Mario Belardinelli: differenze tra le versioni

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Resta nella memoria degli sportivi con il nome di "Signor Mario" (con il quale era chiamato anche dagli allievi) quale sensibilissimo talent scout e precursore dei metodi di allenamento che, oltre agli aspetti tecnici, curarono ai massimi livelli i profili atletici anche nella preparazione tennistica<ref name=":0" />.
 
===Il dissidio con Pietrangeli, capitano non giocatore di Coppa Davis (1976-1977)===
Nel marzo del 1976 Pietrangeli succede a [[Fausto Gardini]] come capitano non giocatore della [[squadra italiana di Coppa Davis]], ferma restando la conferma della direzione del settore tecnico in capo a Belardinelli<ref name=corsera77>d.p., ''Un capitano burrascoso'', Corriere della Sera, 28 dicembre 1977, p. 14</ref>. Pietrangeli riesce nell'impresa di amalgamare i dissidi e le caratteristiche della coppia dei due doppisti (la "stella" Panatta e [[Paolo Bertolucci]]) con gli altri due singolaristi [[Corrado Barazzutti|Barazzutti]] e [[Tonino Zugarelli|Zugarelli]] ma il suo "protagonismo" va stretto a Belardinelli che si sente messo da parte.
 
In agosto Pietrangeli compie la scelta di schierare Zugarelli nella finale europea contro la [[Gran Bretagna]], ritenendolo più idoneo a giocare sull'erba di Wimbledon, rispetto al "titolare" Barazzutti. La scelta si rivela feliceː il romano vice entrambi i singolari e l'Italia supera il difficile turno. Belardinelli, tuttavia, si adombra. Sostiene che l'intuizione sia stata la sua e che il capitano non giocatore se la sia impropriamente attribuita. Nascono i dissidi tra i due<ref name=corsera77></ref>. In settembre l'Italia giunge per la terza volta nella sua storia nella finalissima di Coppa Davis. L'avversario è il [[Cile]], governato dal dittatore [[Augusto Pinochet]] e l'incontro dovrà essere disputato a [[Santiago del Cile|Santiago]]. Sorge una vasta platea, nell'opinione pubblica soprattutto di [[Sinistra (politica)|sinistra]], contraria alla partecipazione italiana alla finale, vista come un riconoscimento virtuale al regime dittatoriale cileno. Pietrangeli partecipa a un dibattito televisivo con l'esponente comunista [[Gian Carlo Pajetta]], dove sostiene l'imprescindibilità della trasferta e della partecipazione alla competizione. Alla fine la spunta lui e non consente di dividere con nessuno il merito di aver portato la squadra a giocare a Santiago<ref>Lea Pericoli, ''C'era una volta il tennis'', Rizzoli, Milano, pp. 137-145</ref>.
 
Il 19 dicembre 1976, l'Italia riesce finalmente a conquistare la [[Coppa Davis 1976|Coppa Davis]] battendo il Cile 4-1. A Santiago, però, scoppia un nuovo diverbio con Belardinelli che si sente anche male<ref name=corsera77></ref>. Questi, in aprile, dà le dimissioni per motivi di salute. a squadra capitanata da Pietrangeli disputa comunque nuovamente la finale fuori casa contro l'[[Australia]], ma perde la seconda Coppa consecutiva per 3-1. All'indomani della sconfitta, il capitano non giocatore è messo sotto processo. Gli si contesta addirittura la sponsorizzazione per la squadra da lui ottenuta dalla [[Martini & Rossi]] per incompatibilità con la sua contemporanea carica di consulente dell'azienda. Alla fine il Consiglio Federale lo conferma subordinatamente al parere dei giocatori. La squadra richiede il ritorno di Belardinelli e la sponsorizzazione anche per Zugarelli, escluso da Pietrangeli che lo ritiene ormai inaffidabile<ref name=corsera77></ref>. Pietrangeli accetta Belardinelli ma non cede su Zugarelli. Tale rifiuto determina il suo esonero anticipato, per motivazioni oggettivamente extra-sportive.
 
== Note ==