Palazzo Quetta - Alberti Colico: differenze tra le versioni

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In epoca medievale, la struttura che attualmente compone il palazzo era in suddiviso in due proprietà differenti; questa suddivisione permaneva anche all'inizio del [[XVI secolo]]: la parte sinistra era del signore Odorico da Povo, mentre la parte destra era di proprietà di Andrea Regio, collaboratore del [[Principato vescovile di Trento|Principe vescovo di Trento]] [[Bernardo Clesio]]<ref>{{cita|Palazzi storici di Trento|p. 179}}</ref>. Le due facciate presentavano stili decorativi diversi, mentre l'intento del Principe vescovo era quello di avere su Via Larga (vecchio nome dell'attuale Via Rodolfo Belenzani) un prospetto in linea con il gusto rinascimentale.
 
L'insistenza dell'ecclesiastico portò i due proprietari a vendere, e intorno al [[1536]] entrambe le porzioni furono acquistate da [[Antonio de Ziliis di Quetta|Antonio Quetta de Liliis]] (o Gilli), che pur non essendo [[Aristocrazia|aristocratico]] entrò nelle grazie del Principe vescovo, divenendone suo [[Agente diplomatico|diplomatico]] e [[giureconsulto]]<ref>{{cita|Palazzi storici di Trento|p. 184}}</ref>. Il nuovo proprietario trasformo i due edifici in un'unica residenza, cercando anche di omologare gli stili e intervenendo sul portale e sulle finestre della facciata.
 
Durante il [[Concilio di Trento]] il palazzo ospitò il cardinale [[Girolamo Seripando]], che vi morì il 17 marzo 1563<ref>{{cita|Palazzi storici di Trento|p. 186}}</ref>. Successivamente il palazzo venne ceduto all'[[Compagnia di Gesù|Ordine dei Gesuiti]], che a loro volta lo cedettero nel [[1657]] al futuro principe vescovo [[Francesco Alberti Poja]]; costui ne fece dono alla nipote, Marina Alberti Poja, moglie di Gianfrancesco Alberti, conte di [[Colico]]<ref>{{cita|Il Concilio a Trento|p. 121}}</ref>. Il palazzo rimase di proprietà di questa famiglia, ribatezzata Alberti-Colico, fino al [[XIX secolo]], passando poi ai baroni Salvadori. In tempi recenti è stato sede di una tipografia e della sede regionale della [[SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico|SIP]].