Tute Bianche: differenze tra le versioni

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Con la [[Rivolta di Seattle del 1999|rivolta di Seattle]] (30 novembre del 1999) e l'emergere del movimento [[Movimento no-global|no global]] si assiste a una nuova mutazione: le pratiche di piazza vedono un'ulteriore evoluzione, caratterizzata dalle cosiddette "azioni dirette con protezioni", l'uso di formazioni a "testuggine", tramite le quali i manifestanti cercano di sfondare i cordoni della polizia agendo in una "zona grigia" di legalità/illegalità (l'assenza di oggetti atti ad offendere contemporaneamente ad un annunciato tentativo di forzatura e violazione di un divieto), violenza/non violenza. La pratica della disobbedienza civile, cosi declinata in maniera originale, e la violazione della zona rossa hanno come obiettivo i grandi summit dei poteri transnazionali: dall'Ocse alla Banca mondiale, dal Fondo monetario internazionale al G8. Poteri che vengono ritenuti illegittimi, autoritari e anti-democratici. Le grandi istituzioni finanziarie, secondo gli attivisti, impongono agli stati-nazione politiche economiche che comprimono il welfare e i diritti, e alle imprese "cure dimagranti" (downsizing) e compressione dei salari.
 
Fra le occasioni più note in cui le Tute bianche hanno fatto uso delle loro pratiche di piazza, si possono ricordare il corteo contro l'apertura del CPT a Milano (2000), le mobilitazioni contro gli OGM a Genova (2000), il corteo contro l'OCSE a Bologna (2000) e le [[Proteste no-global di Praga|proteste contro il FMI a Praga del 2000]].
 
Il 26 maggio 2001, in occasione di una conferenza stampa, [[Luca Casarini]], portavoce delle Tute Bianche, lesse una simbolica "dichiarazione di guerra" ai potenti del mondo che si sarebbero riuniti a [[Genova]] per il [[G8]]<ref>{{Cita web|url=https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/05/27/dichiariamo-guerra-al-g8.html|titolo=Dichiariamo guerra al G8 - la Repubblica.it|sito=Archivio - la Repubblica.it|lingua=it|accesso=2021-03-11}}</ref>.