Samaw'al ibn 'Adiya': differenze tra le versioni

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Dopo esservisi intrattenuti "per tutto il tempo che Dio volle", Imruʾ al-Qays, desiderando assicurarsi il sostegno dell'Imperatore bizantino [[Giustiniano I]], chiese ad al-Samawʾal di scrivere una missiva per lui da consegnare al principe [[ghassanide]] [[al-Harith ibn Abi Shamir]], che avrebbe potuto agevolarlo nel suo viaggio alla volta di Bisanzio, di cui i Ghassanidi erano alleati. Il kindita quindi partì, affidando Hind, suo cugino e le armi alla custodia di al-Samawʾal, per non tornare mai più a reclamarle. Secondo la tradizione araba, mentre era in viaggio verso [[Costantinopoli]], Imruʾ al-Qays fu infatti avvelenato per ordine di Giustiniano, che aveva prestato fede alle calunnie rivolte contro il poeta dai suoi nemici.
 
Dopo la partenza di Imruʾ al-Qays, il principe lakhmide al-Mundhir — non si sa se a conoscenza o meno della morte di Imruʾ al-Qays — spedì [[al-Harith ibn Jabala|al-Ḥārith b. Jabala]] da al-Samawʾal, ingiungendogli di consegnargli le armi in sua custodia. Al-Samawʾal si rifiutò e al-Ḥārith pose senza successo l'assedio ad al-Ablaq. Un giorno, tuttavia, al-Ḥārith catturò il figlio di al-SamawʾālSamawʾal che, secondo la tradizione presente nel ''[[Kitab al-Aghani]]'', stava tornando dalla caccia. Al-Ḥārith gridò alloraallor,a da sotto le mura del castello, al suo proprietario di scegliere tra i beni a lui affidati e la vita di suo figlio. Al-SamawʾālSamawʾal rispose che suo figlio aveva dei fratelli, mentre il proprio onore una volta perduto non sarebbe mai più stato recuperato. Al-Ḥārith fecafece allora tagliare la testa al giovane sotto gli occhi dello sfortunato genitore, quindi si allontanò da quei luoghi, senza aver potuto realizzare il suo incarico, capendo che nulla avrebbe potuto fare per convincere il poeta. L'episodio (ritenuto spurio da Werner Caskel) ha dato origine a numerose varianti, sostanzialmente però concordi nell'esaltare le virtù di virile lealtà del poeta ebreoebraizzato.
 
Una descrizione del castello di al-Ablaq è fornita dal poeta [[al-A'sha]],<ref>Si veda [[Yaqut]], ''Muʿjam al-udabāʾ'', I, 96.</ref> che però fa confusione tra esso e il Tempio di [[Salomone]]. Si afferma che al-A'sha fosse, in una data circostanza, catturato assieme ad altri Arabi e recluso nel castello di [[Tayma]], a quel tempo di proprietà del figlio di al-Samawʾal, [[Shurayh ibn Samaw'al]], senza che questi sapesse che al-A'sha si trovava nel gruppo dei prigionieri. Quando capì che Shurayh era a portata di udito, il poeta prigioniero prese a recitare un poema in cui si esortava il figlio a imitare la nobiltà d'animo paterna. Shurayh lo fece allora rilasciare e ne consentì il ritorno tra i suoi, donandogli un dromedario per muoversi. Varrà la pena ricordare che anche Shurayh, suo fratello Jarid e il nipote di al-Samawʾal, Saʿba erano poeti.