Guido Cavalcanti: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = del [[XIII secolo|Duecento]]
|Immagine = Inf.Rime 10di Guglielmo Girardi e aiuti, Farinata eGuido Cavalcanti, 1478 ca..jpgtif
[[File:Rime|Didascalia di= GuidoRitratto Cavalcanti.tif|thumb|Ritrattoimmaginario di Cavalcanti, in ''Rime'', 1813]]
|Didascalia = [[Dante Alighieri]] e [[Virgilio]] incontrano all'[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] [[Cavalcante dei Cavalcanti]] e [[Farinata degli Uberti]]
}} Esponente di spicco della corrente poetica del [[dolce stil novo]], partecipò attivamente, tra le file dei [[guelfi bianchi e neri|guelfi bianchi]], alla vita politica fiorentina della fine del XIII secolo. Fu amico personale di [[Dante Alighieri|Dante]] che lo menzionerà nelle sue opere.
 
== Biografia ==
Guido Cavalcanti, figlio di [[Cavalcante dei Cavalcanti]], nacque a Firenze (tuttavia il luogo di nascita è ipotizzato e non si sa quale sia quello reale) intorno all'anno 1258 in una nobile famiglia [[guelfi|guelfa]] di parte bianca, che aveva le sue case vicino a [[Orsanmichele]] e che era tra le più potenti della città. Nel 1260, Cavalcante, padre del poeta, fu mandato in esilio in seguito alla sconfitta di [[battaglia di Montaperti|Montaperti]]. Sei anni dopo, in seguito alla disfatta dei [[ghibellini]] nella [[Battaglia di Benevento (1266)|battaglia di Benevento del 1266]], i Cavalcanti riacquistarono la preminente posizione sociale e politica a Firenze. Nel 1267 a Guido fu promessa in sposa Beatrice, figlia di [[Farinata degli Uberti]], capo della fazione ghibellina. Da Beatrice, Guido avrà i figli Tancia e Andrea.
[[File:Rime di Guido Cavalcanti.tif|thumb|Ritratto di Cavalcanti, in ''Rime'', 1813]]
|Didascalia[[File:Inf. =10 Guglielmo Girardi e aiuti, Farinata e Cavalcanti, 1478 ca..jpg|thumb|[[Dante Alighieri]] e [[Virgilio]] incontrano all'[[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]] [[Cavalcante dei Cavalcanti]] e [[Farinata degli Uberti]] nel sesto girone degli Eretici ed Epicurej]]
Guido Cavalcanti, figlio di Cavalcante dei Cavalcanti, nacque a Firenze (tuttavia il luogo di nascita è ipotizzato e non si sa quale sia quello reale) intorno all'anno 1258 in una nobile famiglia [[guelfi|guelfa]] di parte bianca, che aveva le sue case vicino a [[Orsanmichele]] e che era tra le più potenti della città. Nel 1260, Cavalcante, padre del poeta, fu mandato in esilio in seguito alla sconfitta di [[battaglia di Montaperti|Montaperti]]. Sei anni dopo, in seguito alla disfatta dei [[ghibellini]] nella [[Battaglia di Benevento (1266)|battaglia di Benevento del 1266]], i Cavalcanti riacquistarono la preminente posizione sociale e politica a Firenze. Nel 1267 a Guido fu promessa in sposa Beatrice, figlia di [[Farinata degli Uberti]], capo della fazione ghibellina. Da Beatrice, Guido avrà i figli Tancia e Andrea.
 
Nel 1280 Guido fu tra i firmatari della pace tra guelfi e ghibellini e quattro anni dopo sedette nel Consiglio generale al Comune di Firenze insieme a [[Brunetto Latini]] e [[Dino Compagni]]. Secondo lo storico Dino Compagni, a questo punto avrebbe intrapreso un [[pellegrinaggio]] a [[Santiago di Compostela]]. Pellegrinaggio alquanto misterioso, se si considera la fama di [[ateo]] e miscredente del poeta. Il poeta minore Niccola Muscia, comunque, ne dà un'importante testimonianza attraverso un [[sonetto]].
 
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Il 19 agosto venne revocata la condanna per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute. Il 29 agosto morì, pochi giorni dopo essere tornato a Firenze, probabilmente a causa della [[malaria]] contratta durante l'esilio.
 
È ricordato - oltre che per i suoi componimenti - per essere stato citato da Dante (del quale fu amico assieme a [[Lapo Gianni]]) nel celebre nono sonetto delle ''[[Le Rime|Rime]]'', ''[[Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io]]'' (al quale Guido rispose con un altro, mirabile, ancorché meno conosciuto, sonetto, che ben esprime l'intenso e difficile rapporto tra i due amici: ''S'io fosse quelli che d'amor fu degno'') . Dante lo ricorda anche nella ''[[Divina Commedia]]'' ([[Inferno (Divina Commedia)|''Inferno'']], canto X e [[Purgatorio (Divina Commedia)|''Purgatorio'']], canto XI) e nel ''[[De vulgari eloquentia]]'', mentre [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]] lo cita nel ''Commento alla Divina Commedia'' e in una [[novella]] del ''[[Decameron]]''.
 
== La personalità ==
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# L'appartenenza a famiglie magnatizie fiorentine si espleta in due modalità nettamente discordanti. Dante entra in politica attivamente (pur pentendosene), mentre Cavalcanti limita la sua azione alla violenza privata usuale per l'epoca.
# La fede dantesca e l'[[ateismo]] cavalcantiano, testimoniato da Dante stesso (Inferno X, 58-63<ref>«...per questo cieco / carcere vai per altezza d'ingegno, / mio figlio ov'è? e perchè non è teco? / "Da me stesso non vegno: / colui ch'attende là, per qui mi mena / forse cui Guido vostro ebbe a disdegno"»</ref>), [[Boccaccio]] (''[[Decameron]]'' VI, 9: «egli alquanto tenea della oppinione degli [[EpicureismiEpicureismo|epicuri]], si diceva tralla gente volgare che queste sue speculazioni erano solo in cercare se trovar si potesse che Iddio non fosse») e [[Filippo Villani]] (''De civitatis Florentie famosis civibus''). La sua [[eterodossia]] è stata tra l'altro rilevata nella grande canzone dottrinale ''Donna me prega'', certamente il testo più arduo e impegnato, anche sul piano concettuale, di tutta la poesia stilnovistica, in cui si rinvengono caratteri di correnti radicali dell'[[aristotelismo]] [[averroismo|averroistico]].
 
Famoso e significativo l'episodio narrato dal Boccaccio di una specie di scherzoso assalto, da parte di una brigata di giovani fiorentini a cavallo, al "meditativo" Guido, che schivava la loro compagnia. Lo stesso episodio verrà ripreso da [[Italo Calvino]] nelle ''[[Lezioni americane]]'', in cui il poeta duecentesco, con l'agile salto da lui compiuto, diventa emblema della leggerezza. L'episodio figura anche nell'omonimo testo di [[Anatole France]] ne "Le Puits de Sainte Claire" dove, peraltro, i fatti risalienti della sua vita vengono riportati sotto una veste quasi mistica.