: varie bombe esplosero nelle vicinanze della ''Cesare'' ferma all'ancora causando infiltrazioni di acqua nella [[carena]] e l'avaria di una delle turbine della nave, mentre le schegge generate dalle esplosioni uccisero cinque membri dell'equipaggio e ne ferirono altri 20. Per evitare ulteriori rischi, nel pomeriggio del 9 gennaio il comando italiano ordinò alla ''Cesare'' e alla ''Vittorio Veneto'' di trasferirsi a La Spezia, rinunciando a farle intervenire contro le formazioni britanniche; la ''Cesare'' proseguì poi per Genova, nei cui cantieri fu sottoposta alle riparazioni per i danni subiti nel bombardamento dell'8 gennaio.<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Excess.html |titolo=Operazione Excess |accesso=14 agosto 2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722051938/http://www.regiamarinaitaliana.it/Excess.html |dataarchivio=22 luglio 2011 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|Bragadin|p. 80}}.</ref> Riunitasi al resto della squadra navale a La Spezia alla fine di gennaio, l'8 febbraio la ''Cesare'' prese il mare con il resto delle navi di Iachino dopo segnalazioni della ricognizione circa movimenti della Force H britannica a occidente della Sardegna; per una serie di ritardi della ricognizione e disguidi nelle comunicazioni le unità italiane non riuscirono a entrare in contatto con le navi britanniche, che il 9 febbraio poterono quindi [[Bombardamento navale di Genova (1941)|bombardare impunemente Geonva]] dal mare, per poi ripiegare senza danni.<ref>{{cita|Bragadin|pp. 84-87}}.</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Genova.html |titolo=Il bombardamento di Genova |accesso=29 luglio 2009|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722051748/http://www.regiamarinaitaliana.it/Genova.html|dataarchivio=22 luglio 2011|urlmorto=sì}}</ref> La ''Cesare'' e le altre unità della squadra da battaglia di Iachino diressero quindi su Napoli la mattina dell'11 febbraio in attesa che i [[dragamine]] ripulissero le entrate alla rada di La Spezia, minate dai velivoli britannici in concomitanza con il bombardamento di Genova, facendo rientro nella base [[Liguria|ligure]] più tardi quel pomeriggio.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 109-110}}.</ref>
Il successivo 8 febbraio avuto notizie che navi britanniche della ''Forza H'', tra cui la portaerei ''[[HMS Ark Royal (91)|Ark Royal]]'', provenienti da [[Gibilterra]] erano in avvicinamento verso le coste italiane, una forza navale al comando dell'ammiraglio [[Angelo Iachino]] e formata da ''Cesare'', ''Doria'' e ''Vittorio Veneto'', con la scorta della X e XIII Squadriglia, uscì in mare alla ricerca del nemico, convinta che l'obiettivo degli inglesi fosse la Sardegna, per incontrarsi il mattino seguente presso l'[[Asinara]] con gli incrociatori della [[Classe Trento (incrociatore)|classe Trento]] della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#III Divisione incrociatori|III Divisione]] provenienti da [[Arsenale Militare Marittimo di Messina|Messina]] con la scorta dei cacciatorpediniere della [[Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale#XI squadriglia cacciatorpediniere|XI Squadriglia]]; ma il mattino seguente le unità inglesi, eludendo il contatto con le navi italiane si presentarono davanti a Genova bombardando la città.
[[File:Bandiera RN Giulio Cesare.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.4|La bandiera di guerra della nave sventola durante la prima battaglia della Sirte; nella banda verde è visibile la scritta "[[SPQR]]"]]
Inizialmente la scelta di bombardare la città era dovuta sia all'importanza di Genova come città industriale, sia per dare un segnale alla Regia Marina che neanche nel [[Tirreno]] le navi italiane sarebbero state al sicuro, ed inoltre nel cantiere erano in riparazione le corazzate ''Cesare'' e ''Duilio'', con la prima che lasciò Genova alla fine di gennaio e la seconda che era stata scambiata per la ''Littorio''; ma il [[Secret Intelligence Service|servizio segreto inglese]] era venuto a conoscenza che a Genova sarebbe giunto [[Francisco Franco|Franco]] per incontrare il 12 febbraio a [[Bordighera]] Mussolini e nell'incontro il [[Duce]] avrebbe sicuramente tentato convincere il [[Caudillo|Caudillo spagnolo]] a entrare in guerra a fianco dell'[[Potenze dell'Asse|Asse]], con la conseguenza che se la [[Spagna]] fosse entrata in guerra, Gibilterra sarebbe caduta e tutto il Mediterraneo sarebbe stato dominio dell'Asse. Per impedire a tutti i costi che il governo spagnolo facesse tale passo occorreva dimostrare la debolezza dell'Italia, incapace persino di proteggere le proprie coste; per cui il [[bombardamento navale di Genova (1941)|bombardamento di Genova]], progettato come operazione militare, divenne una questione politica<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Genova.html |titolo=Il bombardamento di Genova |accesso=29-07-2009 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20110722051748/http://www.regiamarinaitaliana.it/Genova.html |dataarchivio=22 luglio 2011 |urlmorto=sì}}</ref> e doveva essere effettuato prima dell'arrivo di Franco in Italia.
[[File:Giulio Cesare livrea.jpg|miniatura|upright=1.4|La nave con la colorazione mimetica nel 1942]]
Le forze dell'ammiraglio Iachino, venute a conoscenza dell'attacco a Genova, per una serie di disguidi, tentarono di raggiungere il nemico in ritirata verso Gibilterra quando ormai era troppo tardi non riuscendo a stabilire il contatto. Mancato l'incontro, le unità raggiunsero Napoli l'11 febbraio, proseguendo poi per La Spezia.
 
[[File:Bandiera RN Giulio Cesare.jpg|miniatura|sinistra|upright=1.42|La bandiera di guerra della nave sventola durante la prima battaglia della Sirte; nella banda verde è visibile la scritta "[[SPQR]]"]]
Fino alla fine del 1941, la nave il venne assegnata a compiti di scorta ai convogli e, dopo aver partecipato nel dicembre del 1941 alla scorta del convoglio M42, culminato nella [[prima battaglia della Sirte]],<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Sirte1.html |titolo=La I battaglia della Sirte |accesso=19-03-2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090912020612/http://www.regiamarinaitaliana.it/Sirte1.html |dataarchivio=12 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarina.net/battles/sirte1/sirte1_it.htm |titolo=La prima battaglia della Sirte |accesso=19-03-2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080304024050/http://www.regiamarina.net/battles/sirte1/sirte1_it.htm |dataarchivio=4 marzo 2008 |urlmorto=sì}}</ref> in cui faceva parte della forza di copertura a distanza insieme a ''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1913)#La ricostruzione|Doria]]'' e ''Littorio'', effettuò la sua ultima missione di guerra partecipando dal 3 al 6 gennaio 1942 all'operazione M43, che aveva la finalità di far trasferire tre convogli per un totale di sei navi a [[Tripoli]], sotto la protezione diretta ed indiretta della maggior parte delle forze navali. Anche in questa occasione il ''Giulio Cesare'', insieme a ''[[Andrea Doria (nave da battaglia 1913)#Seconda guerra mondiale|Doria]]'' e ''Littorio'', costituiva la scorta indiretta.
 
La ''Cesare'' trascorse gran parte del 1941 in maniera inoperosa, visto che il progressivo scadimento della sua velocità massima dovuto all'usura del suo datato apparato motore non le consentiva più di operare al fianco delle corazzate classe Littorio nel contrasto alle formazioni da battaglia britanniche<ref name=Bagnasco2018-6 />. Solo il 16 dicembre 1941 la ''Cesare'' tornò a partecipare a un'azione operativa, quando lasciò Taranto in squadra con la ''Littorio'' e la ''Doria'' per scortare a distanza un convoglio di rifornimenti urgenti diretto a [[Tripoli]] (operazione M42); la ''Cesare'' e la ''Doria'' erano state richiamate in forza alla squadra dopo che la ''Vittorio Veneto'' ebbe riportato danni in un siluramento a opera di un [[sommergibile]] britannico il 14 dicembre precedente. La formazione italiana fu distaccata nel pomeriggio del 17 dicembre per intercettare una formazione britannica segnalata come in avvicinamento al convoglio, in realtà essa stessa un piccolo convoglio diretto a Malta: il contatto tra le due formazioni diede luogo a un breve scontro (la cosiddetta [[prima battaglia della Sirte]]) conclusosi senza risultati dopo pochi minuti per il sopraggiungere della notte. Completato il trasferimento del convoglio a Tripoli, le navi italiane rientrarono quindi senza danni alla base.<ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarinaitaliana.it/Sirte1.html |titolo=La I battaglia della Sirte |accesso=19 marzo 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090912020612/http://www.regiamarinaitaliana.it/Sirte1.html |dataarchivio=12 settembre 2009 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{Cita web |url=http://www.regiamarina.net/battles/sirte1/sirte1_it.htm |titolo=La prima battaglia della Sirte |accesso=19 marzo 2008 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20080304024050/http://www.regiamarina.net/battles/sirte1/sirte1_it.htm |dataarchivio=4 marzo 2008 |urlmorto=sì}}</ref><ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 202-203}}.</ref>
Rientrata a Taranto, la corazzata venne dichiarata obsoleta per missioni operative, ed utilizzata solamente per operazioni di addestramento. Il 30 dicembre 1942 venne inviata a [[Pola]], per essere utilizzata, anche a causa della mancanza di carburante, come nave caserma e come nave di addestramento statico; nella città [[istria]]na si trovava il giorno dell'[[armistizio di Cassibile|armistizio]].
 
Il 3 gennaio 1942 la ''Cesare'', sembre in squadra con la ''Littorio'' e la ''Doria'', lasciò Taranto per essere nuovamente impiegata come scorta a distanza per un grosso convoglio di rifornimenti diretto a Tripoli (operazione M43); l'operazione fu portata a termine il 6 gennaio seguente senza che si fosse registrato alcun contatto con il nemico, e la formazione rientrò quindi a Taranto.<ref>{{cita|Bagnasco 2012|pp. 209-210}}.</ref> L'azione rappresentò l'ultima missione di guerra per la ''Cesare'': in ragione della complessiva obsolescenza dell'unità e della sempre più grave carenza di carburante che affliggeva la flotta italiana, si decise quindi di ritirare la corazzata dalle operazioni di prima linea.<ref>{{cita|Bragadin|p. 251}}.</ref> Passata in "tabella di armamento ridotto", la ''Cesare'' rimase alla fonda a Taranto svolgendo unicamente attività di addestramento; il 30 dicembre 1942 la corazzata ricevette ordine di trasferirsi a [[Pola]] in vista di un turno di grandi lavori di modernizzazione da svolgersi nei cantieri di [[Trieste]]: questi lavori non iniziarono mai e nel gennaio 1943 la nave fu posta in riserva, rimanendo all'ancora a Pola e venendo impiegata unicamente come nave caserma e come nave di addestramento statico.<ref name=Bagnasco2018-6 />
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File:RN Giulio Cesare 1937.jpg|La nave dopo la ricostruzione in una cartolina illustrata
File:RN Giulio Cesare (esercitazione).jpg|Salve delle artiglierie principali in un'esercitazione di tiro
File:Giulio Cesare - Accostata.jpg|La nave in accostata dopo i lavori di ricostruzione
File:Cesare 04.jpg| La nave a Taranto nel 1940
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==== L'armistizio ====
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* {{Cita libro |nome=Franco |cognome=Bargoni |titolo=Corazzate classe Cavour |anno=1972 |editore=Edizioni Bizzarri |città=Roma |cid=Bargoni |coautori=Franco Gay}}
* {{Cita libro |nome=Nino |cognome=Bixio Lo Martire |titolo=La notte di Taranto (11 novembre 1940) |anno=2000 |editore=Schena Editore |città=Taranto}}
* {{Cita libro|autore=Marc'Antonio Bragadin|titolo=La Marina italiana 1940-1945|anno=2011|editore=Odoya|città=Bologna|isbn=978-88-6288-110-4|cid=Bragadin}}
* {{Cita libro |nome=Aldo |cognome=Cocchia |titolo=La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941 |anno=1958 |editore=Ufficio Storico della Marina Militare |città=Roma |coautori=Filippo De Palma}}
* {{Cita libro |nome=Aldo |cognome=Cocchia |wkautore=Aldo Cocchia |titolo=La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1º ottobre 1941 al 30 settembre 1942 |anno=1962 |editore=Ufficio Storico della Marina Militare |città=Roma}}