Comunicazione simbolica: differenze tra le versioni

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Attraverso richieste pubbliche, scherzi pubblici o atti pubblici di sottomissione, si potevano comunicare simbolicamente modelli di comportamento dimostrativi e rituali e quindi esprimere superiorità, richieste di perdono o rivendicazioni di potere. Il supplicante manifestava la sua richiesta con una postura umile o anche solo con un {{Chiarire|passo senza parole|traduzione non chiara}}. Anche i re usavano i mezzi della supplica per imporre le loro richieste<ref>Gerd Althoff: ''Zur Bedeutung symbolischer Kommunikation für das Verständnis des Mittelalters''. In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 31, 1997, S. 370–389, hier S. 375.</ref>: ad esempio [[Enrico II il Santo|Enrico II]] fu in grado di imporre la fondazione della [[Arcidiocesi di Bamberga|diocesi di Bamberga]] attraverso ripetute prostrazioni ([[Prosternazione|''prostratio'']]) davanti ai vescovi riuniti. Ai pasti e alle feste c'era l'obbligo rituale di scherzare. Questa era l'espressione di un atteggiamento positivo. Il re [[Corrado I di Franconia|Corrado I]] scherzò con i monaci di [[Abbazia di San Gallo|San Gallo]] quando divenne loro confratello. Al contrario, contro [[Enrico IV di Franconia|Enrico IV]] fu mossa l'accusa di non aver toccato alcun cibo al banchetto di riconciliazione con [[Papa Gregorio VII|Gregorio VII]] a Canossa, di essere rimasto in silenzio e di aver invece graffiato il piano del tavolo con l'unghia<ref>Gerd Althoff: ''Zur Bedeutung symbolischer Kommunikation für das Verständnis des Mittelalters''. In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 31, 1997, S. 370–389, hier S. 380.</ref>. Inoltre, una rappresentazione pittorica o architettonica poteva anche servire alla comunicazione simbolica, per esempio gli edifici commemorativi.
 
La ricerca storiografica precedente ignorò in gran parte le azioni dimostrative-rituali e simboliche. A partire dagli anni '80, la comunicazione simbolica, accanto alle fonti memoriali e a una nuova lettura della tradizione scritta, è diventata la componente centrale di una rivalutazione del X secolo<ref>Gerd Althoff: ''Memoria, Schriftlichkeit, symbolische Kommunikation. Zur Neubewertung des 10. Jahrhunderts.'' In: Christoph Dartmann/Thomas Scharff/Christoph F. Weber (Hrsg.): ''Zwischen Pragmatik und Performanz – Dimensionen mittelalterlicher Schriftkultur.'' Turnhout 2011, S. 85–101.</ref>. La ritualizzazione come istituzione e mantenimento dell'ordine nell'impero [[Dinastia ottoniana|ottoniano]] del X secolo è stata studiata in molteplici occasioni<ref>Karl Leyser: ''Ritual, Zeremonie und Gestik: Das ottonische Reich''. In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 27, 1993, S. 1–26; Hagen Keller: ''Ritual, Symbolik und Visualisierung in der Kultur des ottonischen Reiches''. In: ''Frühmittelalterliche Studien'' 35, 2001, S. 23–59; Gerd Althoff: ''Spielregeln der Politik im Mittelalter. Kommunikation in Frieden und Fehde.'' Darmstadt 1997; Gerd Althoff: ''Die Macht der Rituale. Symbolik und Herrschaft im Mittelalter.'' Darmstadt 2003, S. 68ff.</ref>. Nella ricerca storica degli ultimi anni, questa metodologia di ricerca è stata sempre più estesa a tutto il [[Medioevo]] e la prima [[Storia moderna|età moderna]]<ref>In Germania, il [https://www.uni-muenster.de/SFB496/ Münsteraner Sonderforschungsbereich 496] che è stato finanziato fino alla fine del 2011, è particolarmente degno di menzione.</ref>. Il Medioevo è stato anche chiamato "l'età dei segni"<ref>Cfr. [[Klaus Schreiner (storico)|Klaus Schreiner]]: ''Rituale, Zeichen, Bilder: Formen und Funktionen symbolischer Kommunikation im Mittelalter.'' Köln u. a. 2011, S. 7. DasLa Zitatcitazione gehtrisale aufa [[Percy Ernst Schramm]] zurück.</ref>.
 
Soprattutto nella società orale dell'[[Alto Medioevo|alto medioevo]], ma anche nel periodo successivo, i rituali giocavano un ruolo importante, operavano all'interno di un ordine politico. Un gesto pubblico simbolico poteva, ad esempio, esprimere l'accettazione delle condizioni esistenti sottolineando il rango superiore di un'altra persona. Poteva essere anche simboleggiata l'uguaglianza di rango. In un altro caso, una persona sconfitta doveva ammettere la sconfitta nel contesto di una ''[[deditio]]'' (sottomissione) eseguita pubblicamente e chiedere clemenza<ref>Esempi selezionati da Gerd Althoff: ''Die Macht der Rituale. Symbolik und Herrschaft im Mittelalter''. Darmstadt 2003.</ref>. Nell'ambito della ricerca simbolica, tali azioni sono esaminate per possibili obiettivi e talvolta reinterpretate, come l'aspetto dell'''[[Honour Imperii]]'' nel [[Sacro Romano Impero]] medievale, soprattutto in età [[Hohenstaufen|Staufer]]<ref>[[Knut Görich]]: ''Die Ehre Friedrich Barbarossas. Kommunikation, Konflikt und politisches Handeln im 12. Jahrhundert.'' Darmstadt 2001.</ref>. [[Hagen Keller]] ha dimostrato che il documento veniva utilizzato nella comunicazione simbolica tra il re e i suoi seguaci e che la sua funzione non si limitava alla conclusione di un negozio giuridico<ref>Hagen Keller: ''Zu den Siegeln der Karolinger und der Ottonen. Urkunden als „Hoheitszeichen“ in der Kommunikation des Königs mit seinen Getreuen''. In: ''Frühmittelalterliche Studien'', Bd. 32 (1998), S. 400–441, insbesondere S. 425f. Wilfried Treseler: ''Lothar III. und die Privilegien des Klosters Montecassino. Symbolische Kommunikation während des Konfliktes zwischen Kaiser und Papst im Jahr 1137''. In: ''Frühmittelalterliche Studien'', Bd. 35 (2001), S. 313–328.</ref>. Nella ricerca tedesca della prima età moderna, [[Barbara Stollberg-Rilinger]] in particolare ha reso fruttuosa la comunicazione simbolica per la prima costituzione moderna del Sacro Romano Impero, enfaticamente sottolineato i rituali politici come parte costitutiva della prima costituzione moderna del Sacro Romano Impero<ref>Fondamentale Barbara Stollberg-Rilinger: ''Des Kaisers alte Kleider. Verfassungsgeschichte und Symbolsprache des Alten Reiches.'' München 2008.</ref>.