Monte Piana: differenze tra le versioni

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Nel 1866, dopo la conclusione della [[terza guerra d'indipendenza]], l'Austria fu costretta dai trattati a cedere il Veneto, ma non volle però cedere nella delimitazione dei confini, conservando così il pieno dominio sulle creste e sui punti più alti lungo tutta la frontiera, garantendosi un vantaggio sotto il punto di vista militare<ref name="M.Spada|p. 11">{{cita|M. Spada|p. 11}}.</ref>: la commissione paritaria italo-austriaca decise che sul monte Piana la frontiera sarebbe coincisa con il vecchio tracciato del 1753, che divideva la Repubblica di Venezia dall'Impero austriaco, lasciando all'Austria la val Rienza. Questo fu, lungo tutta la frontiera, l'unico punto in cui l'Italia aveva un vantaggio dal punto di vista militare; il pianoro sommitale era per i 2/3 in possesso italiano, le pendici meno scoscese erano tutte a favore del territorio italiano e il monte stesso rappresentava un vero e proprio cuneo sulla [[val di Landro]] (''Höhlensteintal'', ''Dürrental'') e quindi una posizione vantaggiosa per un'eventuale avanzata militare verso la [[sella di Dobbiaco]] (''Toblacher Sattel'') e quindi la [[val Pusteria]] (''Pustertal'')<ref name="M.Spada|p. 11" />.
 
Nel periodo dal 1792 al 1815, durante le [[guerre napoleoniche]], tutta la val Pusteria fu teatro di scontri e Dobbiaco passò per un breve periodo (1809–1814) sotto il dominio italiano. Dalla seconda metà dell'Ottocento, con l'unità d'Italia e una tranquillità diplomatica generalizzata in tutta Europa dopo la fine della [[guerra franco-prussiana]], Dobbiaco divenne una meta turistica grazie all'apertura della linea ferroviaria Vienna-val Pusteria (''"Südbahnlinie"''). Nel 1871, con la costruzione di un albergo della medesima ''"Südbahngesellschaft"'' (oggi centro culturale e congressi Grand Hotel), la fama di Dobbiaco come luogo di cura e soggiorno aumentò considerevolmente<ref name=hochpustertal>{{cita web|url=http://www.hochpustertal.info/it/suedtirol/toblach/kultur/geschichte.html |titolo=hochpustertal.info |editore=Consorzio Turistico Alta Pusteria |accesso=8 gennaio 2011}}</ref>.
 
Gli austro-ungarici non abbassarono mai l'attenzione sul monte Piana, nonostante fosse ormai soprattutto una meta turistica, e fin dai primi anni sbarrarono completamente l'accesso alla valle di Landro subito dopo l'abitato di [[Carbonin]] (''Schluderbach''), con il [[forte di Landro]] supportato da artiglierie in caverna posizionate sul [[monte Rudo]] (''Rautkofel'') e sul [[monte Specie]] (''Strudelkopf'')<ref name="M.Spada|p. 11" />. Inoltre, questo apparente vantaggio italiano, era contrastato anche negli eventuali movimenti di truppe sulla sommità del Piana, in quanto tutto il tavolato era controllato dalle posizioni d'osservazione sul [[monte Cristallo]] (''Kristallkopf'') e di cima Bulla (''Bullkopf'') e tenute sotto il costante controllo delle artiglierie piazzate nei forti di [[Forte di Landro|Landro]] a nord e [[Forte Prato Piazza|Prato Piazza]] (''Plätzwiese'') ad ovest e dalle bocche da fuoco situate sulla Torre dei Scarperi (''Schwabenalpenkopf'') e sulla [[Torre di Toblin]] (''ToblingerknotenToblinger Knoten'')<ref name="M.Spada|p. 11" />; l'accesso a [[Dobbiaco]] era praticamente sigillato. Oggi gli avvenimenti per cui il monte Piana è meta di migliaia di turisti risalgono a poco meno di cento anni fa, durante la [[prima guerra mondiale]]<ref name="Vianelli-Cenacchi|p. 102"/>.
 
=== La Grande Guerra ===