Governo Rumor III: differenze tra le versioni

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=== Marzo ===
*3 marzo: dopo due giorni di intense consultazioni il capo dello stato conferisce un pre-incarico a [[Aldo Moro]]. Al ministro uscente degli esteri è richiesto di chiarire la situazione politica generale e di riferire sulla possibilità di conferire un effettivo incarico. Nelle stesse ore viene annunciato un ennesimo intervento vaticano in materia di divorzio. In un articolo prossimo alla pubblicazione su [[La Civiltà Cattolica]] padre [[Bartolomeo Sorge]] annuncia che gli interventi del papa e le note diplomatiche verranno inoltrate dal [[Nunzio apostolico]] in Italia alla [[Corte costituzionale]]. Riconoscendone gli effetti civili, sostiene il prelato gesuita, l'Italia ha riconosciuto nella sua Costituzione l'indissolubilità del matrimonio religioso, e di conseguenza non può modificare la legislazione matrimoniale senza consultarsi per via diplomatica con la Santa sede. Viene inoltre suggerito un emendamento all'articolo 2 della legge, che disponga il divieto di scioglimento degli effetti civili per i matrimoni religiosi.
*5 marzo: Aldo Moro incontra le delegazioni di tutti i partiti rappresentati in parlamento. Molti gli ostacoli da superare: la DC punta alla riproposizione del quadripartito (DC-PSI-PSU–PRI), il PRI conferma che deciderà la sua partecipazione ad un nuovo esecutivo solo dopo un eventuale accordo DC-PSI-PSU ma restano le divergenze fra i due partiti socialisti. Per il PLI il bivio è o la sua entrata nel Governo o le elezioni anticipate. Il PCI dichiara la sua netta opposizione al quadripartito e chiede un Governo «più orientato a sinistra». A partire dal 6 marzo gli incontri si riducono ai soli partiti del centro-sinistra.<ref>Il Messaggero, 6 mstxo 1970</ref>
*7-9 marzo: tre autorevoli sacerdoti [[Compagnia di Gesù|gesuiti]], docenti all'Università cattolica Gregoriana, contestano le tesi vaticane sul divorzio e le ingerenze sul dibattito politico italiano. I tre prelati vogliono anzitutto smentire che su questo tema i cattolici, divisi su tutto, abbiano ritrovato l'unità politica, e sostengono che il veto della Chiesa è incompatibile col principio della libertà religiosa promulgato dal Concilio appena cinque anni prima. Padre [[Pedro Arrupe]], superiore generale dei gesuiti, non ne sconfessa le tesi, ed anzi sostiene che parte degli argomenti esposti sono "suscettibili" di approfondimento. [[Radio Vaticana]] difende la legittimità delle pressioni vaticane in quanto si tratta di chiarire dubbi relativi all'interpretazione del diritto internazionale.<ref>Il Messaggero, 8-10 marzo 1970</ref>
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*16-17 marzo: comitato centrale PCI: [[Pietro Ingrao]] denuncia l’involuzione a destra della DC e l’«avventurismo» dei socialdemocratici, contesta che l’unica scelta possibile per risolvere la crisi di governo sia il dilemma fra elezioni anticipate o riproposizione del quadripartito. Critica il tentativo del padronato di rimettere in discussione le conquiste delle lotte operaie dell’autunno e sollecita un forte Impegno del partito per difenderle e far avanzare la proposta di un «governo orientato a sinistra» condizione indispensabile per uscire dalla crisi.
*19 marzo: nonostante l'annuncio di una intesa tra DC, PSI, PSU e PRI Fanfani rinuncia all'incarico. Il capo dello stato convoca nuovamente [[Mariano Rumor]], che presenta ai partiti del centro-sinistra un documento in cui si propongono soluzioni per la formazione delle giunte regionali e per i problemi dell'economia, dell'amnistia sindacale e dell'economia. Indicato fin dall'inizio della crisi Rumor riesce a ottenere il consenso dei quattro partiti e ad ottenere l'incarico formale per la formazione del governo.
*23 marzo: Comitato centrale PSI. approvata con 94 voti la proposta di De Martino di acconsentire alla costituzione di un governo quadripartito sulla base degli accordi raggiunti nelle trattative. Il gruppo Bertoldi-Manca, ottenendo 15 voti, presenta un proprio ordine del giorno in cui motiva la scelta della formazione del governo dettata da uno«stato di necessità» per evitare le elezioni anticipate e dar vita all’ordinamento regionale. L’ordine del giorno della Sinistra lombardiana che rifiuta lo «stato di necessità» e auspica una «politica diversa dal quadripartito» riporta 13 voti.
*24 marzo: tre dirigenti della federazione napoletana del PCI, tra i quali il deputato [[Liberato Bronzuto]], sono espulsi dal partito in quanto sostenitori del gruppo de [[Il Manifesto]].<br />Nel pieno della polemica sul divorzio, che il governo in formazione ha temporaneamente accantonato dalle trattative, la Corte costituzionale viene chiamata a decidere su una eccezione sollevata dal tribunale di Milano, relativa alle cause di nullità della celebrazione. Viene contestata l'incompatibilità dell'art. 12 della legge del 1929 per il riconoscimento civile del matrimonio religioso con l'art. 120 del codice civile: quest'ultimo afferma la nullità della celebrazione quando uno dei nubendi non è in possesso delle proprie capacità mentali o è comunque [[Interdizione legale|legalmente interdetto]], mentre la legge previgente non contempla tale causa tra le nullità e obbliga lo stati civile ad accordare la trascrizione. La Corte rinvia il problema al legislatore.<ref>Il Messaggero, 25 marzo 1970</ref>
*27 marzo: Mariano Rumor presenta al presidente della Repubblica il suo III governo una coalizione formata da DC, PSI, PSU e PRI. Il Consiglio dei ministri è formato da 17 democristiani, 6 socialisti, tre socialdemocratici e un repubblicano. [[Francesco De Martino]] assume la vicepresidenza del Consiglio e si dimette da segretario del PSI. Viene sostituito da [[Giacomo Mancini]]. I nuovi ministri giurano il giorno successivo.<ref>Il Messaggero, 28 marzo 1970</ref>
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*4-5 maggio: consiglio nazionale della DC: viene approvato il programma nazionale per le imminenti elezioni regionali, definite coronamento dell'unità nazionale secondo il dettato della costituzione.
*9 maggio: il ministro delle partecipazioni statali, [[Flaminio Piccoli]], annuncia 7000 miliardi di investimenti (4.700 dei quali già destinati a progetti definiti) predisposti dall'[[IRI]] per la costruzione di vari stabilimenti del gruppo nel meridione. Le regioni del mezzogiorno ospiteranno la produzione chimica, siderurgica e automobilistica necessarie a colmare il fabbisogno interno.<ref>Il Messaggero, 10 maggio 1970</ref>
*12 e 22 maggio: rispondendo ad alcune interrogazioni alla Camera il ministro del tesoro, [[Emilio Colombo]] presenta una relazione sulle prospettive economiche per il 1970. Rassicura sulla stabilità della lira ma serve una reciproca collaborazione per evitare un aumento del debito pubblico e una seconda impennata dei consumi che porti a un aumento dei prezzi. Secondo Colombo lo stato si trova nella condizione di dover aumentare le entrate per ogni nuova spesa, e qualche aumento sarà necessario per coprire l'indebitamento delle mutue per il biennio 1969-1970. La pressante richiesta di rafforzamento della spesa sociale che sale dal basso dovrà essere la preoccupazione principale della politica economica del governo e del parlamento. Pochi giorni dopo, partecipando al centenario del [[Credito Italiano]] col ministro Piccoli, aggiunge che l'Italia è entrata in un collo di bottiglia, oltre il quale si prospettano una forte recessione dell'economia e una spirale inflazionistica. Facendo eco al governatore della Banca d'Italia, [[Guido Carli]], sostiene che una gran parte del costo della crisi è dovuta alla sproporzione tra manifestazioni e scioperi e quantità di richieste.<ref>Il Messaggero, 13 e 23 maggio 1970</ref>
*14 maggio: Approvato il disegno di legge Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento (Statuto dei lavoratori). La legge è approvata con il voto favorevole dei partiti di centro-sinistra e dei liberali. Si astengono il PCI e il PSIUP per sottolineare alcune carenze della legge e il MSI
*31 maggio: con un incontro ufficiale tra il ministro degli Esteri, [[Aldo Moro]], e il segretario di Stato vaticano, cardinale [[Jean-Marie Villot]], si apre ufficialmente la consultazione sull'interpretazione dell'articolo 34 del concordato, nel quale la chiesa scorge un impedimento all'introduzione del divorzio in Italia.
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=== Giugno ===
[[File:Autonomous Regions of Italy.svg|miniatura|Le regioni a statuto ordinario in cui si vota per la prima volta, indicate in grigio]]
*7-8 giugno: si svolgono le prime elezioni dei Consigli regionali nelle Regioni a statuto ordinario e per il rinnovo di vari consigli provinciali e comunali. Il PSI, nonostante la scissione, si attesta al 10,4% mentre il Partito socialdemocratico ottiene il 7%. Alle politiche del 1968 i due partiti unificati avevano ottenuto il 14,5%. Il PSIUP subisce un arretramento passando dal 4,4% del 1968 al 3,2%. In leggero regresso la DC e il PCI che recupera in parte a svantaggio del PSIUP. Aumenta di quasi un 1% il MSI perdono PLI e monarchici. Solo in Emilia-Romagna PCI e PSIUP hanno da soli la maggioranza. In Toscana e Umbria centro-sinistra e sinistre hanno pari seggi, nella altre regioni maggioranze di centro-sinistra. Il PSI è in molti casi l'ago della bilancia ma fa subito sapere che non entrerà in giunta in Emilia e in Toscana.
*15 giugno: al ministero degli esteri si svolge il secondo colloquio Italia-Vaticano sul tema del divorzio. Partecipano Aldo Moro e [[Oronzo Reale]] per l'Italia, il cardinale Villot e monsignor [[Agostino Casaroli]] per il Vaticano. Non sono rilasciate dichiarazioni ufficiali ma ambienti della Farnesina affermano che la posizione vaticana si è irrigidita sui contenuti delle note diplomatiche inviate dalla segreteria di stato al governo italiano.<ref>Il Messaggero, 16 giugno 1970</ref>
*16 giugno: consiglio nazionale della DC: [[Arnaldo Forlani]] parla di conferma elettorale per il centro-sinistra, che anche in Umbria e Toscana impedisce giunte locali egemonizzate dal PCI e di una situazione economica delicata, minacciata da spinte inflazionistiche il cui rigetto spetta anche ai sindacati.Il segretario propone di rimediare al frazionamento interno del partito con l'introduzione del sistema maggioritario per le elezioni interne.<ref>Il Messaggero, 17 giugno 1970</ref>
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*22 giugno: Consiglio dei ministri: approvati gli sgravi fiscali ai lavoratori. L'esenzione fiscale è portata ai redditi fino a 600.000 lire annue per i lavoratori dipendenti e 300.000 lire annue per quelli autonomi. Per la copertura della maggior spesa viene introdotta un'addizionale del 5% sui redditi superiori a 2.000.000 annui. Il provvedimento sarà proposto quale emendamento ad altri correttivi finanziari di prossima discussione parlamentare.<ref>Il Messaggero, 23 giugno 1970</ref>
*24 giugno: alla Camera il governo pone la fiducia sulla proposta di legge concernente le modifiche alla disciplina delle imposte di ricchezza mobile e complementare. La fiducia è concessa con 285 voti a favore e 210 contrari.
*29 giugno-2 luglio: una manifestazione a [[Pescara]] per rivendicare alla città l'assegnazione di capoluogo di regione sfugge al controllo degli organizzatori e sfocia in una guerriglia urbana che si protrae anche nella notte. Danneggiamenti e attacchi alle forze dell'ordine con bottiglie molotov, lancio di pietre e biglie d'acciaio mediante fionde, incendiate alcune automobili e bloccata la ferrovia Roma-Pescara dalla minaccia di una bomba.<br />Il ministro delle finanze [[Luigi Preti]] giudica irresponsabile lo sciopero generale proclamato per il 7 luglio, definito un vero e proprio attentato alla necessità produttiva del paese. Tra le proteste gli sgravi fiscali appena decisi dal governo, giudicati lontani dalle effettive rivendicazioni dei lavoratori. Il presidente del Consiglio, [[Mariano Rumor]], con una lettera inviata alle tre Confederazioni, condiziona lo svolgimento dell'annunciata riunione governo-sindacati sulle riforme alla sospensione dello sciopero generale programmato per il 7 luglio. La richiesta non è accolta da CGIL, CIL e UIL e il governo annulla la riunione<ref>Il Messaggero, 30 giugno 1970</ref>
 
=== Luglio ===