Sella curule: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m robot Aggiungo: fr:Chaise curule
Nessun oggetto della modifica
Riga 4:
I magistrati solevano portare con sé la ''sella curulis'' assieme agli altri simboli del loro potere ([[fascio|fasci]], verghe e scuri) e ovunque disponessero questi simboli, lì era stabilita la sede del loro tribunale.
 
Durante il periodo della [[repubblica romana|Repubblica]], il diritto di sedere sulla sella curule era riservato a: [[console (storia romana)|consoli]], [[pretore (storia romana)|pretori]], [[edile (storia romana)|edili curuli]], [[pontefice massimo (storia romana)|sacerdoti massimi]], [[dittatore romano|dittatori]] ed al ''[[magister equitum]]''. In epoca [[impero romano|imperiale]] l'uso della sedia curule fu ampliato anche all'[[imperatore romano|imperatore]], al ''[[praefectus urbis|prefetto dell'urbeurbi]]'' ed ai [[proconsole|proconsoli]].
 
Il simbolo di potere rappresentato dalla sedia curule affonda le sue radici nell'antica [[Etruria]]; infatti già gli [[Etruschi]] consideravano lo scranno pieghevole a forma di sella una prerogativa di chi poteva esercitare il potere (giudiziario ed esecutivo) sul popolo.
Riga 10:
Vedi anche ([[Tito Livio|Liv.]] ''[[Ab Urbe condita libri|Hist.]]'' I, 8):
{|cellspacing=20px|
|''Rebus divinis rite perpetratis vocataque ad concilium multitudine quae coalescere in populi unius corpus nulla re praeterquam legibus poterat, iura dedit; quae ita sancta generi hominum agresti fore ratus, si se ipse venerabilem insignibus imperii fecisset, cum cetero habitu se augustiorem, tum maxime lictoribus duodecim sumptis fecit. Alii ab numero avium quae augurio regnum portenderant eum secutum numerum putant. Me haud paenitet eorum sententiae esse quibus et apparitores hoc genus ab Etruscis finitimis, unde '''sella curulis''', unde toga praetexta sumpta est, et numerum quoque ipsum ductum placet, et ita habuisse Etruscos quod ex duodecim populis communiter creato rege singulos singuli populi lictores dederint.''
|
|Compiute secondo il rito le cerimonie sacre e riunito in assemblea la massa che non avrebbe mai potuto unificarsi in un unico organismo popolare se non con leggi, Romolo dettò norme giuridiche. Dunque, stimando che esse sarebbero apparse inviolabili a un materiale umano ancora rozzo solo se egli stesso si fosse reso venerabile per mezzo di segni esteriori dell'autorità, si fece più maestoso con fasto dell'abbigliamento e particolarmente con la guardia dei dodici littori. Alcuni ritengono che egli abbia considerato il numero degli uccelli che gli avevano presagito il potere. A me non dispiace l'opinione di coloro che pensavano che anche questo tipo di guardie derivasse dai vicini Etruschi da cui fu ricavata anche la sella curule e la toga pretesta, e pensano che anche il numero dei littori venisse di là e che tale fosse presso gli etruschi per il fatto che, dopo che i dodici popoli avevano eletto in comune il re ciascuno di essi gli assegna un littore.
|}
 
 
 
{{governo di Roma antica}}