Utente:WalrusMichele/Anime: differenze tra le versioni

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Gli anime sono fortemente radicati nella [[cultura giapponese]]: vari e numerosi sono infatti i richiami a elementi del costume e della società nipponici, elementi che spesso offrono contributi determinanti di contenuto e di estetica e che possono risultare difficili da comprendere per gli spettatori stranieri.<ref>{{Cita|Fontana e Tarò|p. 147}}.</ref> Questo fenomeno è più marcato nelle produzioni più vecchie, che erano state realizzate considerando il solo mercato domestico, mentre, con l'internazionalizzazione del medium, nelle opere più recenti si assiste sempre più frequentemente a una contaminazione delle fonti.<ref>{{Cita|Drazen 2003|pp. vii-ix}}.</ref> I riferimenti culturali giapponesi risultano ovviamente più evidenti nelle opere storiche, mitologiche o ''[[slice of life]]'', ma sono riscontrabili come sottotesto anche in tanti altri generi, anche quelli che meno hanno a che fare con la realtà, come il fantasy e la fantascienza.<ref name="DFM24"/><ref>{{Cita|Levi 1996|pp. 20-23}}.</ref>
 
Le religioni e i sistemi di pensiero tradizionali giapponesi hanno grande influenza sul medium. Lo [[shintoismo]] si esplicita nella citazione di innumerevoli miti, leggende e figure folcloristiche, spesso reinterpretati anche in chiave moderna e con una morale esplicita;<ref>{{Cita|Drazen 2003|pp. 40-47}}.</ref> in una visione [[animismo|animistica]] della natura, popolata da spiriti e demoni, e nell'inclusione nella vita quotidiana di elementi fantastici e appartenenti a realtà situate oltre la normale soglia della percezione umana.<ref>{{Cita|Levi 1996|p. 34}}.</ref><ref>{{Cita|Ghilardi 2003|pp. 38-40}}.</ref> Il rispetto tipicamente asiatico della società e delle gerarchie trae origine dagli insegnamenti del [[confucianesimo]], mentre dal [[buddhismo giapponese]] e dallo [[Buddhismo Zen|zen]] derivano compassione e un approccio pragmatico e diretto alla realtà, che si manifesta in storie d'azione, significando gli anime pur sempre intrattenimento e spettacolarità.<ref>{{Cita|Drazen 2003|pp. 146-147}}.</ref><ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 42}}.</ref>
 
 
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ruolo della donna - eroi, antagonisti - nessun problema con un certo livello di nudità ([https://books.google.at/books?id=-s30AgAAQBAJ&printsec=frontcover&dq=editions:ht_4GPmJT68C&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Drazen], p. 59)
 
, e che possono individuarsi, in via di estrema approssimazione, nelle tradizioni shintoista e buddhista, tradizione (samurai-vecchio e nuovo), in particolari relazioni o regole sociali, ma anche nel controverso dibattito sociale sul rapporto tra uomo, natura e [[tecnologia]].<ref>{{Cita|Fontana e Tarò|p. 96}}.</ref>
 
 
Ein klassischer Konflikt aus dieser Tradition ist ''giri-ninjō'', der Konflikt zwischen der gesellschaftlichen Verpflichtung und den eigenen Bedürfnissen.<ref name="Levi4">{{Literatur |Autor=Antonia Levi |Titel=Antonia Levi: Samurai from Outer Space – Understanding Japanese Animation |Verlag=Carus Publishing |Datum=1996 |ISBN=0-8126-9332-9 |Seiten=68, 71, 73, 84}}</ref>
 
ThemenDazu deskommen [[Buddhismus in Japan|Buddhismus]] und [[Shintō|Shinto]] und der [[Geschichte Japans|japanischen Geschichte]] und [[Japanische Mythologie|Mythologie]].<ref name=":5" /><ref name="Levi3" /> Traditionelle Geschichten, wozu neben Mythologie auchtypisch japanische KlassikerSujets wie ''[[Hakkenden]]''estetica und ''[[Genji Monogatari]]'' zählen, werden dabei oft aufgegriffen, modernisiert und in einer zeitgenössischen Deutung oder Moral präsentiert.<ref>Drazen, 2003, S.&nbsp;40–47.</ref> Dazu kommen [[Japanische Ästhetik|typisch japanische Sujetsgiapponese]] wie ''mono no aware'', die sich nicht nur in Ästhetik, sondern auch in den Geschichten selbst ausdrücken können.<ref name=":5" /><ref name="Levi3" />
 
Daneben gibt es typisch japanische und in Animes weit verbreitete Themen wie Vorteile und Konflikte in einer dicht gewobenen Gesellschaft sowie als Gegenstück dazu das verlockende, freie aber auch gefährliche Leben von Außenseitern und Einzelgängern.<ref name=":17">Drazen, 2003, S. 29–36.</ref> Dazu kommen politische Themen wie Wertschätzung der Natur, [[Umweltschutz]], Krieg und Frieden. Neben den international bekannteren, pazifistischen Werken in fantastischen, realistischen oder dystopischen Setting gibt es auch Geschichten, die an Kriegspropaganda des Zweiten Weltkriegs anknüpfen oder den japanischen Imperialismus herunterspielen und eine japanische Opferrolle im Krieg betonen.<ref>Drazen, 2003, S. 183–207.</ref>
 
, e che possono individuarsi, in via di estrema approssimazione, nelle tradizioni shintoista e buddhista, tradizione (samurai-vecchio e nuovo), in particolari relazioni o regole sociali, ma anche nel controverso dibattito sociale sul rapporto tra uomo, natura e [[tecnologia]].<ref>{{Cita|Fontana e Tarò|p. 96}}.</ref>
Lo [[shintoismo]] è la religione autoctona del Giappone, caratterizzata da una visione [[animismo|animistica]] della natura. Lo {{nihongo|''shin-tō''|神道}} è la via degli dei, la condotta che si armonizza con gli spiriti della natura e degli antenati, i {{nihongo|''[[kami]]''|神}}, generalmente positivi, cui si contrappongono gli {{nihongo|''[[oni (folclore)|oni]]''|鬼}}, demoni violenti. Innumerevoli sono quindi i miti e le leggende tratti dalla tradizione shintoista, a cominciare da quelli raccolti nel ''[[Kojiki]]'' e nel ''[[Nihongi]]'' (testi risalenti all'[[VIII secolo]] d.C.), che forniscono agli anime ben più di uno spunto per le storie che narrano.<ref>{{Cita|Levi 1996|p. 34}}.</ref><ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 38}}.</ref> In particolare, un tratto caratteristico dello shintoismo è proprio quello di combinare elementi fantastici e appartenenti a realtà situate oltre la normale soglia della percezione umana con l'ordinaria vita quotidiana, caratteristica che è facile riscontrare anche in moltissime opere animate giapponesi.<ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 40}}.</ref> Ma a giocare spesso un ruolo nella trama è anche il [[Buddhismo giapponese|buddhismo]], in particolare lo {{nihongo|[[Buddhismo Zen|zen]]|禅}}. A prescindere dalla frequente presenza nelle storie di un [[monaco buddhista|monaco]], sia in chiave caricaturale che seria, la tradizione zen, per il suo approccio pragmatico e diretto alla realtà, poco incline alla costruzione di sistemi concettuali che pretendano di spiegarla, ben si presta per storie in cui i personaggi svolgono ruoli d'azione, significando gli anime pur sempre intrattenimento e spettacolarità.<ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 42}}.</ref>
 
 
Altro fattore che porta negli anime tradizioni, aneddoti e situazioni è senz'altro l'etica marziale riconducibile fondamentalmente a quel complesso codice di comportamento costituito dal ''bushi-dō'', la via del nobile guerriero.<ref>Gianluca Di Fratta, ''La via dei samurai'', in {{Cita|Ponticiello e Scrivo 2005|pp. 217 e segg.}}.</ref><ref>{{Cita|Mognato 1999|p. 85}}.</ref> Le storie degli anime tendono in particolare a unire gli aspetti del {{nihongo|''[[bujutsu]]''|武術||la tecnica e l'abilità marziale}} e del {{nihongo|''[[budō]]''|武道||la via marziale che conduce alla pace}} per fornire il giusto grado di spettacolarizzazione dei combattimenti, ma anche per rappresentare il percorso morale e formativo del protagonista.<ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 45}}.</ref> Tuttavia, considerato che il ''bushidō'' è connotato dalla presenza di qualità morali guida, quali la giustizia, il senso del dovere, la lealtà, la compassione, l'onore, l'onestà e il coraggio, è bene tener presente che esso fa da sfondo culturale non solo agli anime che in qualche modo siano incentrati sul combattimento, sul conflitto oppure direttamente ambientati nel Giappone feudale, ma anche a molte storie di vita ordinaria, vissute tra i banchi di scuola come tra le mura domestiche.<ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 46}}.</ref><ref>Gianluca Di Fratta, ''La via dei samurai'', in {{Cita|Ponticiello e Scrivo 2005|p. 218}}.</ref> È infatti lo {{nihongo|''shugyō''|修行}}, il severo tirocinio praticato dal ''[[Samurai|bushi]]'' (o ''budōka'') per arrivare al dominio di sé e all'autodisciplina, a caratterizzare il percorso e l'evoluzione dei protagonisti degli anime, spesso impegnati in imprese che mettono a dura prova le loro risorse interiori e che richiedono loro di superare le proprie paure e debolezze.<ref>{{Cita|Ghilardi 2003|pp. 47 e 108}}.</ref> Talvolta, poi, il fine ultimo di tale percorso, passando per il controllo del {{nihongo|''[[Ki (filosofia)|ki]]''|氣 oppure 气}}, l'energia interiore, è addirittura l'acquisizione di una consapevolezza della vacuità della realtà che porti a rinunciare alle pretese dell'ego e ad apprezzare la caducità dell'esistenza materiale, così che nemmeno la morte sia più motivo di timore.<ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 50}}.</ref><ref>Gianluca Di Fratta, ''La via dei samurai'', in {{Cita|Ponticiello e Scrivo 2005|p. 222}}.</ref> Tuttavia, prodromica a questa rinuncia è anche la ricerca e la definizione da parte dell'eroe della propria identità, in contrapposizione alla pretesa omologante della società.<ref>{{Cita|Ghilardi 2003|p. 79}}.</ref>