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Un tempo la profonda religiosità popolare delle genti di questa valle si esprimeva spesso con l'erezione di opere sacre e l'apposizione di "segni" che avevano lo scopo di garantire un quotidiano "filo diretto" con il Creatore. C'era sempre qualche buon motivo per ringraziarlo per invocarne la benevolenza. Cosi, lungo le stradine di campagna e le mulattiere di montagna è facile imbattersi in vecchi manufatti ormai spesso offuscati, dalla patina del tempo: croci, tabernacoli, capitelli, lapidi in ricordo di eventi tragici, piccoli dipinti votivi realizzati per grazie ricevute. Presso di essi il viandante sostava qualche attimo in rispettosa preghiera: anche il passante più frettoloso, vi gettava almeno uno sguardo, elevando un pensiero al Cielo.
 
I [[capitello|capitelli]] o [[santella|santelle]] del Capetèl, sito poco fuori l'abitato lungo l'antica mulattiera che si collega al villaggio di [[Turano]], e quella di via Rest furono edificati nei secoli scorsi, il primo presumibilmente tra il [[1400]] e il [[1600]], per volontà di pii benefattori e ora appartiene alla famiglia Pace, il secondo è di data incerta, si ipotizza posteriormente al 1500 con l'erezione della curazia ed è di proprietà comunale. I manufatti si presentano con volta a arco e le strutture verticali sono in muratura portante. Le coperture sono a due falde simmetriche con il manto in coppi. La santella del Capetèl è dedicata a [[Assunzione di Maria|Santa Maria Assunta al cielo]], l'interno fu ridipinto nel 1977 del secolo scorso dopo un restauro conservativo della struttura ad opera di un benefattore di Magasa. Da decenni si trovava in condizioni veramente precarie, in pieno stato di abbandono con la copertura pericolante e gli affreschi originali compromessi dagli eventi atmosferici. All'interno della nicchia in posizione centrale vi è il dipinto di [[Assunzione di Maria|Santa Maria Assunta al cielo]] con alla sua destra l'immagine non certa di [[San Giacomo Maggiore]], protettore dei pellegrini e dei viandanti, o quella di [[San Cristoforo]] in quanto mancano gli [[attributi dei santi]], se non un bastone, per stabilire l'identità e alla sua sinistra [[San Rocco]], ambedue i santi sono protettori dal morbo della [[peste nera]]. La voltina è affrescato con una colomba che simboleggia lo [[Spirito Santo]] mentre una cancellata chiude l'ingresso adornato ai lati con gli affreschi di due angioletti e il frontale con la scritta: "[[Ave Maria]]". La peste colpì duramente la popolazione fino al [[1630]] quando praticamente scomparve definitivamente dal bresciano ma rimase attiva in Europa, in Russia, fino al [[1770]]. Nella zona della Riviera del Garda e del Trentino, l’epidemia pestilenziale, fu documentata già a partire dal 1300 e poi a seguire nel 1428, 1433,1496, 1530, 1567 e nel 1576. La stessa popolazione del villaggio di [[Droane]], secondo la tradizione, fu annientata nel XVI secolo. La santella di via Rest è dedicata al culto di [[santa Maria Vergine]] e i dipinti presenti nella nicchia oltre a quello in posizione centrale dedicatole, si notano alla sua sinistra il ritratto di [[sant'Antonio abate]], patrono di Magasa, e alla sua destra presumibilmente l'immagine di [[San Vigilio]], protettore della [[diocesi di Trento]] vestito di [[paramento liturgico|paramenti liturgici]], una [[pianeta (paramento liturgico)|pianeta]], ma mancano gli [[attributi dei santi]] per essere certi nell'identificazione. La voltina è affrescata con motivi decorativi, sulla volta delladel fornice compare la scritta: "[[Ave Maria]]" ed è chiusa da un cancello.
Queste santelle, si presume, furono anche posizionate nella campagna o ai margini della mulattiera che conduce a [[Cima Rest]], dove vi era il luogo di passaggio di particolari cerimonie religiose chiamate [[rogazioni]], che documentate già negli statuti comunali di Magasa del [[1589]], si celebravano in determinati giorni dell'anno e consistevano in antico in una processione di tutta la popolazione a [[Cadria]]. Nel secolo scorso il percorso delle rogazioni fu ridotto alla processione dalla chiesa parrocchiale di Magasa seguendo l'itinerario a anello passando per il sentiero delle Fontane pubbliche, quello detto del Mulino e salendo nella campagna transitavano davanti alla santella del Capetèl per poi rientrare nella stessa chiesa. Con questo rito la popolazione chiedeva la protezione divina contro i danni dovuti al maltempo: grandine, pioggia, la siccità ma anche contro le calamità naturali, la violenza della guerra o appunto il flagello di malattie contagiose come la [[peste nera]]. Le santelle, inoltre, rappresentavano nell'immaginario popolare un baluardo contro la presenza di malefici, demoni, streghe e stregoni.